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La Corte penale internazionale: “Netanyahu e Sinwar devono essere arrestati”

Il procuratore Khan, che ha già fatto spiccare il mandato d'arresto per Putin, vuole alla sbarra sia i leader di Hamas che quelli di Israele

Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia (Olanda), Karim Kahn, ha chiesto ai giudici mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e del leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar. In prospettiva entrambi rischiano una condanna per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Lo stesso Kahn, in un videomessaggio sui social media, si è detto “profondamente preoccupato” dalle “prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio”.

Poco più di un anno fa, il 17 marzo 2023, la Cpi ha spiccato un mandato d’arresto internazionale nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, per crimini contro l’umanità. la Corte ha giurisprudenza su oltre 100 paesi del mondo ma non è un organo dell’ONU. E non la si deve confondere con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, anch’essa con sede all’Aia. Oltreché per Netanyahu e Sinwar, la Corte penale internazionale ha chiesto un mandato di arresto per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.

Procuratore Corte penale l'Aia
Il premier israeliano Netanyahu (a sin.) e il capo di Hamas a Gaza, Sinwar. Foto Ansa/Epa

Le accuse della Corte

Insieme a Netanyahu, il ministro della Difesa, Gallant, è finito nel mirino del procuratore Kahn per varie ipotesi di reati gravissimi. Ovvero “aver causato uno sterminio, l’uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari. Trattamenti crudeli, atti disumani, la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto“. Tutte azioni seguite all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Uno “scandalo“, la replica di Netanyahu, che ha ribadito: “Questo non mi fermerà, non ci fermerà“.

Per quanto riguarda Hamas, invece, oltreché per Sinwar il procuratore capo della Corte penale ha chiesto l’arresto per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem, meglio conosciuto come Mohammed Deif. Nel mirino del procuratore Karim Kahn c’è anche Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Nei loro confronti le accuse sono di “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione“.

Una giuria della Corte penale internazionale esaminerà ora la richiesta di Khan per i mandati di arresto. Se i magistrati spiccassero mandati contro i politici israeliani sarebbe la prima volta in assoluto che Cpi prende di mira il leader di un paese stretto alleato degli Usa. La Come detto, la Corte penale aveva invece in precedenza emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin per la guerra in Ucraina.

Isaac Herzog Israele replica Corte penale internazionale
Isaac Herzog, presidente della Repubblica di Israele. Foto X @Isaac_Herzog

Durissima reazione di Israele

L’annuncio del procuratore della Corte penale è più che scandaloso. Dimostra quanto il sistema giudiziario internazionale sia a rischio collasso“, ha scritto su X il capo di Stato di Israele. Isaac Herzog parla di un “passo politico unilaterale” che rischia di “incoraggiare i terroristi nel mondo. E viola tutte le regole fondamentali della Corte secondo il principio di complementarità e altre norme legali“.

I leader di Hamas, ha sottolineato Herzog, “sono dittatori oppressivi colpevoli di omicidi di massa e violenze di massa. Rapimenti in massa di uomini, donne, ragazzi e bambini. È oltraggioso e non può essere accettato da nessuno qualsiasi tentativo di tracciare un parallelo tra questi terroristi terribili e un governo democraticamente eletto di Israele, al lavoro per adempiere al suo dovere di difendere e proteggere i suoi cittadini nel rispetto dei principi del diritto internazionale“.

Non dimenticheremo chi ha iniziato questa guerra, chi ha violentato, massacrato, dato alle fiamme, brutalizzato e rapito cittadini e famiglie innocenti” ha scritto ancora Herzog. “Non dimenticheremo i nostri ostaggi, il cui ritorno in sicurezza dovrebbe essere la preoccupazione numero uno della comunità internazionale“. Il presidente israeliano ha concluso con l’auspicio che “tutti i leader del mondo libero condannino senza mezzi termini questo passo (la richiesta di mandato d’arresto della Corte penale internazionale, ndr.) e lo respingano con fermezza“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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