Dopo il New York Times anche per il Washington Post è possibile una svolta nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Un conflitto che dura ormai da quasi 4 mesi. E che ha causato la morte e il ferimento di decine di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini. A Gaza ci sono 19mila bambini orfani e la popolazione sta rischiando di morire di fame. Il Washington Post ha riportato i punti principali della proposta di intesa mediata da Usa, Qatar ed Egitto. La bozza prevede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza, in cambio di un cessate il fuoco di 6 settimane. In contemporanea avverrebbe il rilascio di detenuti palestinesi nel rapporto di 3 di loro per ogni ostaggio israeliano.
La proposta include anche la condizione di un riposizionamento non permanente delle forze israeliane lontano dalle aree densamente popolate della Striscia. E un aumento degli aiuti umanitari a Gaza. La bozza di intesa include altre addizionali pause nei combattimenti. Nel corso delle quali avverrebbe il rilascio dei soldati israeliani tenuti prigionieri e dei corpi degli ostaggi uccisi da Hamas.
Gaza, 19mila bimbi soli
L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) afferma che la sua più grande preoccupazione su Gaza riguarda circa 19mila bambini rimasti orfani o soli senza alcun adulto che si prenda cura di loro. Lo scrive la Bbc che ha intervistato Jonathan Crick, capo delle comunicazioni di Unicef Palestina. “Molti di questi bambini sono stati ritrovati sotto le macerie o hanno perso i genitori nel bombardamento della loro casa“, afferma Crick da Rafah. Altri sono stati trovati ai checkpoint israeliani, negli ospedali e per le strade.
Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha dichiarato che almeno 26.900 persone sono rimaste uccise nell’enclave dal 7 ottobre, il giorno in cui è scoppiata la guerra con Israele. L’ultimo bilancio comprende 150 morti nelle ultime 24 ore, riferisce una dichiarazione del ministero aggiungendo che 65.949 persone sono state ferite nella Striscia dall’inizio dei combattimenti.
Access to clean water is a matter of life and death.
In📍#Gaza, every day is a struggle to find bread and water. Every day is a struggle to survive.
Without safe water, many more people will die from deprivation and disease. pic.twitter.com/Li36KmA0IK
— UNRWA (@UNRWA) January 31, 2024
Crolla il traffico navi nel Mar Rosso
E arrivano dati allarmanti sul traffico di container nel Mar Rosso. A causa degli attacchi degli houti, i ribelli yemeniti filoiraniani, contro le navi mercantili occidentali, il flusso di navigazione è calato del 30%. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale. Il FMI ha ricordato come nella prima metà del 2023 gli scambi commerciali attraverso il Canale di Suez rappresentassero il 12% del commercio globale e il 30% del traffico globale di container.
Il timore è che la guerra da Gaza si muova per divorare tutto il Medio Oriente. Come è noto, fa le parti in causa c’è la repubblica islamica dell’Iran, filopalestinese ma soprattutto arcinemica di Israele. “Risponderemo con decisione a qualsiasi attacco all’Iran” ha dichiarato il 31 gennaio l’ambasciatore iraniano all’Onu Saeed Iravani. Il quale ha poi sottolineato come “la politica fondamentale di Teheran è di rispondere con forza ai nemici nel caso in cui prendano di mira il paese. Ma anche i suoi interessi e i suoi cittadini al di fuori dei confini nazionali“.
La dichiarazione di Iravani è arrivata dopo che il presidente statunitense, Joe Biden, ha dichiarato che gli Usa hanno deciso come rispondere all’attacco alla loro base in Giordania il 28 gennaio. Un’aggressione militare che ha causato la morte di tre soldati americani. Gli attentatori sarebbero gruppi del Kataib Hezbollah iracheno, sostenuto dall’Iran.