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Ungheria, Ilaria Salis ai domiciliari: presto potrebbe tornare in Italia

Il padre: "Siamo felicissimi". L'insegnante detenuta con l'accusa di aver aggredito neonazisti è candidata alle elezioni europee

Svolta in Ungheria sul caso della nostra connazionale llaria Salis. Il tribunale ungherese di seconda istanza ha accolto il ricorso dei legali della 39enne che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari, dopo 15 mesi di cella in condizioni dure a Budapest. Salis, che si proclama innocente, è accusata di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti.

A lei i magistrati imputano inoltre “l’appartenenza a un’organizzazione antifascista” che in Ungheria è un’aggravante. L’insegnante italiana rischia fino a 24 anni di reclusione. Il 15 maggio, prima di di rispondere a una domanda al question time alla Camera, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha rilasciato alcune dichiarazioni circa questo caso, che ha fatto entrare in tensione diplomatica l’Italia e l’Ungheria. “Vorrei manifestare la mia soddisfazione per la notizia che abbiamo ricevuto sulla concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis” ha detto Nordio. “Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare” ha dichiarato all’Ansa il padre della donna, Roberto Salis.

Salis arresti domiciliari Ungheria
Ilaria Salis. Foto Ansa/Enrico Martinelli

Salis, si avvicina il ritorno

Il trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest per Ilaria Salis deciso dai giudici ungheresi – dopo che a marzo le fu negato –  apre la strada che agevola le tappe per il possibile rientro in Italia della 39enne. Le autorità italiane potrebbero chiedere al dicastero ungherese – previa l’eventuale richiesta da parte dei legali di Salis – la necessaria documentazione.

E a quel punto trasmettere il tutto all’autorità giudiziaria competente per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009. Una normativa per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare“. Sulla norma, però, ci sarebbe una giurisprudenza non univoca. In quanto quella applicata a Salis non è una misura conseguente a una condanna definitiva, ma una misura cautelare.

Roberto Ilaria Salis Milano
Roberto Salis a Milano il 14 maggio in campagna elettorale per la figlia. Foto Ansa/Daniel Dal Zennaro

La candidatura alle elezioni europee

Come è noto il nome di Ilaria Salis è oggi nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra (AVS) per la conquista di un seggio al Parlamento europeo alle elezioni dell’8 e 9 giugno. Salis potrebbe così tornare libera. Se eletta, infatti, per lei scatterebbe l’immunità parlamentare. Mentre in Ungheria è sufficiente la presentazione delle liste per far scattare l’immunità, in Italia occorre prima essere eletti.

Ma il caso Salis potrebbe non essere unico nel suo genere nel prossimo turno elettorale per il rinnovo del Parlamento Ue, l’8 e il 9 giugno prossimi. In Grecia il partito conservatore Nuova Democrazia ha inserito nella sua lista elettorale Fredi Beleri, un sindaco albanese di etnia greca condannato a due anni di reclusione in un caso di traffico di influenze che è culminato in una crisi politica con l’Albania.

Tornando a Ilaria Salis, se non riuscisse a raccogliere, assieme ad Avs, un numero di preferenze sufficiente per entrare al Parlamento di Strasburgo, la sua situazione di detenuta in attesa di giudizio in carcere non muterebbe. Come è noto il caso Salis è divenuto tristemente celebre per le manette, i ceppi alle caviglie e il guinzaglio con cui la giovane donna italiana è stata brutalmente esibita nell’aula di un tribunale ungherese. Modalità che hanno suscitato indignazione in tutta l’Unione europea per la palese violazione dei diritti umani dei detenuti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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