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Ucraina, arrestati 2 colonnelli: “Volevano uccidere Zelensky per conto dei russi”

Una congiura sarebbe stata sventata dai servizi segreti di Kiev. Fra gli obiettivi del piano anche alti gradi militari

I servizi segreti dell’Ucraina avrebbero sventato un piano per uccidere il presidente Volodymyr Zelensky. Lo Sbu, l’agenzia d’intelligence, ha reso noto di aver smantellato una rete di agenti dell’Fsb – i servizi di sicurezza russi – che stava preparando l’operazione. Secondo informazioni divulgate dallo Sbu su Telegram il 7 maggio, nel piano erano coinvolti anche due colonnelli del dipartimento ucraino per la sicurezza, che avrebbero fornito ai russi informazioni molto importanti.

Il progetto, secondo Kiev, avrebbe dovuto portare all’eliminazione di Zelensky e di altre figure di primo piano del Governo dell’Ucraina, a mo’ di ‘regalo’ a Vladimir Putin. Come è noto, infatti, il 7 maggio Putin ha giurato sulla Costituzione nel corso della cerimonia d’insediamento al Cremlino per il suo quinto mandato da presidente della Federazione russa. Questo dopo il plebiscito – secondo molti osservatori dovuto a elezioni truccate – del voto di marzo. Putin resterà al potere fino al 2030, salvo ricandidarsi ulteriormente grazie alla riforma che nel 2020 ha rimosso l’articolo che limitava il numero di mandati possibili per un presidente in Russia.

Zelensky Ucraina complotto sventato
Volodymyr Zelensky. Foto Ansa/Epa Sergey Dolzhenko

Ucraina, la congiura

Per quanto riguarda il presunto tentativo di far uccidere Zelensky, svelato dallo Sbu dell’Ucraina, i servizi segreti russi avrebbero cercato di reclutare militari, destinati a compiere materialmente l’azione, tra i reparti impiegati per la protezione del presidente. In sostanza, l’obiettivo era organizzare una vera e propria congiura. Con Zelensky dovevano morire il capo dei servizi di sicurezza, Vasyl Malyuk, il capo dell’intelligence, Kyryll Budanov, e altri funzionari e militari di alto livello.

Il piano, secondo i servizi ucraini, prevedeva una lunga e accurata attività di osservazione con raccolta di informazioni per individuare il domicilio principale degli altri ‘obiettivi’ oltre a Zelensky. Le coordinate avrebbero quindi permesso di condurre un attacco missilistico a colpo sicuro. Dopo il raid, l’area interessata sarebbe stata raggiunta da droni, che avrebbero dovuto portare il secondo attacco in base un ‘copione’ che la Russia ha già sperimentato in diverse città dell’Ucraina. L’operazione si sarebbe chiusa col lancio di un secondo missile, destinato a devastare ulteriormente l’area. Ma anche a eliminare, se possibile, le tracce relative all’impiego di droni.

Macron con Xi Jinping a Parigi il 6 maggio. Foto Ansa/Epa Ludovic Marin

Scontro fra Russia e Francia

Prosegue intanto lo scontro tra la Francia e la Russia. Il 7 maggio il ministero degli Esteri francese ha convocato l’ambasciatore russo a Parigi per chiarimenti, dopo che Mosca aveva convocato l’ambasciatore francese. La Francia accusa la Russia di “usare i canali diplomatici per manipolare le informazioni e intimidire. Il ministero russo è impegnato in una opera di inversione di responsabilità e sta cercando di accusare i paesi occidentali di minacciare la Russia“. Il regime di Putin aveva convocato l’ambasciatore francese dopo le dichiarazioni del presidente Macron sulla possibilità di inviare truppe NATO a combattere in Ucraina.

In un’intervista all’Economist, il 2 maggio, Macron aveva detto chiaro e tondo: “Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina – cosa che oggi non avviene – dovremmo legittimamente porci la domanda“. Ovvero se non sia il caso di inviare soldati europei a combattere per fermare le truppe di Mosca a tutti i costi. E ancora: “Escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni” quando i paesi della NATO avevano inizialmente negato l’invio di carri armati e aerei a Kiev “prima di cambiare finalmente idea“, aveva sottolineato il presidente francese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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