Putin: “Pronti alla guerra nucleare”. Il braccio destro di Navalny aggredito in Lituania
Dal 15 al 17 marzo le elezioni in Russia: il risultato è scontato ma il regime teme che il voto si trasformi in un'occasione di proteste popolari
Fra due giorni – da venerdì 15 marzo fino a domenica 17 marzo – la Russia andrà alle elezioni politiche e Putin parla alla televisione di Stato. Mosca, dice l’autocrate del Cremlino, “è pronta a usare armi nucleari se c’è una minaccia alla sua sovranità o indipendenza”. Putin ha inoltre affermato di sperare che gli Stati Uniti evitino un’escalation che potrebbe scatenare una guerra nucleare, ma ha sottolineato che le forze nucleari russe sono pronte. Intanto una raffineria di petrolio è stata attaccata da un drone ucraino a Riazan, a circa 200 km a sud-est di Mosca.
Secondo quanto riferito dal governatore regionale, il raid avrebbe causato un incendio e il conseguente ferimento di diverse persone. Mentre il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan conferma l’invio di un nuovo pacchetto di armi all’Ucraina da 300 milioni di dollari. Tornando a Putin, alla domanda se abbia mai pensato di usare armi nucleari sul campo di battaglia in Ucraina, ha risposto che non ce n’è stato bisogno. Ha inoltre espresso fiducia nel fatto che Mosca raggiungerà i suoi obiettivi in Ucraina. E ha tenuto aperta la porta a eventuali negoziati per la fine della guerra sottolineando che qualsiasi accordo richiederà solide garanzie da parte dell’Occidente.
Brutale aggressione in Lituania
Le affermazioni di Putin sulle armi nucleari giungono come detto a poche ore dalle elezioni in Russia. E c’è chi si chiede se sia da considerarsi in relazione a questo voto politico anche quanto accaduto del Il 12 marzo In Lituania, dove è stato aggredito a martellate Leonid Volkov. Si tratta del braccio destro di Alexsei Navalny, il leader politico dell’opposizione russa a Putin morto in circostanze misteriose – forse assassinato – in una colonia penale artica un mese fa, il 16 febbraio. Ignoti hanno assaltato Volkov davanti alla sua abitazione in Lituania. Lo ha reso noto la portavoce del team Navalny, Kira Yarmysh. “Qualcuno ha sfondato il finestrino dell’auto, gli ha spruzzato liquido urticante negli occhi e poi ha iniziato a colpirlo con un martello“, ha scritto.
In nottata, è arrivato su Telegram anche il primo commento di Volkov: “Lavoreremo e non ci arrenderemo“, ha scritto aggiungendo che l’attacco, costatogli la rottura di un braccio, è stato un “caratteristico saluto da bandito” da parte degli scagnozzi di Putin. Poche ore prima di essere aggredito, Volkov aveva dichiarato al quotidiano indipendente russo Meduza di essere preoccupato della sua incolumità. “Il rischio principale ora è che verremo tutti uccisi. Il perché è una cosa abbastanza ovvia“, aveva detto.
Putin e il fantasma di Navalny
L’aggressione è giunta quasi un mese dopo la morte in carcere di Navalny per motivi ancora non chiariti. Ai funerali del leader politico, lo scorso 1 marzo, che il regime di Putin ha cercato di impedire, hanno partecipato migliaia di persone e ancora oggi, due settimane dopo, centinaia di cittadini fanno ogni giorno la fila per deporre un mazzo di fiori sulla sua tomba. Leonid Volkov, collaboratore per le campagne elettorali di Navalny, ha lasciato la Russia diversi anni fa su pressione delle autorità.
L’anno scorso, Volkov e il suo team hanno lanciato un progetto chiamato Navalny’s Campaigning Machine, con l’obiettivo di parlare con quanti più russi possibile, per telefono o online, e metterli contro Putin in vista delle elezioni presidenziali dei prossimi 15-17 marzo. La notizia dell’aggressione a Volkov è “scioccante“, ha dichiarato il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis su X, aggiungendo che “gli autori dovranno rispondere del loro crimine“.