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Dopo Biden, Kamala Harris: come cambia la corsa alla Casa Bianca

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La notizia del ritiro di Joe Biden dalla corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca – domenica 21 luglio – ha sconvolto il panorama politico americano. Il presidente in carica, citando motivi personali e di salute, ha deciso di non cercare la rielezione nel 2024, indicando la vicepresidente Kamala Harris come suo successore ideale. Questo evento ha provocato una serie di reazioni all’interno del Partito Democratico e ha ridefinito le dinamiche della campagna elettorale.

La rinuncia di Biden

Biden, eletto nel 2020, ha affrontato una presidenza segnata da sfide significative, tra cui la gestione della pandemia di Covid-19, la crisi economica, e le tensioni politiche interne. E inoltre, sul piano internazionale, la sua Amministrazione ha dovuto gestire il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, dopo due decenni di permanenza.

Joe Biden con Kamala Harris. Foto Ansa/Epa Shawn Thew

Così come il sostegno all’Ucraina invasa dalla Russia e il conflitto latente con la Cina. E infine la guerra di Israele a Gaza esplosa lo scorso 7 ottobre dopo il pogrom di stampo nazista dei miliziani palestinesi di Hamas contro i kibbutz e i giovani che partecipavano alla festa in musica nel deserto ai confini della Striscia. Nonostante qualche successo e un generale miglioramento dei parametri dell’economia americana, grazie anche al piano di stimolo economico e alle iniziative infrastrutturali, Biden ha subito pressioni crescenti a causa della sua età e delle preoccupazioni sulla sua salute.

Il presidente ha dapprima resistito poi ha ceduto. E ha annunciato la sua decisione di ritirarsi in una lettera aperta, ringraziando i suoi sostenitori e sottolineando l’importanza di un nuovo capitolo per il Paese. “È tempo di passare il testimone a una nuova generazione di leader” ha scritto Biden, esprimendo piena fiducia nella capacità di Kamala Harris – la vicepresidente – di guidare il Partito Democratico alla vittoria contro Donald Trump alle elezioni del prossimo 5 novembre.

Kamala Harris. Foto Ansa/Epa Ting Shen

L’ascesa di Harris

Kamala Harris, che ha ringraziato Biden per la fiducia in lei riposta, è la prima donna e prima persona di colore a ricoprire la carica di vicepresidente degli Stati Uniti. Adesso ha il compito di unire il partito e galvanizzare l’elettorato democratico. La sua candidatura segna un momento storico e rappresenta una speranza di rinnovamento per molti fra i democratici.

Harris ha già iniziato a mobilitare i militanti, ottenendo un sostegno significativo da parte di importanti donatori di finanziamenti alla sua campagna, e da parte di figure politiche. “Sono pronta a continuare il lavoro iniziato con il presidente Bidenha dichiarato Harris in un recente discorso, promettendo di affrontare le disuguaglianze economiche e sociali e di promuovere una politica estera più inclusiva e collaborativa.

La reazione di Trump

Sul fronte repubblicano, la notizia del ritiro di Biden è stata accolta con soddisfazione. L’ex presidente Donald Trump ha già espresso la sua euforia, dichiarando che per lui la competizione sarà più ancora più facile senza Biden. Ha insultato Harris e si è detto sicuro di batterla senza problemi. Tuttavia, la presenza di Harris come candidata principale rappresenta una nuova sfida per i repubblicani. Adesso infatti, l’accusa che da mesi Trump rivolge a Biden – e cioè di essere il più anziano candidato alla presidenza nella storia degli Stati Uniti – gli si ritorce contro. Adesso è lui il “vecchio“, a quasi 78 anni, mentre Kamala Harris ha vent’anni di meno. E l’immagine di una presidente giovane e che guarda al futuro può far presa sull’elettorato americano.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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