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Rafah, i palestinesi schiacciati fra Israele e l’Egitto

Netanyahu ordina l'attacco nel sud della Striscia, dove si sono rifugiati oltre un milione di profughi. Il Cairo non ammette che si riversino oltre confine

La guerra a Gaza ha superato ormai i 4 mesi di devastazione e morte ovunque nella Striscia, e adesso è a Rafah, nel Sud, che si temono nuovi massacri indiscriminati. Altre 25 persone sono morte nella notte fra il 10 e l’11 febbraio proprio a Rafah, dopo che poche ore prima si erano contate altre 44 vittime. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato piani di evacuazione dei civili lanciando un monito: “Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra. Tenete Hamas lì. Prenderemo i restanti battaglioni terroristici di Hamas nell’ultimo bastione”.

Il campo profughi più meridionale di Gaza è diventato il rifugio per oltre la metà dei 2 milioni di palestinesi che abitano la Striscia, spinti a sud dalla guerra. In un’intervista alla rete televisiva americana Abc, Netanyahu ha affermato che l’attacco di Israele avverrà “garantendo un passaggio sicuro alla popolazione civile in modo che possa andarsene“. E ha aggiunto: “Questo fa parte del nostro sforzo bellico per tenere i civili fuori pericolo. Fa parte dello sforzo di Hamas per mantenerli in pericolo“. Finora, però, secondo le fonti sanitarie della Striscia di Gaza, sono oltre 27mila i morti a causa dell’invasione  e dei bombardamenti israeliani. E ci sono quasi 70mila feriti.

Israele Gaza Rafah
Un palestinese dopo che un attacco aereo israeliano a Rafah. Foto Ansa/Epa Haitam Imad

Rafah, l’Egitto contro Israele

Da parte sua l’esercito di Israele ha annunciato di aver scoperto sotto la sede dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, un vero e proprio centro dati sotterraneo. Una server farm completa di alloggi per i terroristi di Hamas raggiungibile attraverso un tunnel. Lo riporta il The Times of Israel. In ogni caso i negoziati per una tregua a Gaza restano “complicati“, la “situazione è grave” ed “evolve in modo negativo“. Dal Cairo arrivano parole di forte contrarietà su quanto sta accadendo a Rafah dopo l’annuncio dell’esercito israeliano di attaccare l’ultima frontiera a sud della Striscia di Gaza.

Quella israeliana non è altro che “una politica sistematica di sfollamento” degli abitanti di Gaza. Ne è convinto il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri secondo cui “non si può andare avanti con misure il cui esito è respinto“, ha detto durante una conferenza stampa. Rafah è un territorio molto piccolo in cui, dice l’Unrwa, “la gente non sa davvero come proteggersi e soprattutto dove andare“. È inevitabile che per salvarsi i palestinesi si spingano verso la penisola del Sinai cercando di entrare in Egitto. Non c’è altra via di fuga realisticamente immaginabile per loro.

Striscia bombardamenti Rafah
Foto Ansa/Epa Haitham Imad

A rischio il trattato di pace

Ma l’Egitto, scrive il Wall Street Journal, ha di nuovo avvisato Israele che ogni spostamento di massa di palestinesi nel suo territorio metterebbe a rischio il trattato di pace del 1979. Il Cairo sta rafforzando le protezioni lungo il confine per impedire ai palestinesi di passare nel Sinai. L’Egitto è un mediatore chiave, insieme al Qatar, nei negoziati per arrivare a una tregua tra Israele e Hamas per il rilascio di ostaggi e dei prigionieri. Negli ultimi due giorni ha ospitato al Cairo una delegazione del gruppo islamista palestinese e un’altra della Jihad islamica palestinese nel tentativo di avvicinare le loro posizioni e preparare una proposta che possa essere accettabile per Israele.

Hamas denunciata alla Corte dell’Aia

Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth fa sapere intanto che le famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas intendono avanzare una denuncia ufficiale alla Corte penale internazionale dell’Aia (da non confondere con la Corte internazionale di giustizia, dell’ONU) per “rapimento, crimini sessuali violenti, torture“. Circa 100 rappresentanti delle famiglie degli ostaggi si recheranno nella capitale dei Paesi Bassi difesi da avvocati di Israele e di tutto il mondo. Obiettivo immediato della denuncia – ha spiegato il quotidiano – è quello di ottenere un mandato di arresto contro i leader di Hamas. Nelle prossime settimane anche ex ostaggi liberati si recheranno all’Aia per sostenere le accuse.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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