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A Trump anche il New Hampshire, ma Haley avanza e non molla

L'ex ambasciatrice all'ONU raccoglie oltre il 40% dei consensi e punta tutto sulla sfida nella Carolina del Sud di cui è stata governatrice

Ai caucus repubblicani degli Stati Uniti per le presidenziali di novembre, Donald Trump fa un bis storico. Vince le primarie in New Hampshire con oltre il 50%, quasi ipotecando ormai la nomination per la Casa Bianca. È il primo candidato del Gop non in carica dell’era moderna a vincere sia nello Iowa che nel Granite State.

Ma il distacco dalla sua unica rivale rimasta, Nikki Haley, è ‘soltanto’ dell’11% e non del 20% come indicavano i sondaggi alla vigilia della sfida. Con l’82% delle schede scrutinate Trump prevale col 54,6% contro il 43,6% della Haley. Se si considera che il governatore della Florida, Ron DeSantis, che si presentava come l’anti Trump, ha subito abbassato le penne ritirandosi dopo la netta sconfitta nello Iowa facendo un endorsment per il tycoon, il risultato dell’ex ambasciatrice all’ONU assume una certa rilevanza. E rafforza la convinzione di Nikki Haley di restare in una gara che “non è uno sprint ma una maratona“.

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Donald Trump e Nikki Haley. Foto Ansa/Epa

I dem preferiscono Trump

Il New Hampshire è il secondo Stato della nazione (a tenere le primarie, ndr), non l’ultimo. Questa corsa è lungi dall’essere finita, ci sono ancora decine di Stati e il prossimo è la mia amata South Carolina” ha promesso Haley davanti alla folla dopo il voto. Ma anche nel Palmetto State di cui è stata due volte governatrice e dove si vota tra un mese è in forte svantaggio su Trump. Di circa 30 punti secondo i sondaggi. Se dovesse perdere nel suo ‘home state‘ la sua corsa rischierebbe di finire veramente.

Sul fronte dei democratici, invece, uomini di Joe Biden osservano che “Trump si è quasi assicurato la nomination“. Agli occhi dell’Amministrazione uscente degli Stati Uniti l’ex presidente sotto processo con accuse di aver favorito un quasi golpe nel giorno dell’assalto al Campidoglio (6 gennaio 2021) è l’avversario più vulnerabile. Biden potrebbe conquistare il voto dei moderati e degli indipendenti, soprattutto se Trump subisse una prima condanna in uno dei numerosi processi pendenti a suo carico.

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Foto Ansa/Epa CJ Gunther

Il tycoon attacca Haley

Da parte sua Trump tradisce insofferenza per la caparbietà di Nikki Haley e la manifesta senza scrupoli. Secondo lui dopo la sconfitta anche nel New Hampshire, l’ex ambasciatrice “dovrebbe lasciare la corsa” perché altrimenti “dobbiamo sprecare soldi anziché spenderli contro Biden“. Poche ore prima aveva detto che non avrebbe mai chiesto a nessuno di farsi da parte. E che non gli interessava se la rivale continuava la gara. Poi l’ha attaccata anche nel suo victory speech: “Nikki Haley ha avuto una serataccia. Ha perso e ha fatto un discorso come se avesse vinto“. E ha lanciato una insinuazione minacciosa: “Se vincesse la nomination sarebbe indagata entro quindici minuti per piccole cose di cui non vuole parlare“. Quindi ha deriso il presidente in carica: “Abbiamo battuto Biden ma, d’altra parte, chi non lo batterebbe? Non riesce a mettere due parole in fila, non riesce a camminare“. Sul palco anche i suoi ex rivali Vivek Ramaswamy e il senatore Tim Scott. Ma non Ron DeSantis.

La replica dell’ex ambasciatrice

Prima di lui aveva parlato la Haley, congratulandosi con il tycoon ma gettandogli un nuovo guanto di sfida. “L’incoronazione di Trump sarebbe una vittoria per Biden. E il South Carolina non vuole un’incoronazione, vuole un’ elezione“. “Il segreto peggio custodito in politica è quanto i democratici vogliano correre contro Trump. Sanno che è l’unico repubblicano nel Paese che Biden può sconfiggere” ha aggiunto graffiante al Haley. E ha quindi accusato Trump di generare caos in continuazione, sostenendo che la sua acutezza mentale sta diminuendo con l’età. “La maggior parte degli americani non vuole una rivincita tra Biden e Trump. Vincerà il partito che riuscirà per primo a mandare in pensione il proprio candidato ottantenne” ha concluso Haley.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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