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Elon Musk, rapporto finito con sua figlia transgender

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Elon Musk, il noto imprenditore e fondatore di Tesla e SpaceX, ha recentemente rilasciato una serie di dichiarazioni controverse riguardanti la sua figlia transgender, Vivian Jenna Wilson. Le affermazioni del miliardario hanno suscitato un acceso dibattito sui social media e nei media tradizionali, mettendo in luce le complesse dinamiche familiari del magnate e la sua visione della cultura moderna.

Il dolore di un padre

Musk ha espresso pubblicamente il suo dolore per la perdita del rapporto con sua figlia, attribuendo la colpa a quella che ha definito la “mentalità woke“. Durante un’intervista, ha dichiarato: “Mio figlio è stato ucciso dal virus della mentalità woke“. Le parole di Musk riflettono una profonda frustrazione e una percezione che il movimento woke, con il suo focus sulla giustizia sociale e l’inclusività, abbia avuto un impatto negativo sulla sua famiglia.

Foto Getty Images/AFP/Anna Moneymaker

Il cambio di nome e identità

Vivian Jenna Wilson, nata Xavier Alexander Musk, ha fatto notizia nel 2022 quando ha cambiato legalmente il suo nome e il suo genere sessuale, prendendo il cognome della madre e rinunciando a quello di Musk. Questa decisione ha segnato un punto di svolta nel loro rapporto, con Vivian che ha tagliato tutti i legami con il padre. Il quale ha dichiarato di sentirsi ingannato e tradito, attribuendo la colpa ai valori della cultura woke che, secondo lui, avrebbero influenzato negativamente sua figlia.

Musk, Reazioni e polemiche

Le dichiarazioni di Musk hanno generato un’ondata di reazioni. Da una parte, alcuni hanno espresso solidarietà verso il dolore di un padre che ha perso il contatto con la figlia. Dall’altra, molte persone hanno criticato aspramente Musk per le sue affermazioni, accusandolo di non comprendere e rispettare l’identità di genere di Vivian. Le comunità LGBTQ+ e i loro sostenitori hanno sottolineato l’importanza di accettare e supportare i propri figli nelle loro scelte di vita, indipendentemente dalle proprie convinzioni personali.

Come spesso accade con le figure pubbliche, i social media hanno amplificato le reazioni alle dichiarazioni di Musk. X, l’ex Twitter, di proprietà del magnate, è stato il campo di battaglia principale, con utenti che si sono schierati sia a favore che contro il padre di Viviana. Alcuni hanno apprezzato la sua franchezza, mentre altri lo hanno accusato di essere insensibile e di alimentare divisioni.

Cos’è il woke

Il termine “woke” è diventato una parola chiave nelle discussioni culturali degli ultimi anni. Originariamente usato per descrivere la consapevolezza delle ingiustizie sociali, è stato poi cooptato come termine dispregiativo da alcuni gruppi che lo vedono come un’espressione di estremismo politico. Le dichiarazioni di Musk riflettono questa tensione culturale, ponendo domande su come le diverse generazioni e gruppi sociali interpretano il concetto di giustizia sociale.

Vivian Jenna Wilson, figlia di Elon Musk. Foto Dagospia

La (non) risposta di Vivian

Fino ad ora Vivian Jenna Wilson non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in risposta alle affermazioni del padre. Tuttavia, la sua decisione di cambiare nome e rompere i rapporti con Musk parla da sé. La sua scelta di vivere apertamente come donna transgender e di prendere il cognome della madre indica un desiderio di distanziarsi dall’influenza paterna e di affermare la propria identità indipendente.

La vicenda di Elon Musk e sua figlia Vivian Jenna Wilson mette in luce le complesse dinamiche familiari e le tensioni culturali che caratterizzano il nostro tempo. Mentre l’opinione pubblica osserva, resta da vedere come evolveranno le relazioni all’interno della famiglia Musk e quale impatto avrà questo dibattito sulla società in generale.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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