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Negoziante chiede 10 euro per provare le scarpe. E i casi si moltiplicano

Dal Modenese una notizia scioccante. Una ragazza, entrata in un negozio di articoli sportivi della provincia, ha misurato alcune paia di scarpe decidendo, alla fine, di non acquistarle. Si è sentita, però, chiedere, perentoriamente, dal negoziante la somma di 10 euro che pretendeva poiché la giovane aveva provato le scarpe.

“Scusi, per quale motivo?”, ha chiesto la giovane donna. Il titolare a quel punto le ha spiegato che quella richiesta apparentemente assurda era legata agli “abusi” di chi prova le scarpe per poi acquistarle su qualche sito di e-commerce e spendere meno.

La ragazza, stupefatta, ha segnalato che la tassa non era indicata da alcun cartello nel locale. E si è rifiutata di pagare. Nei giorni successivi, passando davanti al negozio, ha scoperto che è stato esposto all’interno un cartello che informa del costo di 10 euro per la prova delle calzature.

A riportare l’accaduto è Federconsumatori Modena. Secondo il sito di AdnKronos, l’associazione ha commentato: “Sono diversi i casi segnalati, tutti relativi a un negozio di Mirandola. In quello che probabilmente è il primo caso in Emilia Romagna, dopo quelli recenti in Toscana (Sarzana e Prato) e a Trento”. “Un’altra signora di Mirandola – riporta ancora l’associazione – ha segnalato di aver appreso della richiesta solo una volta all’interno del negozio. E di aver abbandonato immediatamente il locale”.

Sulla legittimità di una richiesta di questa natura – spiega Federconsumatori – ci sono pareri contrastanti: per alcuni sarebbe legittimo richiedere una quota per una sorta di ‘consulenza’ sul prodotto indossato. Meglio se come acconto per un futuro acquisto. Per altri si tratta di una richiesta illegittima. Da segnalare alle autorità competenti, che debbono sanzionare l’esercente”.

Le stesse associazioni del commercio – spiega Federconsumatori – si sono espresse criticamente su questa modalità, non appoggiandola. In ogni caso, è necessario che una regola così discutibile, come quella di far pagare la prova di abiti o calzature, sia indicata con grande evidenza. All’ingresso del locale commerciale, non al proprio interno. Questo per consentire al cliente di scegliere se entrare o meno. Inoltre deve essere specificato che la regola sarà applicata a tutti i non acquirenti. E non in modo arbitrario”.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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