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Emanuela Orlandi e il mistero dei presunti indizi al Verano

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Come un tormento infernale, in primo luogo per la sua famiglia, il caso irrisolto di Emanuela Orlandi torna a fare capolino incessantemente nella cronaca italiana. Gli ultimi sviluppi sono incentrati sul cimitero del Verano a Roma, dove sono stati scoperti presunti indizi che potrebbero avere a che fare con la vicenda della ragazza scomparsa, e mai più ritrovata, il 15 giugno 1983.

Allo storico cimitero del Verano della Capitale sono stati rinvenuti 3 tre oggetti misteriosi vicino a una celebre statua di angelo: un barattolo di vernice verde, una chiave d’auto e una moneta da 500 lire. Questi oggetti, che sembrano contenere messaggi in codice, hanno attirato l’attenzione degli investigatori e degli giallisti. La scoperta è divenuta di pubblico dominio perché varie testate giornalistiche hanno pubblicato la notizia, tra cui Il Fatto Quotidiano e Corriere Roma.

Foto X @ilpost

Emanuela, una scritta in codice

I ritrovamenti hanno dato adito a numerose speculazioni. Alcuni ipotizzano che possano essere indizi lasciati intenzionalmente da qualcuno che conosce la verità sulla sorte di Emanuela. Altri, invece, pensano che si tratti di semplici coincidenze. Tuttavia, la presenza di questi oggetti in un luogo così significativo non può essere ignorata. Un altro elemento enigmatico è la stele con l’iscrizione “Zoff 15-1-91 trovata al Verano.

L’interpretazione di questo messaggio è ancora incerta, ma alcuni investigatori ritengono che potrebbe essere un riferimento a un evento o una data importante collegata alla scomparsa di Emanuela. Virgilio Notizie ha riportato che questa iscrizione potrebbe indicare un segnale lasciato da qualcuno che vuole far sapere dove si trova Emanuela.

Teorie e investigazioni

Nel corso degli anni, sono state avanzate numerose teorie sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Una delle più recenti, riportata da Il Tempo, suggerisce che dietro il suo rapimento potrebbero esserci stati i servizi segreti. Questa teoria, come molte altre, non ha mai trovato conferma, ma continua a suscitare dibattiti tra gli esperti del caso. Un’altra ipotesi, ripresa da Il Fatto Quotidiano, è che qualcuno possa aver sepolto Emanuela clandestinamente al Verano. La scoperta degli oggetti misteriosi ha rafforzato questa teoria, spingendo le autorità a considerare la possibilità di eseguire ulteriori ricerche nel cimitero.

Katy Skerl, 17 anni, fu uccisa a Grottaferrata (Roma) in circostanze mai chiarite, nel 1984 e fu poi sepolta al Verano. Nel 2022 emerse che la salma era stata trafugata

Il legame con il caso Skerl

Il caso Orlandi è spesso collegato ad altre misteriose sparizioni avvenute a Roma nello stesso periodo del presunto rapimento di Emanuele, ovvero nel 1983. Uno dei più noti è quello di Katy Skerl, una ragazza di 17 anni la cui bara è sparita dal cimitero del Verano nel 2022, riaprendo vecchie ferite e interrogativi. Secondo Open, la scomparsa della bara di Katy Skerl potrebbe essere collegata al tentativo di nascondere prove relative alla scomparsa di Emanuela.

Emanuela, si cerca ancora la verità

Nonostante i numerosi ostacoli e le false piste, la famiglia di Emanuela Orlandi non ha mai smesso di cercare la verità. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha continuamente sollecitato le autorità vaticane e italiane affinché non si smetta di indagare sul caso. La recente scoperta al Verano ha dato nuova speranza a chi, come lui, desidera ardentemente giustizia e chiarezza.

Il caso di Emanuela Orlandi rimane uno dei più intricati e dolorosi misteri italiani. Le nuove scoperte al cimitero del Verano potrebbero rappresentare un passo avanti verso la verità – o forse, più probabilmente, un altro, ennesimo, depistaggio dalla verità – ma restano ancora molte – troppe – domande senza risposta.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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