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Sgarbi si dimette e attacca Sangiuliano: “Ministro senza dignità”

Il sottosegretario ai Beni culturali travolto dall'istruttoria dell'Antitrust e dalle inchieste di Report e del Fatto sul traffico di quadri

In tanti, soprattutto nel Governo, hanno tirato un sospiro di sollievo: Vittorio Sgarbi, sia pure con un colpo di teatro attentamente studiato, ha rassegnato in pubblico le sue dimissioni da sottosegretario ai Beni culturali. Ingombrante istrione da sempre, Sgarbi era all’evento ‘La Ripartenza’, organizzato dal giornalista Nicola Porro il 2 febbraio a Milano. Salito sul palco ha affermato: Secondo l’avviso dell’Antitrust io non potrei parlare di arte per evitare il conflitto di interesse. E quindi vorrei annunciare qui le mie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Cultura. Mi dimetto con effetto immediato“.

Il critico d’arte è nella bufera per diverse ragioni. L’Antitrust lo ha messo nel mirino per la presunta incompatibilità fra le sue funzioni di membro del Governo e di conferenziere a pagamento, per conflitto di interesse. Sgarbi è inoltre sotto accusa per 715mila euro di debiti col Fisco. E infine un’inchiesta di Report e del Fatto Quotidiano lo ha messo sulla graticola per un quadro che si presume rubato e che, giunto in suo possesso, Sgarbi avrebbe rivendicato come proprio esibendolo in una mostra a Lucca. Non solo. L’opera sarebbe stata falsificata per non renderla riconoscibile. In un secondo caso, sempre stando alla ricostruzione dell’inchiesta giornalistica, il sottosegretario ai Beni culturali avrebbe tentato di esportare illegalmente all’estero un altro quadro.

Vittorio Sgarbi sottosegretario Beni culturali
Vittorio Sgarbi. Foto Ansa/Mourad Balti Touati

Sgarbi contro Sangiuliano

Contro i cronisti di Report e del Fatto Sgarbi ha scagliato gravissimi insulti e volgarità davanti alle telecamere, compresi ‘auguri’ di morte. “Non mi devo scusare con nessuno – ha detto il 2 febbraio da Porro – ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque. Quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole“. L’Antitrust, ha quindi precisato il sottosegretario dopo aver annunciato le sue dimissioni, “ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro“.

Di qui l’attacco al ministro Gennaro Sangiuliano. “Non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della Garisenda” ha detto Sgarbi. “Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime“, ha aggiunto.

Gennaro Sangiuliano ministro cultura
Il ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano. Foto Ansa/Ciro Fusco

L’Antitrust – la Autorità garante della concorrenza e del mercato – va verso la conclusione dell’istruttoria sull’incompatibilità di Sgarbi. È il 15 febbraio il termine previsto entro il quale dovrà pronunciarsi sulla questione. Nei primi giorni della prossima settimana, forse già lunedì 5 febbraio, potrebbero essere note le conclusioni. “Ovviamente io sono noto per le mie imprecazioni e per le ‘capre’” dice l’ex sottosegretario indebitato col Fisco. “Non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno. Mi scuso – ha aggiunto Sgarbi – con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: ‘Vorrei che tu morissi’. Mi scuso, per chi l’ha interpretato in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un’intervista non autorizzata, non voluta“.

 

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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