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Medicane, la sfida dei meteorologi: “Prevederli prima possibile”

Gli uragani autunnali nel Mediterraneo costringono a una revisione dei modelli di analisi scientifica

I cambiamenti del clima in atto sulla Terra influenzano pesantemente il Mediterraneo con i Medicane, gli uragani che sconvolgono il nostro mare in autunno. La scommessa è riuscire a prevedere in tempo utile questi fenomeni. Insieme a grandinate violente, super celle temporalesche, downstream e tornado che negli ultimi anni sono stati più presenti anche sull’Italia.

I Medicane (da ‘Mediterranean hurricane‘, uragano in inglese) sono eventi legati al cambiamento climatico. Per prevederli in tempo utile, i meteorologi hanno bisogno di aggiornare i loro modelli per le previsioni, osserva Dino Zardi, docente di Fisica dell’atmosfera all’Università di Trento. È stato questo uno dei temi principali del convegno dell’Associazione italiana di scienze dell’atmosfera e meteorologia (Aisam) organizzato a Lecce, presso l’Università del Salento.

Medicane Grecia satellite
Foto X @Pierre_Markuse

Medicane, esperti a convegno

Emerge la necessità di integrare tutte le informazioni che abbiamo a disposizione” sui Medicane e non solo. “Da quelle che arrivano dalle stazioni di superficie a quelle dei satelliti. Lavoriamo all’insegna della massima sinergia delle osservazioni e a nuovi modelli meteorologici“, aggiunge l’esperto, che fino a pochi giorni fa è stato il presidente dell’Aisam. Ha passato il testimone Sergio Pisani, ex previsore meteo dell’Aeronautica Militare.

Gli eventi meteorologici estremi sono fra i temi di punta“, dice Piera Ielpo, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ielpo è stata fra gli organizzatori del convegno. “Fra i tanti temi anche i modelli attuali delle previsioni meteo e di quelli futuri“, ha aggiunto la ricercatrice.

Problemi da risolvere

Una delle scommesse, osserva Zardi, è “tenere sotto osservazione il fenomeno dei Medicane perché al momento non abbiamo elementi per sapere se diventeranno più frequenti. Ma è importante avere elementi per riuscire a prevederli in modo più preciso“. Attualmente si riesce infatti a prevederli con un anticipo di 2-3 giorni. C’è molto da fare anche per rispondere ad altre domande. Per esempio: il cambiamento climatico causa un numero maggiore di temporali? I temporali violenti e le grandinate dell’estate 2023 sono stati un episodio o sono destinati ad aumentare?

Per trovare le risposte stiamo raffinando i modelli di previsione che abbiamo“, ha osservato Zardi. Non è un’impresa isolata. Molti paesi in tutta l’Europa sono alle prese con lo stesso problema, relativo ai medicane e non solo. L’Italia sta lavorando con Germania, Svizzera e Grecia nell’ambito di consorzio europeo. “Uno dei fronti aperti – dice l’esperto – è la condivisione dei dati. Ogni volta che lanciamo un modello, dobbiamo mettere insieme tanti strumenti di osservazione. Più si fa questo, più il modello lavora bene. La sfida è ottimizzare per assimilare dati“.

Servono più meteorologi

A fronte della necessità di analizzare e prevedere prima possibile fenomeni relativamente nuovi come i Medicane, dati i cambiamenti climatici in atto, si sta registrando una domanda crescente di previsioni sempre più precise e puntuali. Una realtà che sta gradualmente creando un nuovo mercato del lavoro. “La domanda di meteorologi è in aumento, sia da parte di enti pubblici che da imprese private“, osserva Zardi. Assicurazioni, imprese agricole, trasporti, solo per citare alcuni settori, hanno bisogno di informazioni meteo mirate. “Questo stimola lo sviluppo di imprese focalizzate. Per un giovane, la meteorologia – conclude Zardi – è sicuramente un’opzione da prendere in considerazione”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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