Il crollo del Ponte Francis Scott Key di Baltimora, nel Maryland, ha sconvolto gli Stati Uniti e l’opinione pubblica internazionale. Secondo le autorità, 6 persone, operai che si trovavano sulla struttura, sono ancora dispersi da oltre 24 ore nelle gelide acque della baia. Si dispera di trovarli ancora in vita. Le ricerche sono state sospese al mattino del 27 marzo.

Vanno avanti, intanto, le indagini in merito al crollo del Francis Scott Key Bridge. Il ponte di Baltimora, lungo più di 2 chilometri e mezzo, è colato a picco dopo essere stato urtato violentemente nella notte di martedì 26 dalla nave mercantile Dali, battente bandiera di Singapore. S’indaga anche sulla situazione del carburante di cui la nave ha fatto rifornimento prima della partenza dal porto della città del Maryland. Secondo il Wall Street Journal gli inquirenti intendono verificare l’ipotesi per cui la perdita di potenza dell’imbarcazione, lunga quasi 300 metri, sia stata dovuta a gasolio sporco immesso nei serbatoi.

La Dali contro il Ponte di Baltimora (a sin.) e la Costa Concordia al Giglio nel 2012

Baltimora, i dispersi

Il crollo del ponte di Baltimora, avvenuto alle 1.30 della notte fra il 25 e il 26 marzo, ha determinato il precipizio in acqua di alcuni veicoli in transito in quel momento, fra cui, a quanto sembra, un camion. Una persona è morta, 2 sono state tratte in salvo vive, ma di altre 6 si sono perse le tracce. E adesso si dispera di recuperarle vive. Il capo della Guardia costiera di Baltimora, l’ammiraglio Shannon Gilreath, ha annunciato la sospensione delle ricerche con i sommozzatori. “Data la temperatura dell’acqua e il tempo trascorso dal crollo del ponte non crediamo che riusciremo a trovare qualcuno dei 6 dispersi ancora vivo” ha detto.

L’avaria della nave

Il quotidiano sottolinea che nessun investigatore è ancora salito a bordo della nave da carico. Il gigantesco cargo è bloccato contro il pilone del ponte sul quale si è schiantato. Secondo la testimonianza di uno dei membri dell’equipaggio, un’ora dopo aver levato l’ancora dal porto di Baltimora la nave ha perso potenza. “Si è spenta, abbiamo perso capacità di governo dei sistemi elettronici” ha affermato l’uomo. I motori del Dali “hanno ‘tossito’ e si sono spenti“.

Dalle primissime indagini emerge che la nave portacontainer che si è schiantata contro il ponte di Baltimora aveva superato due ispezioni nel 2023. Ne ha dato notizia l’autorità portuale di Singapore, sottolineando che le certificazioni che attestano l’integrità strutturale e delle attrezzature della Dali erano valide al momento dell’incidente. Il cargo battente bandiera di Singapore, è largo 48 metri, lungo 300 ed è stato costruito nel 2015. Era diretto a Colombo, la capitale dello Sri Lanka, nell’Oceano Indiano, dove avrebbe dovuto arrivare il 22 aprile.

Foto Al Drago/Bloomberg News

Risarcimenti miliardari

Il crollo del ponte è destinato a portare a una serie di risarcimenti assicurativi multimiliardari, sottolinea il Wall Street Journal. Il giornale ricorda il caso della nave da crociera italiana Costa Concordia, naufragata sugli scogli dell’Isola del Giglio, in Toscana, la tarda serata del 13 gennaio 2012. Come si ricorderà, ci furono 32 vittime e ci vollero anni per rimuovere la mastodontica imbarcazione, inclinatasi su un fianco a poche centinaia di metri dalla riva. Le assicurazioni versarono oltre 2 miliardi di euro per i risarcimenti.

Per il caso di Baltimora è possibile che le polizze sul cargo Dali che ha abbattuto il Francis Scott Bridge coprano tutto. Dalla perdita della struttura stessa all’interruzione delle attività commerciali che utilizzano il porto. Il Francis Scott Key Bridge è stato costruito nel 1977 per un costo di oltre 60 milioni di dollari, che oggi ammonta a circa 300 milioni di dollari se adeguato all’inflazione. I familiari delle vittime dell’incidente, così come i sopravvissuti, potrebbero anche sporgere denuncia contro l’operatore della nave.