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La NATO e l’Europa: è corsa al riarmo

Trump minaccia di abbandonare il Patto Atlantico se eletto

Le ultime dichiarazioni di Donald Trump sulla NATO hanno creato scalpore soprattutto nel Vecchio Continente. L’ex presidente americano avrebbe infatti lasciato intendere che qualora Putin attaccasse un Paese europeo aderente al Patto Atlantico e lui fosse il prossimo presidente USA non si sentirebbe in dovere di difenderlo.

Alla base della presa di posizione di Trump, vi sarebbe il fatto che la maggior parte dei Paesi membri NATO, da tempo non rispettano la soglia minima del 2% di spesa militare. Ma in realtà racconta di una tendenza e una polarizzazione della politica americana ben specifica. Ovvero quella parte di America stanca oggi di dover continuare a sostenere il peso economico e militare di battaglie che si consumano a migliaia di Km di distanza e che desidera concentrarsi maggiormente sui propri problemi nazionali: come il debito pubblico esorbitante, i flussi migratori ormai fuori controllo, e un economia minata dall’avanzata cinese. Ma cosa succederà all’Europa se questa tendenza isolazionista degli USA dovesse avere la meglio con la vittoria di Trump?

Presidente NATO Stoltenberg/ FOTO ANSA

La NATO e l’Europa: Washington non ha mai incoraggiato iniziative europee

L’ex presidente americano Trump con le sue affermazioni ha creato scalpore nelle cancelliere europee. Ma il Tycoon non è che lo specchio di una parte di America reale e contemporanea, di cui forse si parla troppo poco. E che è rischiosissima, sopratutto per l’Europa, da ignorare e sottovalutare. Eppure è sotto gli occhi di tutti, basti pensare all’impossibilità di Biden di rinnovare un ulteriore pacchetto di aiuti all’Ucraina. Un sintomo lampante della volontà di una larga fetta di Repubblicani oggi di dedicarsi maggiormente ai problemi nazionali, così da forzare gli alleati europei a fare la loro parte. Da troppo tempo infatti i governi europei si sono adagiati all’idea che le risorse dello zio Sam sarebbero bastate per tutti. Ma se è vero che l’Europa si è adagiata sulla spesa militare. Dall’altra gli USA non hanno mai ben visto, né tanto meno incoraggiato quelle iniziative europee volte a una maggiore indipendenza militare e strategica da Washington.

Firma Danimarca nella NATO/ FOTO ANSA

La NATO infatti, nata in risposta durante la Guerra Fredda al Patto di Varsavia, con la caduta del Muro di Berlino in realtà avrebbe potuto cessare di esistere e lasciare spazio alla formazione di un esercito europeo. Che avrebbe potuto ugualmente svolgere al posto della NATO una funzione di deterrenza dinanzi al “nemico” russo. Dopotutto entrando di lì a poco nell’Unione Europea anche gli ex Paesi sovietici, la Russia avrebbe avuto ben poco margine di manovra. Dunque perché la NATO esiste ancora? E perché non esiste al suo posto un esercito europeo? Non è lontano dalla verità immaginare che la volontà di realizzarlo non è mai stata ben vista da Washington. Al livello strategico-militare infatti le basi NATO in Italia e nel Mediterraneo hanno fornito un importate aiuto logistico agli USA nella gestione del Medioriente, tra cui la guerra in Iraq. Ma non è tutto.

I vantaggi economici e strategici della NATO per gli USA

Dal punto di vista economico, il Patto Atlantico ha contribuito ad arricchire non di poco i fondi di investimenti americani che fabbricano armi. Dove ogni Paese aderente alla NATO ha l’obbligo di conformare il proprio equipaggiamento militare proprio acquistando armi Made in USA. Non sono in pochi gli esperti, come Robert Kennedy Junior, a parlare dell’azzardo commesso dalla Casa Bianca negli anni nell’ampliare la NATO fino alle porte della Russia. Solo per il guadagno commerciale che ne sarebbe scaturito. Ignorando nel frattempo i patti presi nell’89 con Gorbaciov che stabilivano un limite all’espansionismo NATO a Est. L’attuale posizione di garante supremo delle questioni globali e di quasi unico contribuente delle spese militari del blocco occidentale dunque, in realtà l’America l’ha voluta e cercata.

Presidente Stoltenberg/ FOTO ANSA

Solo che adesso che il debito pubblico USA ha raggiunto cifre preoccupanti e la situazione globale è mutata radicalmente si pretende un cambiamento di rotta repentino. E il Presidente della NATO Stoltenberg, in risposta a Trump, avrebbe riferito nell’ultima conferenza stampa, che le cose cambieranno. Circa 18 dei 31 Paesi membri quest’anno raggiungerà la soglia minima del 2% della spesa militare. In realtà già nel 2023 la spesa complessiva dei 31 Paesi del Patto Atlantico è aumentata di 600 miliardi di dollari, dunque di circa l’11%. Nel 2024 si prevede un ulteriore aumento di 380 miliardi di dollari. Cifre che spaventano e che non lasciano più molti dubbi sull’attuale drammatica corsa al riarmo del mondo, e quindi anche dell’Europa. Che nel frattempo discute della possibilità di avere delle armi nucleari europee. Dove ad oggi la Francia è l’unica a possedere degli ordigni, mentre tutti gli altri Paesi, tra cui il nostro, ospitano ordigni nucleari NATO. Dove l’uso dunque è strettamente condizionato.

La drammatica corsa al riarmo

L’Italia, come confermano le parole del Ministro della difesa Crosetto, non riuscirà entro quest’anno a raggiungere la soglia NATO richiesta. Il debito pubblico infatti è una delle principali ragioni per la quale anche altri Paesi membri faticano a trovare le risorse da destinare al settore militare. Ma sarà inevitabile. Eppure questa corsa al riarmo imposta da Oltreoceano in previsione di una guerra con la Russia di Putin, ha già il sapore amaro della sconfitta. Questo clima da Guerra Fredda trascina i governi europei oggi in una strada senza via uscita. Ad uno scontro che potrebbe cancellare l’essere umano dalla faccia di questa terra.  E per il Vecchio Continente che solo una manciata di decenni fa è stato scenario di uno dei conflitti più sanguinosi della storia, questa ennesima corsa al riarmo rappresenta già una sconfitta.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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