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Elezioni, cresce il partito del “no”. E Grillo scende in campo contro Salvini

Ferragosto molto agitato nelle acque della politica italiana. Dopo la chiamata alle urne da parte di Matteo Salvini e, di fatto, l’apertura della crisi di governo, cresce il partito del “no” alle elezioni. A rompere gli argini è stato sabato 10 agosto Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento Cinque Stelle è sceso nuovamente in campo per un appello lanciato alle forze politiche sul suo blog. “Altro che elezioni, salviamo il Paese” la proposta del fondatore pentastellato che, promette, si “eleverà” per salvare l’Italia “dai nuovi barbari”.

D’altra parte, ha spiegato, “non si può lasciare il Paese in mano a della gente del genere solo perché crede che senza di loro non sopravviveremmo. Un complesso di Edipo in avvitamento che è soltanto un’illusione”. Un appello accolto (e rilanciato) con entusiasmo dal capo politico dei Cinque Stelle Luigi, Luigi Di Maio, che su Facebook commenta: “Beppe è con noi ed è sempre stato con noi! Il vero cambiamento è il taglio dei parlamentari. Le vere elezioni si fanno con 345 poltrone in meno. Serve cambiare. E subito!”.

Dalle pagine del Corriere della Sera, ecco arrivare anche l’appello del senatore dem, già acerrimo nemico del Movimento, Matteo Renzi. Dopo aver negato “accordicchi” con il M5S l’ex presidente del Consiglio è deciso: “Andremo in Senato e ci confronteremo”, spiega, perché “qui è in gioco l’Italia, non le correnti dei partiti. Chiederò di parlare e dirò che votare subito è folle”. Un “appello a tutti”, quello di Renzi. “Dalla Lega ai 5 Stelle, da Forza Italia alla sinistra radicale, dalle Autonomie ai sovranisti fino ai gruppi parlamentari del Pd, della cui tenuta non dubito”. Per Renzi è necessario “un governo istituzionale che permetta agli italiani di votare il referendum sulla riduzione dei parlamentari. E che eviti l’aumento dell’Iva, che gestisca le elezioni senza strumentalizzazioni”.

A replicare al padre nobile dei Cinquestelle e al senatore dem, è però lo stesso Matteo Salvini dalle pagine di Repubblica: “Tutti hanno sempre ripetuto che dopo questo governo c’erano solo le elezioni. Quindi spero che il presidente Mattarella senta la sensibilità del Paese. Un governo con Renzi e Di Maio non la ascolterebbe, questa sensibilità”. In democrazia “tutto è legittimo. Tra l’altro un governo tra Pd e Cinquestelle non sarebbe certo una fregatura per la Lega, anzi. Noi però sette ministeri li abbiamo sacrificati perché ci siamo resi conto che al Paese serviva concludere con l’attuale governo”. Per Salvini l’ipotesi di governo di scopo con Renzi e Di Maio testimonierebbe “il potere della poltrona. Solo e unicamente questo. Ditemi una cosa su cui sono d’accordo Renzi e Di Maio. Rispetto i ‘cacciatori’ di poltrone, per carità. E rispetto i disperati che non vogliono tornare a lavorare fuori dal Parlamento”.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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