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Ucraina, partigiani russi anti-Putin attaccano Belgorod e Kursk

Le forze di Kiev si infiltrano in territorio russo e aggrediscono con droni raffinerie di gas e petrolio

La guerra in Ucraina sembra essere sempre più vicina a un punto di svolta. Non positivo per Kiev. Secondo i servizi di sicurezza degli Stati Uniti, il paese rischia di perdere terreno in maniera significativa nel corso di questo 2024 se gli Usa, l’Unione europea e tutto l’Occidente non invieranno nuovi aiuti militari. E dopo l’invito di papa Francesco a Zelensky ad avere il raggio di scendere a patti con Putin, il presidente ucraino afferma che l’esercito di Kiev “ha fermato l’avanzata russa”. “La situazione è molto migliorata – afferma Zelensky – costruiamo una fortificazione di oltre mille chilometri”.

Poi un messaggio diretto all’omologo francese Macron: Fino a quando l’Ucraina resiste, l’esercito francese può restare sul territorio francese. I vostri figli non moriranno qui”. Come è noto, Macron aveva ventilato al vertice di Parigi di fine febbraio la possibilità che truppe NATO entrino in guerra sul terreno contro la Russia a fianco di Kiev. La NATO, così come gli Stati Uniti, ha smentito che sia in campo un’ipotesi del genere. Ma è evidente che, a due anni dall’invasione russa, l’Ucraina e i suoi alleati occidentali sono in difficoltà se si arriva ad affermare quello che finora nessun capo di Stato o di Governo aveva detto. E cioè che in un futuro non lontano anche soldati europei potrebbero dover andare a combattere la Russia.

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Foto X @Ukrinform_deu

L’azione dei ribelli russi

Ma anche Mosca è all’erta. Il 12 marzo sui social media sono apparsi video e immagini di un’operazione dei ribelli russi pro-ucraini e anti-Putin nelle regioni russe di Belgorod e Kursk. Territori al confine con l’Ucraina. “Tank con le bandiere della Legione Russia Libera nella notte sono entrati simultaneamente nella regione di Belgorod e in quella di Kursk dall’Ucraina” si afferma nei video. La Legione è composta da soldati russi che combattono al fianco di Kiev.

Al suo fianco ci sarebbero altri due gruppi paramilitari: il Corpo Volontario Russo ed il Battaglione siberiano. Secondo alcuni account pro-Kiev, il villaggio russo di Lozovaya Rudka sarebbe già sotto il controllo di queste “forze di liberazione“, mentre si combatterebbe a Tyotkino. Le forze armate russe affermano tuttavia di aver “respinto” l’attacco di “un gruppo di sabotatori ucraini” nella regione russa di Kursk, ha annunciato su Telegram il governatore Roman Starovoyt, precisando che i “sabotatori” hanno tentato di entrare a Tyotkino senza riuscirci.

Il Vaticano e l’Ucraina

Sul fronte della diplomazia l’attenzione delle ultime ore è concentrata sul botta e risposta fra il Vaticano e Zelensky. Il 9 marzo in base ad anticipazioni di un’intervista del Papa alla Tv svizzera, è emerso l’appello di Francesco a Kiev affinché abbia “il coraggio della bandiera bianca“, cioè, “di negoziare in tempo“, quando “vedi che sei sconfitto“, prima che “accada di peggio“. Parole clamorose che hanno fatto irritare l’Ucraina, a cominciare dalla stessa comunità cattolica. Il 12 marzo il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista al Corriere della Sera ha cercato di spiegare meglio cosa avesse voluto dire il Papa. L’appello del Pontefice, ha detto, è che si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo a una delle parti, bensì a entrambe.

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Dal canale telegram del governatore della regione russa di Belgorod, Vyacheslav Gladkov

Parolin e la Russia

E la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione“. Cioè la Russia che ha invaso l’Ucraina deponga le armi e si avvii un serio negoziato. “Non bisogna mai dimenticare il contesto – ha dichiarato Parolin al Corriere – la domanda che è stata rivolta al Papa (dalla Tv svizzera, ndr., una domanda sull’atteggiamento di chi sta con l’Ucraina). Il quale, in risposta, ha parlato del negoziato e, in particolare, del coraggio del negoziato, che non è mai una resa“.

Le difficoltà militari di Kiev

Di certo, secondo molti osservatori, l’Ucraina non ha la possibilità militare sul campo di battaglia di ricacciare i russi oltre confine, riprendendosi integralmente i territori occupati, a cominciare dalla Crimea. Anzi, secondo William Burns, il direttore della Cia, i servizi segreti americani, l’Ucraina rischia di perdere terreno in maniera significativa nel 2024. A meno che non riceva nuovi aiuti militari da parte degli Stati Uniti. Bloccare ulteriore assistenza militare a Kiev rappresenterebbe “un errore enorme e storico” da parte degli Stati Uniti, ha detto Burns.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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