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Affitti Brevi, serve il Codice CIN per strutture ricettive

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Negli ultimi anni, il settore degli affitti brevi è esploso, alimentato dalle piattaforme online che facilitano la gestione e promozione di case vacanze. Tuttavia, la mancanza di regolamentazione ha sollevato preoccupazioni in merito all’evasione fiscale e alla sicurezza, specialmente per i turisti. Per rispondere a queste sfide, il Ministero del Turismo ha introdotto il Codice Identificativo Nazionale (CIN), un sistema pensato per regolamentare meglio le strutture ricettive e le locazioni brevi.

Cos’è il CIN

Il CIN è un codice unico che ogni struttura ricettiva, sia essa un hotel, bed and breakfast o casa vacanze per affitti brevi, deve ottenere attraverso la registrazione nella Banca Dati delle Strutture Ricettive (BDSR). Questa banca dati nazionale, già operativa, mira a centralizzare tutte le informazioni sulle proprietà destinate agli affitti brevi e ad assicurare che siano conformi alle normative locali e nazionali.

L’obiettivo principale del CIN è garantire maggiore trasparenza, monitorare l’offerta turistica e contrastare fenomeni come l’abusivismo e l’evasione fiscale. Grazie al CIN, sarà possibile identificare facilmente le strutture legali, favorendo una concorrenza leale tra gli operatori del settore e migliorando la qualità del servizio offerto ai turisti.

Flash mob contro gli affitti brevi a Napoli. Foto Ansa/Ciro Fusco

Il codice e gli affitti brevi

La richiesta del CIN al fine di poter agevolare gli affitti brevi si deve effettuare attraverso il portale online del Ministero del Turismo o attraverso i siti istituzionali delle Regioni e Province. Per avviare la procedura, i gestori delle strutture ricettive devono compilare un modulo con informazioni dettagliate sulla proprietà e sulle modalità di affitto. Una volta completata la registrazione, il codice dovrà apparire in tutte le pubblicità online e offline della struttura. Il CIN deve essere sempre visibile quando si promuove la struttura sui portali di affitto come Airbnb o Booking, oltre che sui siti web personali o pagine social.

Il mancato rispetto dell’obbligo di registrazione del CIN anche per affitti brevi comporta sanzioni economiche fino a diverse migliaia di euro. Multe che arrivano soprattutto a coloro che continuano a operare senza codice identificativo, nascondendosi dal fisco e dalle autorità competenti. In aggiunta, le piattaforme di affitto online come Airbnb e Booking dovranno obbligatoriamente verificare che tutte le strutture registrate abbiano un CIN valido. La mancanza del codice potrebbe portare alla rimozione dell’annuncio dalla piattaforma, penalizzando i proprietari non conformi.

Foto X @lamescolanza

Vantaggi per gli operatori

Per i gestori di strutture ricettive in regola, l’implementazione del CIN rappresenta un vantaggio significativo. Non solo sarà più facile per i turisti individuare le strutture legali e sicure, ma il codice contribuirà anche a migliorare l’immagine di trasparenza e qualità del servizio offerto. Le strutture che operano in maniera illegale per esempio, per affitti brevi o brevissimi, dovranno progressivamente uscire dal mercato. Così verrà meno la concorrenza sleale e migliorerà la reputazione generale del settore.

L’adozione del CIN in tutta Italia

Alcune regioni italiane avevano già avviato progetti pilota per l’adozione del CIN prima della sua introduzione a livello nazionale. Tra queste, spiccano la Lombardia e il Lazio, che sono state tra le prime ad aderire alla BDSR. Dal 1° settembre 2024, l’obbligo si estende a tutto il territorio italiano, e le strutture ricettive che fanno affitti lunghi o brevi avranno un periodo di tempo limitato per mettersi in regola. Entro la fine dell’anno, si prevede che oltre il 90% delle strutture ricettive apparirà nel sistema, portando un notevole miglioramento nella gestione degli affitti brevi e nella qualità complessiva dell’offerta turistica italiana.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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