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Nuova Caledonia in rivolta, la Francia ne sta perdendo il controllo

Scontri, morti e feriti. Chiuso TikTok. I nativi rigettano la legge sul diritto di voto ai francesi trapiantati nell'Arcipelago del Pacifico

Il controllo di diversi distretti dell’arcipelago della Nuova Caledonia francese, nell’Oceano Pacifico, “non è più assicurato”, ha detto il 17 maggio l’Alto Commissario della Repubblica, Louis Le Franc. Il quale ha poi aggiunto di sperare nei “rinforzi” per “riconquistare” queste zone dopo 4 notti di scontri. Questo dà la misura di ciò che sta accadendo, da una settimana, nel territorio d’oltremare, semi-indipendente ma sotto la sovranità di Parigi. 

Secondo le prime informazioni, le esplosioni di violenza in Nuova Caledonia hanno già portato ad almeno 5 morti, incendi dolosi, auto in fiamme, negozi e supermercati saccheggiati. Decine di poliziotti sono rimasti feriti e centinaia di persone sono state arrestate. La Francia ha inviato mille agenti di polizia in più, oltre ai 1.700 che sono normalmente stanziati sull’Arcipelago. Sono arrivati anche i militari per proteggere i porti e l’aeroporto dai rivoltosi. Vige in questi giorni una sorta di legge marziale ed è chiuso l’accesso al social media cinese TikTok.

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Foto X @MauriceCasna

Perché è scoppiata la rivolta

La rabbia popolare è esplosa incontrollata dopo che il Parlamento francese ha approvato una riforma costituzionale che potrebbe diminuire il peso politico delle popolazioni indigene. Perché introduce il diritto di voto per i nuovi cittadini provenienti dalla Francia che, sempre più numerosi, si stanno installando nell’Arcipelago oceanico. I caledoniani hanno manifestato a lungo, per mesi, pacificamente, ma adesso la situazione è degenerata nella violenza armata, in cui la fanno da padrone bande di giovani animati da desiderio di vendetta.

Fra i 300mila abitanti della ex colonia la questione di una autentica e piena indipendenza da Parigi è molto sentita. Ma è controversa. Dal 2018 al 2021 si sono svolti 3 referendum sull’indipendenza, tutti vinti da chi voleva restare con la Francia.

I nativi Kanak non hanno accettato l’esito dell’ultimo referendum perché si è tenuto in piena pandemia di Coronavirus. Adesso, a detta degli indipendentisti, la riforma costituzionale che l’Assemblea Nazionale francese ha varato non sarebbe altro che uno strumento per introdurre un maggior controllo dello Stato francese sul territorio della Nuova Caledonia.

Ingerenze straniere in Nuova Caledonia?

Non c’entrerebbero nulla, dunque, presunte ingerenze straniere nei violenti moti anti-Parigi che sono in corso. Gli interventi di altri paesi, infatti, “non possono essere un capro espiatorio per problemi che riguardano prima di tutto il territorio e il fallimentare processo politico interno” afferma Pierre Haski di France Inter. Ciò non toglie che la Cina sia molto attiva nella regione. E che perfino l’Azerbaigian, che pure sta nel lontano Caucaso, stia tentando di infiltrarsi nella difficile situazione della Nuova Caledonia, per vendetta. Dopo che il Governo francese ha dato il suo sostegno all’Armenia nell’annosa e sanguinosa questione del Nagorno Karabach.

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L’isola più grande della Nuova Caledonia. Foto France.fr

Terzo produttore di nichel al mondo

Con tutto questo cosa c’entrano i canachi (gli abitanti nativi della Nuova Caledonia)? Nulla. Pagano il conto di politiche neo colonialiste, centrate, semmai, sulle ricchezze del sottosuolo caledoniano. La Nuova Caledonia è infatti il terzo produttore mondiale di nichel, un metallo argenteo fondamentale per la produzione di acciaio inossidabile.

L’Arcipelago è un territorio nel sud del Pacifico che comprende una dozzina di isole, la cui superficie è inferiore a quella della Sardegna. Conosciuta per le spiagge costeggiate da palme, la Nuova Caledonia possiede una laguna ricca di vita sottomarina che, con i suoi 24mila chilometri quadrati, è tra le più grandi al mondo. Un’enorme barriera corallina circonda l’isola principale, Grand Terre, meta preferita degli appassionati d’immersioni subacquee. La capitale, Nouméa, è sede di numerosi ristoranti in stile francese e di negozi di lusso che vendono moda parigina.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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