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Caos autovelox, adesso le multe possono essere annullate

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Manca chiarezza normativa sugli autovelox stradali in Italia. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto l’impugnazione di un avvocato di Treviso, la situazione appare caotica. Il legale, da automobilista, aveva ricevuto una sanzione per aver viaggiato a 97 chilometri orari dove il limite è di 90. Ma lo strumento di rilevazione della velocità in base al quale l’uomo si è visto poi arrivare la multa a casa non era omologato. Ecco perché d’ora in avanti, il caso arrivando a fare giurisprudenza, le multe degli autovelox non omologati potrebbero venire annullate.

Le motivazioni della Suprema Corte sul caso dell’avvocato di Treviso risiedono nel fatto che il ministero delle Infrastrutture aveva autorizzato l’uso delle apparecchiature ma il Governo non le avrebbe sottoposte alla verifica tecnica necessaria. Un approfondimento più puntuale che ha lo scopo di garantire l’adeguata omologazione finale dello strumento di rilevazione della velocità. Vi è in sostanza un vuoto normativo. In base al quale gli automobilisti sono di fatto al riparo da conseguenze pecuniarie se colti dagli autovelox, per ora giudicati non regolamentari.

Foto Ansa/Michele Galvan

Ma come si riconosce un autovelox omologato da uno che è solo “approvato” ma non tecnicamente ineccepibile? Omologazione e approvazione sono due procedimenti differenti. In sostanza, per sapere se l’apparecchio utilizzato per l’accertamento della violazione del Codice della Strada sia omologato o meno bisogna guardare la tipologia di dispositivo indicato nel verbale di contestazione che si riceve a casa.

E poi occorre andare a verificare la seguente dicitura: “regolarmente approvato dal competente M.I.T. (Omolog. Decreto n… del …)“. Ma non basta. Una volta accertato il numero del decreto riportato nel verbale, è necessario andare a trovare, all’interno del decreto stesso, se si tratta effettivamente di approvazione o omologazione. Se c’è la dicitura “è approvato il sistema denominato …“, allora il dispositivo non è omologato: si tratterà semplicemente di approvazione del dispositivo.

Foto Ansa/Fasani

Autovelox, una stangata in aumento

Al di là del fatto che le multe da autovelox tornano in discussione dopo la sentenza della Corte di Cassazione, molti italiani sono indisciplinati al volante. O forse, più semplicemente, ci sono maggiori controlli e i sistemi per rivelare le infrazioni stradali sono più accurati e puntuali. Quel che è certo è che le multe pesano sempre di più nelle tasche dei cittadini. Nel 2023 i comuni del nostro Paese hanno incassato dalle contravvenzioni del codice della strada 1 miliardo e 535 milioni di euro.

Un dato in crescita del +6,4% in un anno e del +23,7% rispetto al 2019. A pesare è anche l’inflazione, che segna un +6,9% in 4 anni, ma l’aumento dei prezzi non basta a spiegare la corsa alle multe. Che sembra riguardare soprattutto i piccoli comuni. Gli incassi sono cresciuti del +50% nei centri con meno di 10mila abitanti; del +59,7% in quelli che hanno fra i 2mila e i 5mila abitanti. C’è inoltre una forte differenza su base territoriale circa i pagamenti delle multe da autovelox. Ben l’84,3% del miliardo e mezzo totale lo incassano i Comuni del Centro Nord. Al Sud e nelle isole il dato crolla al 15,7%. A Bologna si riscuote il 63,7% delle multe, a Milano il 53,6%, a Firenze il 51,9%. A Napoli risultano pagate soltanto il 14% delle sanzioni emesse, a Palermo il 12,2%.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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