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Maternità surrogata, è scontro fra i medici e la ministra Roccella

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La recente dichiarazione della ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, secondo cui i medici avrebbero l’obbligo di segnalare alla Procura i casi sospetti di maternità surrogata ha scatenato un acceso dibattito tra i professionisti sanitari e il Governo. La questione ruota attorno alla controversa pratica della gestazione per altri (GPA), che in Italia è ora considerata reato universale, punibile anche se eseguita all’estero.

La posizione di Roccella

Eugenia Roccella ha recentemente ribadito la necessità di un impegno rigoroso contro la maternità surrogata, definita una forma di sfruttamento commerciale dei corpi. Per Roccella, il reato universale di maternità surrogata che il Senato ha definitivamente approvato lo scorso 16 ottobre dovrebbe includere la partecipazione attiva dei medici, che dovrebbero segnalare qualsiasi sospetta violazione di legge.

Eugenia Roccella, ministra della Famiglia. Foto Ansa/Felice De Martino

Il suo obiettivo è quello di garantire che nessun caso di Gpa (Gestazione per altri, la maternità surrogata) sfugga alla giustizia, anche quando la gestazione avviene in Paesi dove la pratica è legale. Questa affermazione ha sollevato polemiche, con i critici che sostengono che ciò andrebbe a compromettere il rapporto di fiducia tra medico e paziente. Così trasformando i sanitari in “delatori” di potenziali trasgressioni legali.

Le reazioni dei medici

L’Ordine dei Medici ha reagito duramente alle parole della ministra. Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), ha sottolineato che il ruolo primario del medico è curare i pazienti senza discriminazioni. Secondo Anelli, obbligare i medici a denunciare sospetti di maternità surrogata metterebbe a rischio il principio fondamentale dell’assistenza sanitaria.

Ovvero la fiducia tra medico e paziente. “Il nostro dovere è curare, non indagare“, ha dichiarato Anelli. Il quale ha poi aggiunto che l’obbligo di denuncia imposto dalla politica potrebbe scoraggiare alcuni pazienti dal cercare cure mediche per paura di essere segnalati alle autorità.

Protesta contro la maternità surrogata a Parigi. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

Maternità surrogata, pratica controversa

La maternità surrogata è da tempo al centro del dibattito politico in Italia. Recentemente, la legislazione ha subito un inasprimento con l’approvazione del reato universale, che punisce chiunque ricorra alla Gpa, indipendentemente dal luogo in cui avviene. Tuttavia, la questione è fortemente divisiva, con numerose associazioni e attivisti che continuano a sostenere il diritto alla gestazione per altri come forma di libertà riproduttiva.

Da una parte, i conservatori, come la ministra Roccella e il Governo di Centrodestra, vedono la Gpa come una forma di sfruttamento dei corpi femminili e dei bambini, spesso paragonata a un commercio umano. Dall’altra, numerose coppie, anche eterosessuali, difendono la maternità surrogata come un’opportunità di avere figli quando le vie naturali o le adozioni si dimostrano inaccessibili o impossibili.

Il dibattito etico

Il confronto tra Governo e medici si inserisce in un contesto più ampio di riflessione etica. I critici delle posizioni governative temono che un controllo più severo sulla maternità surrogata possa aprire la strada a ulteriori restrizioni sui diritti riproduttivi e sull’autonomia personale. Le associazioni a favore della maternità surrogata, infine, puntano il dito contro quella che ritengono una violazione dei diritti delle coppie che non possono avere figli. Molti chiedono una regolamentazione della pratica, piuttosto che una sua criminalizzazione totale. E sottolineano come un approccio più inclusivo e regolato potrebbe prevenire lo sfruttamento e garantire una maggiore trasparenza.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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