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Biennale della fotografia femminile: al via la sua terza edizione

Quando l'immagine è strumento, linguaggio capace di raccontare ed esplorare un tema come 'Private'

La Biennale della fotografia femminile giunge alla sua terza edizione, tra gli spazi di Mantova dall’8 marzo al 14 aprile presentando i lavori di artiste di tutto il mondo.

Il suggestivo tema Private, tra privacy e privazione che la Biennale della fotografia femminile quest’anno presenta, è stato esplorato da artiste fotografe provenienti da tutto il mondo.

Biennale della fotografia femminile
Biennale della fotografia femminile. Crediti: Instagram/thandiwe_muriu – velvetmag

“Esiste una possibile correlazione tra il concetto di privazione e privacy?”, si domanda la Bffmantova. “In che modo è possibile definire ciò che è pubblico o privato? Cosa significa venire deprivati?”. A partire da queste riflessioni, la terza edizione della Biennale della fotografia femminile indaga attraverso la fotografia spazi individuali e collettivi, virtuali e reali.

Bffmantova: le mostre partecipanti

Apre i battenti l’8 marzo l’edizione 2024 della Biennale di fotografia femminile di Mantova. Confermandosi come uno dei più importanti eventi nel panorama artistico a livello internazionale. Organizzata dall’Associazione La Papessa con il Patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Mantova e la Fondazione Cariplo, con il sostegno di Fujifilm Italia, la Bffmantova ha riconfermato come direttore artistico Alessia Locatelli. Quest’anno, il tema scelto, Private, racchiude in sé molteplici significati intriganti e attuali. Private è il tema di questa edizione e si presta, infatti, a molteplici interpretazioni e a diversi linguaggi fotografici. Può essere interpretato come riferimento alla sorveglianza e definizione di spazio pubblico e privato, alla sfera privata, al concetto di privacy nell’era digitale.

Quest’anno, la Biennale presenta una serie di mostre principali di fotografe italiane e internazionali: Daria Addabbo – Drought. No water in the Owens Valley (Italia), Luisa Dörr – Imilla (Brasile), Kiana Hayeri – Where prison is a kind of freedom (Afghanistan), Esther Hovers – False Positives (Paesi Bassi), Tamara Merino – Underland (Cile), Thandiwe Muriu – Camo (Kenya), Photos2 Solitary – Photo requests from solitary (Stati Uniti), Claudia Ruiz Gustafson – La ciudad en las nubes (Stati Uniti), Newsha Tavakolian – And They Laughed At Me (Iran) con il supporto di Photo Grant di Deloitte promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte, Cammie Toloui – The Lusty Lady Series (Stati Uniti) e una selezione di foto di Lisetta Carmi in collaborazione con l’Archivio Lisetta Carmi,  Martini e Ronchetti (Genova).

Camo: Thandiwe Muriu racconta la donna che attraversa la piena accettazione di sé

A dispetto del ruolo che la cultura riserva, le protagoniste della fotografa Thandiwe Muriu non cercano l’approvazione altrui ma hanno fiducia in ciò che sono. Camo – infatti – è un viaggio verso la piena accettazione di sé. Ogni foto è accompagnato da un proverbio. Il perché di questa scelta lo si legge sull’ultimo numero di Elle: “La cultura del Kenya è soprattutto orale: è così che è trasmessa la saggezza del passato – spiega Muriu – I proverbi sono una forma d’arte che si sta perdendo: così contribuisco alla loro conservazione”.

Fotografia, Camo
Fotografia, ‘Camo’ progetto dell’artista Thandiwe Muriu. Crediti: https://www.bffmantova.com/thandiwe-muriu/ – velvetmag

Il lavoro di Thandiwe Muriu crea illusioni surreali di pura fotografia che non sono frutto di manipolazioni digitali, ma è tutto costruito in studio. Attraverso l’applicazione di texture Afro che è presente sullo sfondo e sull’abito delle donne che posano dinnanzi al suo obiettivo, e oggetti di uso comune, l’artista si confronta con i temi dell’identità e della ridefinizione dell’empatia femminile nel contemporaneo. Ripropone ritratti associati alla vita quotidiana in Kenya. Quest’ultimi realizzati con audaci accessori indossati dai suoi soggetti così da evidenziare il concetto di bellezza dal punto di vista africano. Un lavoro colorato e riflessivo che attraverso il camouflage, Muriu, fa emergere i volti delle stoffe riflettendo sul concetto del forzato ritiro nell’ambito privato, presentando così una nuova e audace visione della donna africana e della sua autonomia.

Teresa Comberiati

Spettacolo, Tv & Cronaca Rosa

Calabrese, a vent’anni si trasferisce a Roma dove attualmente vive. Amante della fotografia quanto della scrittura, negli anni ha lavorato nel campo della comunicazione collaborando con diverse testate locali in qualità di fotografa e articolista durante la 71ª e 75ª Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica. Ha già scritto il suo primo romanzo intitolato Il muscolo dell’anima. Colonna portante del blog di VelvetMAG dedicato alla cronaca rosa e alle celebrities www.velvetgossip.it, di cui redige ogni mese la Rassegna Gossip.

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