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Nuova Caledonia in rivolta, Macron nell’Arcipelago: “Dialogo a tutto campo ma basta con le violenze”

La Francia, in difficoltà con le sue ex colonie in Africa, rischia di perdere il controllo delle isole del Pacifico

Sono ormai quasi 2 settimane che la Nuova Caledonia, sotto sovranità francese, è attraversata da una rivolta armata. La situazione è talmente grave che Emmanuel Macron si è recato di persona sull’Arcipelago dell’Oceano Pacifico, il 23 maggio, nel tentativo di consentire alla Francia di riprendere il controllo di tutti i distretti di quel territorio. Da molto tempo una parte della popolazione protestava contro l’intenzione dell’Assemblée Nationale di varare una riforma costituzionale che concedesse il diritto di voto ai francesi immigrati in Nuova Caledonia. Al momento dell’approvazione del testo è scoppiata la sommossa. 

La Nuova Caledonianon deve diventare il Far West” ha dichiarato Macron giunto a Nouméa, la capitale. “Ho deciso di venire qui perché non dobbiamo mai lasciare che la violenza prenda il sopravvento” ha spiegato il capo dello Stato al canale pubblico Nouvelle-Calédonie La 1ère. Macron ha giustificato le ingenti risorse impiegate, in particolare i 3.000 effettivi delle forze di sicurezza interne, con la necessità di un “ritorno alla calma” nel paese. “La Repubblica deve ritrovare autorità su tutti i punti. C’è un ordine repubblicano, sono le forze di sicurezza a garantirlo” ha sottolineato Macron.

Nuova Caledonia Francia Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron (al centro) incontra i funzionari e i rappresentanti locali della Nuova Caledonia. Foto Ansa/Epa Ludovic Marin

Scontri e violenze, 7 morti

Ma intanto l’aeroporto internazionale di Nouméa rimarrà chiuso ai voli commerciali fino alle 9 di martedì 28 maggio ora locale (le 23 di lunedì in Italia). Lo hanno reso noto le autorità della Nuova Caledonia. Ciò porterà a due settimane intere il periodo di chiusura dello scalo. La decisione, presa il giorno dopo lo scoppio dei violenti disordini nell’arcipelago francese nel Pacifico, è stata prorogata più volte.

La Nuova Zelanda e l’Australia hanno intanto cominciato a noleggiare voli speciali per evacuare centinaia di turisti rimasti bloccati in Nuova Caledonia dall’inizio della crisi. Una guerriglia più che una crisi. Si è avuta infatti notizia della morte di un uomo di 48 anni raggiunto da uno sparo della polizia a Dumbéa. Una persona che ha perso la vita nel giorno in cui si è conclusa la visita del presidente Macron nell’arcipelago. Si tratta della settima vittima dall’inizio dei disordini, 10 giorni fa. Sui fatti la magistratura ha aperto un’inchiesta e l’agente che ha sparato è in stato di fermo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, un gruppo di circa 15 persone ha aggredito una pattuglia di poliziotti e uno degli agenti avrebbe fatto uso della sua arma di servizio.

Nuova Caledonia Auto incendiata
Un veicolo bruciato e negozi vandalizzati a Dumbea-sur-Mer, Nuova Caledonia, il 22 maggio 2024. Foto Ansa/Epa Bruno Favre

Nuova Caledonia, le promesse di Macron

A Nouméa, la capitale, Emmanuel Macron ha garantito che la riforma elettorale all’origine della rivolta in Nuova Caledonia non sarà un’imposizione di Parigi contro la volontà degli abitanti dell’Arcipelago. Il presidente ha però dettato una condizione irrinunciabile ad ogni apertura di dialogo: stop alle violenze.

Si smontino le barricate, si torni a un clima di pace e di sicurezza, dice Macron. Prima di lasciare l’arcipelago Il presidente francese ha promesso che si farà un punto della situazione “entro un mese” sul futuro istituzionale dell’isola.

L’apertura è a un dialogo “globale” e non soltanto sul capitolo della controversa legge elettorale approvata la settimana scorsa da deputati e senatori. Una vera e propria riforma costituzionale. La Francia punta ad ampliare la base elettorale dei votanti. Un tema delicato perché con l’ampliamento della platea di elettori la minoranza degli autoctoni, i kanaki (il 41% degli abitanti della ex colonia, poi regione d’Oltremare francese) teme di perdere ogni speranza di vincere un referendum sull’indipendenza da Parigi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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