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Francia, Cazeneuve capo del Governo? Macron punta sull’ex premier socialista

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La Francia, politicamente paralizzata dal risultato delle elezioni legislative del 30 giugno-7 luglio, potrebbe trovare in Bernard Cazeneuve il suo nuovo primo ministro. A quasi 2 mesi dal voto, nel caos dei veti incrociati, Emmanuel Macron riceve all’Eliseo, il 2 settembre, il candidato premier con più chances: presto potrebbe conferirgli l’incarico di formare il Governo.   

A fronte della sorprendente vittoria del Nuovo Fronte Popolare della sinistra unita, a scapito del Rassémblement national di Marine Le Pen, e del forte recupero di consensi – rispetto alle Europee di giugno – da parte del partito del presidente Macron, la figura di Cazeneuve potrebbe rappresentare un punto di equilibrio. Bernard Cazeneuve, 61 anni, ha guidato il Governo della Francia per soli 6 mesi, tra la fine del 2016 e la primavera del 2017, ma è un uomo politico di esperienza.

Bernard Cazeneuve. Foto Ansa/Epa Yoan Valat

La carriera di Cazeneuve

Nato nel 1963 a Senlis, nella Francia settentrionale, Bernard Cazeneuve ha costruito la sua carriera politica con un solido percorso all’interno del Partito Socialista. Laureato in diritto pubblico, ha cominciato a sua carriera politica come consigliere comunale e, successivamente, come deputato all’Assemblea Nazionale. Ha ricoperto la carica di ministro dell’Interno dal 2014 al 2016, e infine quella di primo ministro dal dicembre 2016 al maggio 2017, mentre era presidente della Repubblica il socialista François Hollande.

Durante il suo mandato come titolare dell’Interno, Cazeneuve ha coordinato la risposta francese agli attacchi terroristici del 2015, lavorando per rafforzare la sicurezza interna del Paese e per mantenere l’ordine pubblico in un momento di grande tensione. La sua gestione ferma e pragmatica gli ha valso una reputazione di leader competente e affidabile.

Possibile ritorno al Governo

La possibilità di un ritorno alla ribalta da parte di Cazeneuve non è solo un segnale della fiducia che Macron ripone in lui. È soprattutto un segnale della necessità di stabilità politica in un momento in cui la Francia è attraversata da proteste sociali e difficoltà economiche. Per il nuovo Governo transalpino l’esperienza e la calma di Cazeneuve potrebbero rappresentare un ancoraggio sicuro.

Emmanuel Macron. Foto Ansa/Epa/Marko Djokovic

Uno degli aspetti più apprezzati del possibile nuovo premier è la sua capacità di unire diverse fazioni politiche. Durante la sua carriera, è stato noto per il suo approccio inclusivo e per la sua abilità nel costruire ‘ponti’ tra vari gruppi politici. Una qualità fondamentale in un momento in cui la Francia appare più divisa che mai. Cazeneuve ha sempre mantenuto una posizione ferma contro il populismo, promuovendo valori democratici e repubblicani. Questa sua posizione lo rende una figura di riferimento in un periodo in cui l’estremismo politico è in crescita in tutta Europa.

Le sfide di Cazeneuve

Se dunque Bernard Cazeneuve dovesse davvero tornare a guidare il Governo francese, una delle sue prime priorità sarà quella di ristabilire la fiducia nelle istituzioni repubblicane. Questo non sarà un compito facile, dato che il paese è segnato da anni di violenti disordini sociali, dal movimento dei “gilet gialli” alle recenti proteste contro la riforma delle pensioni. In questo senso il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, punta sull’ex premier socialista come figura di continuità e stabilità in un periodo di incertezza. Una figura di possibile premier socialista, inoltre, dunque affine alla coalizione che ha vinto le elezioni legislative. Una consultazione che Macron convocò a sorpresa appena saputo il disastroso risultato elettorale per il suo partito alle Europee del 9 giugno.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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