Le primarie elettorali in vista delle presidenziali di novembre degli Stati Uniti sono sempre di più appannaggio esclusivo di Joe Biden e Donald Trump. La consacrazione per entrambi, nei rispettivi campi politici, è arrivata con il Super Tuesday del 5 marzo. Si votava contemporaneamente in 15 Stati e in un Territorio. A questo punto praticamente certa una rivincita tra i due a novembre. Ed è sempre più forte la pressione sull’ultima grande rivale di Trump, Nikki Haley, affinché lasci la corsa repubblicana.

Biden e Trump hanno vinto in California, Texas, Alabama, Colorado, Maine, Oklahoma, Virginia, North Carolina, Tennessee, Arkansas, Minnesota e Massachusetts. L’unica vittoria di Haley è stata nel Vermont. Per Donald Trump la vittoria è schiacciante ma non completa. Nikki Haley gli impedisce appunto lo “strike” strappandogli a sorpresa il liberal Vermont, secondo successo dopo la capitale Washington. E per ora non molla, continuando ad attrarre uno zoccolo duro di elettori moderati o indipendenti che nelle elezioni presidenziali del 5 novembre potrebbero compromettere le chance di vittoria di Trump, soprattutto in alcuni Stati in bilico.

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Primarie, i delegati non hanno dubbi

Anche Biden ha perso un round naufragando nei caucus delle Isole Samoa, sconfitto da uno sconosciuto candidato locale, l’imprenditore Jason Palmer. Il presidente ha poi ritrovato nelle urne di alcuni Stati, come il Minnesota, la protesta del voto arabo per il sostegno a Israele nonostante il “genocidio” a Gaza. Per il resto il Super Tuesday delle primarie americane va come previsto. Trump e Biden che fanno incetta della quasi totalità dei delegati in palio, circa un terzo di quelli complessivi. Compresi i bottini più ricchi, quelli di California e Texas, i due Stati più popolosi degli Usa.

Sebbene gran parte dell’attenzione sia rivolta alla corsa presidenziale, nel “Super Martedì” ci sono state anche altre importanti contese elettorali. In North Carolina, nelle primarie per la carica di governatore, hanno prevalso il vice governatore repubblicano Mark Robinson e il procuratore generale democratico Josh Stein. A novembre si affronteranno in uno Stato decisivo per la corsa presidenziale. In California, gli elettori scelgono fra i pretendenti al seggio senatoriale detenuto per anni dalla democratica Dianne Feinstein, scomparsa lo scorso anno. Mentre a Los Angeles era in ballo la poltrona di procuratore generale.

Trump e Haley, convivenza impossibile

Il martedì delle primarie ha fatto esultare, ovviamente, Donald Trump. “Lo chiamano Super Tuesday per un motivo, è stata una serata formidabile” ha detto. “Ho fatto una cosa che nessuno avevo fatto prima nella storia“. Quindi ha profetizzato che il partito repubblicano “sarà presto riunito“, aumentando la pressione perché Nikki Haley lasci la corsa.

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Da parte sua Haley ha risposto indirettamente a Trump, senza citarlo: “L’unità non si raggiunge dicendo semplicemente ‘siamo uniti“. In un comunicato della campagna dopo i risultati del Super Tuesday, l’ex ambasciatrice all’ONU sottolinea che “resta un ampio gruppo di elettori repubblicani profondamente preoccupati da Trump“. “Questa non è l’unità di cui il nostro partito ha bisogno per avere successo. Affrontare queste preoccupazioni renderà il partito e l’America migliori“, ha concluso la rivale del tycoon.

Le primarie di Biden

Dal fronte delle primarie democratiche, Joe Biden ha mandato un messaggio al suo antagonista Trump. Un secondo mandato presidenziale del tycoon, ha detto significherebbe un ritorno al “caos, alla divisione e all’oscurità“. “Quattro anni fa mi sono candidato a causa della minaccia esistenziale che Donald Trump rappresentava per l’America in cui tutti crediamo“, è scritto in una nota. “Trump è mosso dalla rancore e dall’inganno, concentrato sulla vendetta e la ritorsione, e non sul popolo americano“, ha accusato Biden.