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Toti arrestato per corruzione, terremoto politico in Liguria

Avrebbe incassato 74mila euro. Matteo Cozzani, il suo braccio destro, avrebbe favorito la mafia. In carcere l'imprenditore Paolo Emilio Signorini

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è dal 7 maggio agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Genova e della Guardia di finanza. L’accusa è di corruzione. A emettere le ordinanze, che riguardano varie altre persone, il gip del Tribunale di Genova su richiesta della Procura depositata il 27 dicembre scorso.

La Guardia di finanza, riporta l’agenzia di stampa Ansa, ha notificato la disposizione a Toti mentre si trovava in un hotel di Sanremo, prima di partecipare a una conferenza stampa con Flavio Briatore. E ha effettuato una perquisizione nell’appartamento genovese di Giovanni Toti, in piazza Piccapietra, alla presenza dello stesso governatore. Perquisizioni anche negli uffici del Consiglio regionale ligure, in via Fieschi. Gli arresti domiciliari sono scattati anche per Matteo Cozzani, capo di gabinetto e braccio destro di Toti. È sotto accusa di corruzione elettorale, aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. perché avrebbe agevolato l’attività di Cosa Nostra. In particolare Cozzani avrebbe agevolato il clan mafioso Cammarata del mandamento di Riesi (Caltanissetta) con proiezione nella città di Genova. È accusato anche di corruzione per l’esercizio della funzione.

Giovanni Toti Regione Liguria
Giovanni Toti. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Le altre persone sotto accusa

Ai domiciliari, oltre a Giovanni Toti e a Matteo Cozzani, anche il terminalista genovese Aldo Spinelli, ex presidente della società di calcio del Livorno. Va direttamente in carcere invece l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato della società Iren. Secondo l’inchiesta, l’imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse.

L’inchiesta della procura di Genova ha scoperchiato un vasto giro di corruzione, tangenti e favori. È sotto inchiesta anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A.. Moncada deve osservare adesso il divieto, sia pure temporaneo, di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale. Anche per lui l’accusa è di corruzione. Stessa misura per Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, figlio di Aldo Spinelli, e per Mauro Vianello, imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova, accusato di corruzione nei confronti di Signorini, ex presidente del porto.

Le accuse mosse a Toti

Al presidente della Regione Liguria si contesta di avere accettato da Aldo e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti. E, soprattutto, di avere ricevuto una somma complessiva di 74.100 euro a fronte di più impegni. Ovvero di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da libera a privata; di agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali.

Aldo Spinelli inchiesta Dda Genova
Aldo Spinelli. Foto Ansa/Stefano D’Errico

Ma anche di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l., sotto il controllo degli Spinelli. Una pratica, questa, pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, malgrado l’approvazione risalga al 2 dicembre 2021.

I magistrati genovesi contestano inoltre a Toti di aver accettato da Spinelli la richiesta di ottenere per le proprie aziende gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante (assegnazione avvenuta rispettivamente in data 7.6.22 e in data 19.12.22). Il governatore si sarebbe poi impegnato ad assegnare all’imprenditore portuale un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI), e ad agevolare la famiglia Spinelli nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter (a cui il Comitato di Gestione aveva dato via libera il 29 luglio del 2022).

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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