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Guerra in Medio Oriente: l’Iran colpisce in Iraq, Siria e Pakistan

Il conflitto si sta allargando progressivamente dalla Palestina all'Asia meridionale

La guerra a Gaza fra Hamas e Israele sta mettendo in tensione tutto il Medio Oriente fino all’Asia del Sud. Il 17 gennaio il Pakistan ha accusato l’Iran di aver effettuato attacchi aerei sul suo territorio, uccidendo due bambini e ferendone altri tre. Il ministero degli Esteri afferma di aver convocato il rappresentante iraniano a Islamabad per protestare contro “una violazione ingiustificata del suo spazio aereo”.

Questa violazione della sovranità del Pakistanè totalmente inaccettabile e può avere gravi conseguenze” ha avvertito il dicastero in un comunicato. L’attacco sul territorio pakistano ha “causato la morte di due bambini innocenti e il ferimento di tre bambine“. La dichiarazione non specifica dove sia avvenuto l’attacco iraniano, ma diversi account sui social media pakistani hanno riferito di esplosioni nella provincia del Baluchistan, dove i due paesi condividono un confine di quasi mille chilometri.

Iran guida suprema Khamenei
L’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran. Foto Ansa/Epa

Teheran e Islamabad si accusano spesso a vicenda di consentire ai gruppi ribelli di operare dai rispettivi territori per lanciare attacchi, ma è raro che le forze ufficiali dei due paesi intervengano. “Ciò che è ancora più preoccupante è che questo atto illegale è avvenuto nonostante l’esistenza di diversi canali di comunicazione tra Pakistan e Iran“, ha aggiunto il ministero. “Il Pakistan ha sempre sostenuto che il terrorismo è una minaccia comune a tutti i paesi della regione e richiede un’azione coordinata. Tali atti unilaterali non sono in linea con le relazioni di buon vicinato e possono seriamente minare la fiducia bilaterale“, ha sottolineato il comunicato di Islamabad.

Gaza, guerra senza fine

L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma intanto che 13 persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite nella guerra in corso nella Striscia di Gaza. Bombardamenti aerei e d’artiglieria israeliani sono avvenuti la sera del 16 gennaio a Khan Yunis, nel sud della Striscia. I raid hanno colpito edifici residenziali nei quartieri Al-Nasmawi, Batn Al-Sameen e New Abasan, nonché le vicinanze degli ospedali Nasser e Al-Amal. Poco prima il ministero della Salute, sotto il controllo di Hamas aveva comunicato un bilancio di 158 morti nelle ultime 24 ore nella Striscia. Dal 7 ottobre sono almeno 24.285 le persone rimaste uccise nell’offensiva di Israele, secondo la stessa fonte.

Da parte israeliana, i dirigenti del kibbutz di Beeri – dove è avvenuto un massacro a opera dei miliziani di Hamas lo scorso 7 ottobre – hanno confermato la morte dei propri cittadini Yossi Sharabi e Itai Svirsky. Si tratta di 2 degli oltre cento ostaggi israeliani ancora nelle mani dei gruppi palestinesi. Entrambi sono comparsi negli ultimi video che il movimento islamista ha pubblicato. Immagini diffuse due giorni fa da Hamas mostravano i cadaveri del 53enne Sharabi e del 38enne Svirsky. In un altro filmato diffuso il giorno precedente apparivano in vita accanto a Noa Argamani, la 26enne rapita alla festa in musica di Reim, sempre il 7 ottobre. I due ostaggi sarebbero rimasti “uccisi nei bombardamenti israeliani” sulla Striscia di Gaza, secondo quanto la giovane ha dichiarato nell’ultimo video. L’esercito di Israele ha negato di aver colpito l’edificio dove erano tenuti i tre ostaggi, come ha invece sostenuto Hamas.

Rapita Hamas video ostaggi guerra Gaza
Noa Argamani, rapita i 7 ottobre da Hamas, in un video di Hamas di questi giorni. Foto Ansa/Epa

L’Iran spara missili in Iraq e Siria

A fronte di una guerra che sembra destinata a durare ancora molto a lungo, l’Iran è entrato in azione. Non più solo attraverso la sua rete di combattenti sparsi per il Medio Oriente. Ovvero dagli Hezbollah libanesi agli Houthi yemeniti che continuano a sparare alle navi di passaggio nel Mar Rosso scatenando la reazione degli Stati Uniti. Nella notte tra lunedì 15 e martedì 16 gennaio le forze aeree dei Guardiani della Rivoluzione hanno lanciato “missili balistici” sull’Iraq e la Siria. Il primo raid per mandare un segnale al nemico Israele e al suo alleato statunitense che “creano insicurezza nella regione“. Il secondo per “vendicare il sanguinoso attentato di inizio gennaio a Kerman rivendicato dall’Isis. In uno scontro incrociato – e per il momento ancora indiretto -, l’esercito americano ha di nuovo colpito i ribelli filoiraniani in Yemen. Mentre lo Stato ebraico ha lanciato il più massiccio attacco contro i miliziani del Partito di Dio nel sud del Libano.

Impossibile parlare con Netanyahu

Per quanto riguarda la Palestina, Hamas ha confermato che rifiutala soluzione dei due Stati” (uno palestinese uno ebraico in pacifica convivenza). Lo ha detto il leader dell’organizzazione all’estero, Khaled Meshal, secondo un messaggio diffuso dall’organizzazione su Telegram. In oltre tre mesi di guerra, intanto, il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, non è mai riuscito a parlare con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. A rivelarlo è stato Guterres stesso al Forum economico mondiale di Davos (Svizzera), parlando con l’emittente Al Jazeera: “L’ho chiamato diverse volte ma non mi ha mai richiamato“. Il portavoce Stephane Dujarric, da parte sua, ha definito la relazione ONU-Israele “complessa e impegnativa“. Ma ha assicurato che l’organizzazione internazionale continua a dialogare con i funzionari israeliani per facilitare le operazioni di aiuto umanitario a Gaza.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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