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Rafah, invasione più vicina. Israele: “Cominciate ad andarvene”

L'esercito "invita" i palestinesi a spostarsi. Il 6 maggio è lo Yom HaShoah, la memoria del sterminio degli ebrei da parte dei nazifascisti

Situazione sempre più tesa nella Striscia di Gaza e in particolare a Rafah, nel sud. L’invasione israeliana dell’ultimo lembo di terra in cui sono ammassati quasi 2 milioni di profughi palestinesi si avvicina. I negoziati fra Israele e Hamas per una tregua nella guerra che dura da 7 mesi sono sospesi fino a martedì 7 maggio.

Al termine di una giornata di intense trattative, il 5 maggio, la delegazione di Hamas che era al Cairo per i colloqui ha consegnato la risposta ai mediatori di Egitto e Qatar. Ed è quindi partita alla volta di Doha (la capitale del Qatar) per consultazioni interne. La delegazione sarà di nuovo nella capitale egiziana il 7 maggio. Non è certo un caso se a Doha è giunto il capo della Cia (i servizi segreti Usa) William Burnsper un incontro con il premier Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani“. L’obiettivo statunitense è di parlare “dell’impegno per raggiungere un accordo sugli ostaggi a Gaza“.

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Un palestinese ucciso durante un attacco aereo israeliano a Rafah. Foto Ansa/Epa Haitham Imad

Israele prepara l’invasione di Rafah

In Israele, intanto, si intensificano i preparativi dell’invasione di Rafah. Il Governo Netanyhau, contro la cui politica di guerra a Gaza sono scesi in piazza, ancora il 4 maggio, migliaia di cittadini per protestare, ha bloccato tutte le attività di Al Jazeera. Si tratta dell’emittente araba qatariota, nota in tutto il mondo. L’esercito israeliano (Idf) chiede alla popolazione palestinese di lasciare la zona est di Rafah in vista dell’offensiva. Ovvero le zone più prossime al confine con Israele.

Il Times of Israel precisa che le forze armate domandano ai civili palestinesi di spostarsi verso la zona umanitaria delle aree di al-Mawasi e Khan Younis. “L’Idf agirà con estrema forza contro le organizzazioni terroristiche nelle vostre aree di residenza, come ha fatto finora. Chiunque si trovi vicino a organizzazioni terroristiche mette a rischio la propria vita e quella della propria famiglia“, si legge in un messaggio postato su X dal portavoce dell’esercito. Nel messaggio si avverte inoltre che “Gaza City è ancora una pericolosa zona di combattimento“. “Astenetevi dal tornare a Nord. Vi avvertiamo di stare lontani dalla barriera di sicurezza orientale e meridionale” si chiede inoltre.

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Foto X @tekaldas

Accuse di Netanyahu e replica di Hamas

Il 5 maggio il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha ribadito: “Volevamo ottenere rapidamente il rilascio degli ostaggi fermando le nostre operazioni. Stiamo vedendo segnali preoccupanti secondo cui Hamas non intende raggiungere un accordo con noi“. E “questo significa che l’operazione a Rafah inizierà nell’immediato futuro“.

Nelle ore precedenti il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, aveva avvertito che i danni di un’operazione militare israeliana a Rafahandrebbero oltre l’accettabile” senza un piano per proteggere i civili palestinesi. Ottant’anni dopo la fine dell’Olocausto, Israele affronta di nuovo un nemico “spietato e brutale che cerca la sua distruzione, ha poi detto Netanyahu nel corso della cerimonia ufficiale di commemorazione di Yom HaShoah allo Yad Vashem. L’attacco di Hamas del 7 ottobrenon è stato un Olocausto non per l’assenza di intenzione di annientarci, ma per mancanza di capacità“.

Dal canto suo il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha accusato Netanyahu per il “proseguimento dell’aggressione e l’allargamento del conflitto. Per il sabotaggio degli sforzi fatti tramite i mediatori e varie parti“. Hamas vuole arrivare a un accordo per il cessate il fuoco che ponga fine all’ “aggressione“, garantisca il ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia di Gaza. E preveda uno scambio di prigionieri “serio, ha detto Haniyeh.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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