NewsPrimo piano

Bombe israeliane su Rafah: 100 morti. Liberati 2 ostaggi prigionieri di Hamas

Dall'inizio della guerra a Gaza, il 7 ottobre, sono morti 28mila palestinesi, oltre ai 1.400 israeliani massacrati nei kibbutz

La guerra a Gaza è ormai la guerra di Rafah. La località meridionale più estrema della Striscia, dove si sono rifugiati oltre un milione di profughi palestinesi in fuga dalla devastazione e dalla morte, è sotto attacco. Israele ha scaricato una pioggia di fuoco: missili e bombe che nella notte fra l’11 e il 12 febbraio hanno ucciso un centinaio di persone, donne e bambini in primo luogo, secondo Hamas. Tel Aviv ha liberato due ostaggi israeliani rapiti dai terroristi il 7 ottobre scorso.

Lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram con un comunicato. “Durante un’operazione congiunta dell’Idf (le Forze di difesa israeliane, ndr), dell’Isa (il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet, ndr) e della polizia israeliana a Rafah sono stati salvati due ostaggi israeliani. Fernando Simon Marman, 60 anni, e Louis Har, 70, rapiti dall’organizzazione terroristica Hamas il 7 ottobre dal Kibbutz Nir Yitzhak“. “Entrambi sono in buone condizioni mediche (…). Le forze di sicurezza continueranno ad operare con tutti i mezzi per riportare a casa gli ostaggi” nelle mani dei miliziani palestinesi, che sono ancora svariate decine di persone.

Rafah guerra Striscia Gaza
Foto X @lanuovaBQ

Rafah, situazione disperata

Ma l’operazione militare israeliana di questa notte a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, avrebbe provocato “circa 100 morti“. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza, sotto il controllo di Hamas. Secondo le fonti palestinesi si è verificata una serie di attacchi aerei israeliani nella notte: l’esercito invasore avrebbe colpito 14 abitazioni e 3 moschee in diverse zone della città.

Secondo Hamas, si è trattato di un “orribile massacro contro civili indifesi e bambini, donne e anziani sfollati“. Lo riporta la Cnn. Il raid “è considerato una continuazione della guerra genocida e dei tentativi di sfollamento forzato che Israele sta conducendo contro il nostro popolo palestinese“. Nella sua dichiarazione, Hamas ha detto che il presidente americano Joe Biden e la sua amministrazione si devono assumere la “piena responsabilità” per le morti dei civili.

ostaggi e familiari dopo liberazione Rafah
I due ostaggi Fernando Simon Marman (a sinistra) e Louis Har (a destra) dopo la liberazione. Foto X @theisraelitrut

La liberazione degli ostaggi

L’operazione per la liberazione dei due ostaggi israeliani è cominciata attorno alle 2 del mattino del 12 febbraio, quando “le forze israeliane hanno fatto irruzione in un edificio nel cuore di Rafah dove i due erano tenuti da Hamas“. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui l’azione “era stata preparata da qualche tempo“. “Dal momento dell’apertura del fuoco – ha aggiunto – i soldati hanno protetto i due ostaggi con i loro corpi durante la battaglia con i terroristi”. Una battaglia “divampata con pesanti scambi di colpi in molti posti e con molti terroristi“. Nel sud della Striscia di Gaza, e a Rafah in particolare, sono concentrate centinaia di migliaia di persone che nessuno vuole accogliere, neppure l’Egitto.

L’esercito israeliano ha inoltre annunciato la morte in combattimento nel sud di Gaza di altri due soldati. Si tratta di Adi Eldor, 21 anni, e di Alon Kleinman, 21 anni. Il bilancio ufficiale dei soldati israeliani morti in combattimento – dall’inizio dell’operazione nella Striscia, cioè da 4 mesi a questa parte – è di 229 militari. L’ufficio del presidente argentino Javier Milei, su X, ha ringraziato l’esercito israeliano e le altre forze di sicurezza per aver liberato i due ostaggi Fernando Simon Marman e Louis Har, di origine argentina. Milei nella sua recente visita in Israele aveva ribadito la richiesta della liberazione di ognuno degli ostaggi argentini e “la sua ferma condanna del terrorismo di Hamas“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio