All’età di 96 anni è morta l’attrice Valentina Cortese, una tra le più grandi dive del cinema italiano degli anni Quaranta e, a detta di molti, forse ormai l’ultima a spegnersi. Resa famosa da La cena delle beffe di Alessandro Blasetti nel 1942, quello fu per la Cortese il lancio di una carriera costellata dai nomi dei più grandi registi dell’epoca: Fellini, Rossellini, Gassman, Truffaut, Antonioni, Petrucci, Zeffirelli, Kramer, Monicelli e molti altri. Un successo inarrestabile, segnato da circa 90 film per il cinema e un’esperienza teatrale che l’ha resa prima una diva e poi una “mamma” del mestiere.
Nata il 1 gennaio del 1923 a Milano, la Cortese era considerata l’ultima diva di un cinema e di un teatro italiano che oggi – questa è la sensazione comune – sembra morire anche insieme a lei. Uno distacco doloroso ma prevedibile, dopo anni di isolamento forzato all’insegna di una silenziosa e allarmante discrezione.
Per gli ultimi saluti verrà allestita la camera ardente giovedì 11 luglio dalle 12:00 alle 19:00 e venerdì 12 luglio dalle 8:00 alle 11:00, proprio al Piccolo Teatro Grassi di Milano, per Valentina ormai un palcoscenico naturale, che l’ha vista lottare, recitare e innamorarsi, e forse l’unico scenario possibile per vederla anche andar via. Il feretro sarà poi trasferito nella chiesa di San Marco per i funerali. Il teatro creato dal regista Giorgio Strehler, a cui la Cortese in passato è stata legata da un amore impetuoso e passionale, aveva ospitato già l’addio di Franca Rame nel 2013.
Tra le righe di un inevitabile rito di commiato pubblico, con cui colleghi e amici salutano Valentina e la ricordano ognuno con la propria nostalgia, colpisce proprio quello del Piccolo Teatro di Milano: “Ciao adorata Valentina, tu sei il Piccolo, tu sei il teatro e anche di più, ipnotica, raffinata, impetuosa. Tutto il Piccolo Teatro piange la scomparsa di Valentina Cortese, donna splendida, elegante, ironica, attrice immensa, voce e occhi di una scena infinita”.
“Cosa avrei fatto se non fossi diventata attrice? L’attrice: già da bambina volevo fare l’attrice. È stato il destino, una fissazione. Volevo fare l’attrice perché una volta dovevo dire una poesia da bambina davanti ad un vescovo: l’avevo imparata a memoria, ero tutta vestita carina e dovevo dire una piccola preghierina su un palcoscenico. Lì sotto, davanti a me, c’era il vescovo: era una recita importantissima. Avevo 5 anni, ad un certo punto ho visto il vescovo e mi sono quasi spaventata: sono scappata via, sono salita su in cucina dove mi hanno dato un vin brulé per lo spavento. Allora volevo subito scendere, mi hanno dovuto trattenere…”
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