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Festival di Cannes, Tarantino delude in sala ma conquista sul red carpet. Critici tiepidi su “C’era una volta…a Hollywood”

Questo film è la personale lettera d’amore all’industria cinematografica scritta da Quentin Tarantino, un uomo molto speciale la cui conoscenza della musica, della televisione, del cinema degli anni Sessanta (e non solo) è forse ineguagliabile. Poter lavorare con un uomo di tale cultura e una mente dotata di tanta preparazione è un privilegio e un onore”. Così Leonardo Di Caprio definisce “C’era una volta…a Hollywood” durate la gremitissima conferenza stampa di presentazione, mentre parla del lavoro svolto con il regista che già lo aveva diretto in “Django Unchained” nel 2012. In effetti amore, cinema, perdita dell’innocenza sono le parole che tornano più spesso durante tutti gli eventi in cui si disquisisce del nono film del regista americano che, a 25 anni dalla vittoria della Palma d’oro per “Pulp Fiction”, è tornato in gara per il premio più importante del Festival di Cannes. Il nono film, e forse l’ultimo. Almeno stando alle parole pronunciate qualche tempo fa dallo stesso regista de “Le iene”, “Kill Bill”, “Jackie Browne”, “Bastardi senza gloria”. Ma si sa, non c’è fine più temporanea di un addio definitivo, e c’è già chi scommette che non sarà quest’opera di 161 minuti (che Tarantino ha voluto mostrare a Cannes in pellicola 35 millimetri, dopo aver chiesto di verificare la temperatura dei proiettori dedicati ai pochi screening) a porre fine alla carriera di uno dei cineasti più rivoluzionari e innovativi della settima arte.

Tarantino al Festival di Cannes, reazioni tiepide al film ma grande calore intorno al cast di super vip

“C’era una volta….a Hollywood”, dunque. Come dire, unisci il nome Quentin Tarantino a Festival di Cannes, e l’Evento (con la E maiuscola) è già creato. E con esso il clamore, le chiacchiere, i commenti, le critiche, le fotografie, i divieti, e soprattutto l’attesa. Per il film in sé, per la prima proiezione (c’è chi ha fatto tre ore di fila per poter entrare in sala), per gli attori sul red carpet, per la conferenza stampa e per le dichiarazioni del cast. Attesa di vedere innanzitutto lo svilupparsi di una trama da non poter raccontare: sì, perché prima di dare il via alle proiezioni festivaliere, Tarantino ha postato sulle pagine social del film una lettera in cui chiede agli spettatori di non fare spoiler sulla storia. “Il cast e la crew hanno lavorato sodo per regalare a tutti qualcosa di originale e la mia sola richiesta a tutti voi è, per fare, di evitare qualunque cosa che possa impedire ad altri di vivere la stessa esperienza nella stesso modo. Grazie” si legge in questo accorato messaggio. Parole ripetute addirittura dal delegato generale Therry Fremaux prima dello screening ufficiale della pellicola al Grand Theatre Lumiere, alla presenza del cast e dei circa duemila ospiti vip.

“C’era una volta…a Hollywood”, il film più atteso del 72° Festival di Cannes

L’attesa, si diceva. Ma ne sarà valsa la pena? E tutte le aspettative che si erano create, sono state legittime o immotivate? Partiamo dicendo che, da una breve ricognizione di pareri critici, e dalla lettura della rassegna stampa, sembra che la Palma d’oro sia un sogno un po’ lontano per Tarantino. Il film, sebbene osannato per le sue qualità cinefile e cinematografiche, e per l’indubbia capacità di intrattenere, ha suscitato qualche perplessità nei critici di tutto il mondo, che lo hanno accolto in maniera piuttosto tiepida. Osa poco, non ha quel mordente cui ci ha abituato Tarantino, manca il vero colpo di scena, la botta di emozione, si legge qua e là. Particolarmente critici gli europei, più convinti gli americani. Su “La Repubblica” Emiliano Morreale scrive:“Era il film più atteso del festival, è stato per molti la delusione del festival. Un film sconcertante, tanto da lasciare il sospetto che ci sia un senso che sfugge alla prima visione. Ma a caldo, l’impressione è quella di un’operazione mancata, di un film fiacco che non aggiunge niente alla carriera del suo autore”. Non meno critico Paolo Mereghetti, che dalle colonne del “Corriere della Sera” sostiene che “C’era una volta..a Hollywood” è “un film con troppe divagazioni. Servono solo a costruire l’auto-monumento di un regista convinto di potersi permettere qualsiasi cosa, a cominciare da una storia che arriva al dunque solo nell’ultima mezz’ora, e che cerca una complicità a senso unico: quella dell’adoratore muto e devoto”. Più indulgente Marzia Gandolfi sulle pagine di Mymoves.it che parla del lungometraggio di Tarantino come di “un canto melanconico che nessuno slancio irridente può incidere. Perché l’effervescenza dei sermoni ai quali Tarantino ci ha educati lasciano il passo allo spleen e invitano lo spettatore a perdersi. E i primi a smarrirsi sono i suoi protagonisti dopo otto whisky e troppi margarita”.

Quentin Tarantino di nuovo in gara a Cannes, a 25 anni dalla Palma d’oro di “Pulp Fiction”

All’estero le note sono simili, con il critico di “Variety” che definisce la pellicola “un collage di film inebriante e coinvolgente, ma alla fin fine non certo un capolavoro”. Ribatte “The Hollywood Reporter” che chiosa “il film è irregolare, ingombrante nella struttura, e non mancano i momenti di stanca. Ma è anche disarmante, una personale e sovversiva lettera d’amore alla sua stessa ispirazione”. Il francese “Paris Match” azzarda: “Il regista americano urla tutto il suo amore per il cinema in un film follemente ambizioso che si candiderà a diversi Oscar”, mentre “Le Figaro” afferma “Il cineasta, molto atteso sulla Croisette, rivisita il cinema americano degli Anni Sessanta con occhio pungente e molta ironia”.
Insomma, non ha colpito appieno “C’era una volta…a Hollywood”, che già nel titolo omaggia Sergio Leone e nello svolgimento fa riferimento a tanto cinema italiano (Sergio Corbucci, Giorgio Ferroni, Antonio Margheriti), e non solo. La storia è ambientata nel 1969 e il protagonista è l’attore televisivo Rick Dalton (Di Caprio), che dopo aver avuto un discreto successo con una serie televisiva, vuole sfondare nel mondo del cinema. Lui e la sua fidata controfigura Cliff Booth (Pitt), che gli fa anche da autista e tuttofare, a Hollywood sono degli outsider, fanno di tutto per farsi notare e cercare di entrare negli ambienti giusti: tipo quelli frequentati dalla vicina di casa Sharon Tate (Margot Robbie). Già, perché gli anni narrati nel film sono proprio quelli dell’omicidio della moglie di Roman Polanski da parte della setta di Charles Manson, episodio che segnò uno spartiacque nella storia della Città degli Angeli e non solo.

“C’era una volta…a Hollywood”, la lettera d’amore al cinema firmata da Quentin Tarantino

Secondo me questo film parla anche della perdita dell’innocenza ha dichiarato Brad Pitt in conferenza stampa. “Negli anni precedenti all’assassinio da parte di Manson c’erano movimenti di grande creatività e speranza, si parlava di amore libero, c’erano nuove idee, il cinema esplodeva. Quel tragico evento, la perdita di Sharon Tate e altre persone, ha terrorizzato le persone, le ha fatte riflettere sul lato oscuro della natura umana, in un periodo in cui li clima culturale era ben diverso”.
Alla sua settima partecipazione al festival di Cannes (tra concorso, fuori concorso e proiezioni speciali), Tarantino ha portato un film che alcuni hanno definito come il punto di arrivo dei suoi lungometraggi precedenti. “Deve essere successo qualcosa in me ma in forma del tutto inconscia” ha detto il regista. “Forse c’è stato un accumulo di elementi, di cose che non necessariamente stavo cercando di fare, ma si sono allineate nel modo giusto. Ricordo che Bill Clarke (un mio collaboratore storico, con cui lavoro dai tempi di “Pulp Fiction”) dopo aver letto il copione a casa mia, accanto alla piscina, venne da me ed esclamò ‘Ok, il film numero nove è come tutti gli altri otto messi insieme!’. Io in effetti non avevo mai pensato a questo!”
Quanto all’aspetto più personale del film, Tarantino ha dichiarato: “E’ un film sulla memoria, secondo me in qualche modo simile a ‘Roma’ di Alfonso Cuaron. Quella che ritraggo nel film è la Los Angeles di fine anni Sessanta, proprio come me la ricordo. Era un periodo molto vivace, di grande fermento, era il periodo della cultura hippie. I miei personaggi sono degli outsider, che vorrebbero far parte di quei movimenti ma non ci riescono”.

“C’era una volta…a Hollywood”, Margot Robbie interpreta Sharon Tate

Contenuti, critiche e commenti a parte, lo spettacolo a Cannes è stato assicurato grazie a Quentin Leo, Brad e Margot, a partire da una montée des marches che potremmo quasi definire fiabesca, per la serie “C’era una volta…a Cannes: il re, con i suoi cavalieri e la bellissima dama”. Moltissime le presenze vip che hanno affollato il tappeto rosso antistante il Palais sulla Croisette, e una percentuale altissima di bellezza ed eleganza. Cominciamo col dire che Brad Pitt così bello e fascinoso lo avevamo visto ben poche volte: capello un po’ lungo tirato indietro da copiose quantità di gel, occhiali da sole scuri, smoking nero Brioni con papillon, barbetta bianca corta e baffetti a contornare il sorriso perfetto, tale da stendere qualsiasi dame o demoiselle potesse incrociare il suo sguardo. Ha sfoggiato una forma perfetta il divo di “Seven” e “Fight Club”, che non aveva un film in concorso a Cannes dal 2006, quando venne presentato “Babel” diretto dall’attuale Presidente di giuria Alejandro Gonzalez Iñarritu. Se quell’anno Brad si fece notare ma solo sul grande schermo (non arrivò al Festival per stare accanto ad Angelina che in Namibia stava partorendo Shiloh Jolie-Pitt), siamo sicuri che la sua presenza in Costa Azzurra quest’anno difficilmente verrà dimenticata. Accolto con applausi ed ovazioni da centinaia di fan ammassati dietro le transenne a ridosso della montée (comprensibilmente in delirio le rappresentanti del genere femminile, scosse dall’alto tasso di sexytudine di Brad), Mr. Pitt si è soffermato a firmare autografi e sottoporsi a selfie prima di raggiungere i suoi compagni di set. Primo fra tutti Leonardo Di Caprio, impeccabile nel suo smoking nero con papilllon, leggermente imbolsito ma sempre estremamente cortese e generoso col suo pubblico. Sono una bella coppia e un gran bel vedere Brad e Leo, che si scambiano sguardi di intesa come a dire “Li abbiamo conquistati, che gioia! E quanto siamo cool!”.

Brad Pitt e Leonardo Di Caprio protagonisti assoluti del red carpet più sexy del Festival di Cannes

Ed è vero, pubblico e fotografi sono tutti per loro, e per la coprotagonista Margot Robbie, splendida nel suo completo Chanel Couture, pantaloni neri a sigaretta con paillettes e corpetto largo stile premaman, di color rosa pastello con bordo nero a paillettes, il tutto decorato con una rosa centrale sotto la spallina sinistra. Sorrisi a profusione, anche per il re della serata, un Quentin Tarantino in grande forma, dimagrito ed elegante nel suo smoking nero con cravatta nera. Il suo accessorio più bello? La moglie Daniella Pick, vent’anni più giovane, avvolta in un meraviglioso e semplice abito bianco, con spalline strassate e schiena scoperta, capelli anni Cinquanta e un fisico da modella tutto da sfoggiare. Mostrano complicità e affetto i piccioncini Tarantino, avvolti dall’ondata di calore e attenzione riservata solo ai grandi divi e alle star più attese. E così sia, il cerimoniale viene rispettato e con la naturalezza (si fa per dire) che si addice a un servizio da rotocalco posato e preparato da mesi, Brad, Leo, Quen e Margot si piazzano davanti ai fotografi pronti a essere immortalati per la stampa e i curiosi di tutto il mondo.

Il cast di “C’era una volta…a Hollywood” infiamma il red carpet del Festival di Cannes

Che questo red carpet fosse l’evento da non perdere, era chiaro a tutti da settimane. Ed ecco che non hanno perso l’occasione per sfilare nel più perfetto dei modi tanti personaggi del mondo dello showbiz. Da Diego Luna a Gael Garcia Bernal, da Adrien Brody a Fatih Akin, da Virginie Ledoyen al pilota Alain Prost, fino ad arrivare all’immancabile Chiara Ferragni. Alla sua quinta partecipazione al Festiva l’imprenditrice italiana è arrivata sulla Costa Azzurra senza il marito Fedez, con un outfit Philosophy tanto audace quanto dimenticabile: gonna lunga nera con strascico e spacco profondo a sinistra, corpetto-reggiseno silver con cristalli, bordo borchiato e finestra rettangolare ornata da un fiocco, capelli biondi un po’ più corti del solito. Forse un po’ troppo rock questo completo in stile bondage, ma certamente capace di stupire, come ha fatto anche Michelle Rodriguez, avvolta nella nuvola di tulle e micro-piume del suo lungo Rami Kadi bianco. Davvero insolito vederla così femmina, abituati come siamo ad ammirarli nei ruoli della ragazzaccia di vari film della serie “Fast and Furious” o in “Machete Kills” di Robert Rodriguez (solo per citare alcuni titoli). E in effetti denota un po’ di impaccio e impiccio nel camminare in un vestito così voluminoso e ingombrante, tanto da aver bisogno di due boys che la aiutino a salire i gradini della scalinata di ingresso al Grand Palais.

Anche Chiara Ferragni e Michelle Rodriguez sul red carpet di “C’era una volta…a Hollywood”

Ben più sciolta e abituata a calcare i red carpet internazionali, la magnifica giurata Elle Fanning (forse la più bella ed elegante della serata), che dall’alto del suoi teneri 21 anni ha dato lezioni di stile e classe a tante colleghe. Sembrava uscita da un film degli anni Cinquanta nel suo meraviglioso Christian Dior Couture, gonna nera ampia di tulle, camicia vaporosa bianca, con maniche a sbuffo morbide sui polsi, fiocco ampio sul davanti e cappello a tesa larga curva nero, come la gonna. E che dire di quelle decolleté con stringhe incrociate e tacco a spillo? Una sola parola: wow! Non da meno neanche l’altra rappresentante della famiglia Fanning, la sorella maggiore Dakota (che ha anche una parte nel film di Tarantino), super classica ma con classe nel suo abito lungo di seta bianca firmato Armani Privé, senza spalline ma con i lati del corpetto a punta, e in vita una fascia dorata con fiocco schiacciato laterale. Capelli raccolti in uno chignon e collier di diamanti coordinati agli orecchini, l’attrice di “Mi chiamo Sam”, “La guerra dei mondi” e “American Pastoral” sembrava la tipica adolescente americana che va al prom, il ballo di fine anno, e con grazia e sobrietà ha percorso da diva consumata il tappeto rosso del Festival più importante al mondo.

Le sorelle Elle e Dakota Fanning infiammano il red carpet del film di Quentin Tarantino

Insomma, critiche recensioni e commenti a parte, questa nuova partecipazione di Quentin Tarantino ha regalato grande spettacolo, proprio come una di quelle che fiabe che iniziano così, “C’era una volta….” E il finale? O scriverà il pubblico, il giudice più severo, che potrà vedere il film nelle sale italiane dal 19 settembre.

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

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