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Elezioni europee, l’ora della verità per il nostro futuro

Dalla guerra russa in Ucraina che sta per trascinare il continente in un grande conflitto all'ascesa dell'estrema destra neofascista in molti Paesi

Sabato 8 e domenica 9 giugno si svolgeranno in Italia (e in tutti i paesi dell’Unione) le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, come accade ogni 5 anni. Questa volta però la posta in gioco è più alta dell’ultima tornata del 2019, nel ‘mondo di prima’. Prima del Covid (2020); prima della guerra in Ucraina (2022), prima del trionfo elettorale della destra in Italia (2022) e dello scandalo Qatargate che ha devastato la credibilità del Parlamento europeo. Ma anche prima della guerra a Gaza (2023). Adesso siamo nel mondo del ‘dopo’. Sono passati 5 anni densi forse come 5 decenni.

Tanto che alcuni, a cominciare dall’Alto rappresentante della Ue, Josep Borrell, parlano di “ora della verità“. Questa, dunque, la definizione di Borrell, pronunciata nel corso della celebrazione della Giornata dell’Europa, il 9 maggio all’Università di Madrid. Il coordinatore della politica estera della Ue ha parlato dell’importanza di queste elezioni europee invitando i cittadini a riflettere sulla decisione. E sulle conseguenze del proprio voto. Non si tratta più di guardare alla politica interna “per la soddisfazione di votare contro qualcuno” ha detto il ministro spagnolo degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares.

Elezioni Ue Roma Colosseo 8 e 9 giugno 2024
Foto X @Europarl_EN

La Ue e la paura della destra

Secondo il capo della diplomazia spagnola il problema è ben più rilevante ed è la crescita dei partiti dell’estrema destra, anche neonazisti, come in Germania, che tutti i sondaggi segnalano da tempo in molti paesi dell’Unione. Si tratta di forze politiche “contrarie ai valori dell’Unione Europea“. Da parte sua anche Borrell, ha messo in guardia dal rischio di “meno Europa in caso di un possibile trionfo delle forze di estrema destra nelle urne l’8 e il 9 giugno.

È probabile che dalle urne emerga un chiaro successo delle forze di destra, nell’ambito del gruppo dei Conservatori e Riformisti, ad esempio, di cui è presidente il capo del Governo italiano, Giorgia Meloni. Ma anche nell’ambito del centristi che fanno capo al gruppo del Partito popolare europeo (Ppe). Quindi dei democristiani tedeschi, così come dei popolari spagnoli. Più difficile che il risultato arrida al gruppo parlamentare dei Socialisti e Democratici, di cui fa parte anche il PD italiano.

Dal Qatargate a Food for profit

Sul Centrosinistra europeo, del resto, pesano scandali come il Qatargate – il peggiore mai avvenuto al Parlamento europeo che coinvolse in pieno nel 2022 la vicepresidente socialista greca Eva Kaili. Ma anche, in queste ultime settimane, il caso del lobbismo spinto sul business dell’agroalimentare a cui i parlamentari europei sembrano cedere spesso e in maniera disonorevole e deprecabile.

De Castro elezioni parlamento europeo
Paolo De Castro. Foto Ansa/Epa Robert Ghement

Uno scandalo portato clamorosamente alla luce dal film-inchiesta Food for profit della giornalista Giulia Innocenzi, anticipato da Report e adesso nelle sale italiane. Una vicenda che ha già portato alla non ricandidatura, alle prossime elezioni europee, dell’esponente del PD Paolo De Castro, due volte ministro dell’Agricoltura in Italia e già vicepresidente vicario della Commissione Agricoltura nelle aule di Bruxelles.

Cosa può accadere in Italia

Malgrado ciò, rispetto alle elezioni europee i sondaggi realizzati tra la fine di aprile e i primi di maggio accreditano un trend in leggera crescita per il Partito Democratico. Che riduce, anche se di poco, il divario con Fratelli d’Italia. Secondo la Supermedia Agi/Youtrend, ricavata in base a una ponderazione dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, il PD si attesta attorno al 20%.

Si tratta del risultato più alto nell’ultimo anno, sotto la guida di Elly Schlein. Certo, un risultato (virtuale) che è di poco superiore al 19% delle elezioni politiche generali del 25 settembre 2022. Il tratto rilevante, semmai, è che FdI, il partito della premier Giorgia Meloni, si colloca al 27%, ossia soltanto un punto percentuale sopra il risultato del 26% delle politiche di un anno e mezzo fa. Alle spalle del PD, il M5S di Giuseppe Conte scende sotto il 16% per la prima volta nel 2024, mentre il testa a testa tra i partiti di Governo vede ancora Forza Italia-Noi moderati in vantaggio sulla Lega. Guadagnano qualcosa tutti i partiti in lotta per superare la soglia di sbarramento: Stati Uniti d’Europa (+Europa e Italia Viva) al 4,7%; AVS e Azione sul filo del fatidico 4%.

Parlamento Ue Strasburgo sede plenaria
La sede del Parlamento europeo a Strasburgo (Francia). Foto Ansa/Chigi Filippo Attili

Elezioni Ue, come si vota

Durante il fine settimana dell’8 e 9 giugno in Italia si voterà per eleggere 76 deputati su 720 del Parlamento europeo presieduto da Roberta Metsola. Alle elezioni si disporrà di un voto da esprimere su un’unica scheda. Per votare si deve tracciare un segno sul simbolo corrispondente alle lista prescelta. È possibile, non obbligatorio, esprimere fino a un massimo di 3 preferenze. Nel caso di più preferenze, però, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, altrimenti la seconda e terza preferenza saranno annullate.

I big che si candidano

Alle elezioni europee la premier e leader di FdI, Giorgia Meloni, sarà capolista in tutta ItaliaForza Italia corre insieme a Noi moderati. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sarà capolista in tutte le circoscrizioni, tranne che nelle Isole. Roberto Vannacci sarà capolista per la Lega in 2 delle 5 circoscrizioni, al Centro e al Sud. Nel PD la segretaria Elly Schlein guiderà le liste al Centro e nelle Isole. L’ex premier Giuseppe Conte non correrà alle Europee. Matteo Renzi sarà candidato all’ultimo posto nelle liste per gli Stati Uniti d’Europa in 4 circoscrizioni su 5. I nomi di punta di Alleanza verdi sinistra (Avs) sono quelli di Ilaria Salis e degli ex sindaci Ignazio Marino, Mimmo Lucano e Leoluca Orlando. Oltre a Carlo Calenda, la lista Azione-Siamo europei candida, fra gli altri, l’ex ministra Elena Bonetti e il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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