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Gaza, Natale di sangue e nessuna tregua. Incombono fame e malattie

Il conflitto rischia di allargarsi. L'Iran minaccia di "chiudere il Mediterraneo", Israele continua a massacrare civili coi bombardamenti

La guerra nella Striscia di Gaza fra Israele e Hamas non si ferma neppure un minuto e quasi certamente ciò non accadrà né a Natale né dopo. Le bombe di Israele continuano a fare strage di civili innocenti mentre i miliziani palestinesi non cessano di combattere. La tregua di alcuni giorni a fine novembre è ormai un miraggio. In questo momento però sembrano prevalere i toni di sfida e anche la propaganda bellica. L’Iran minaccia una non meglio precisata “chiusura” del Mar Mediterraneo su cui non ha sbocco, mentre sembra saldarsi un nuovo fronte arabo contro Tel Aviv.  

La tensione sale anche all’ONU. Dopo aspri negoziati, il Consiglio di sicurezza ha approvato il 23 dicembre una risoluzione in cui si chiede la consegna “su larga scala” di aiuti umanitari nella Striscia. Ma è saltata la richiesta più importante: un cessate il fuoco immediato, a cui si erano risolutamente opposti gli Stati Uniti. La risoluzione adottata con 13 voti a favore, nessuno contrario e 2 astensioni (Stati Uniti e Russia) “chiede a tutte le parti di autorizzare e facilitare la consegna immediata, sicura e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala” a Gaza. E chiede di “adottare urgentemente” misure al riguardo, per “creare le condizioni per una cessazione duratura delle ostilità“.

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Foto X @dpa_intl

Gaza, decine di migliaia di morti e feriti

Il testo prevede inoltre l’utilizzo di “tutte le vie di accesso e di circolazione disponibili in tutta la Striscia di Gaza” per la consegna di carburante. Ma anche di cibo e attrezzature mediche in tutto il territorio dell’enclave palestinese. La richiesta più urgente per la popolazione di Gaza è quella di “un cessate il fuoco immediato“. Lo ha scritto su X il responsabile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Accolgo con favore la recente risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla crisi di Gaza” ha affermato Ghebreyesus. Il segretario dell’OMS ha sottolineato che “il bilancio devastante della guerra finora non può essere ignorato. Compresa la perdita di oltre 20.000 vite umane, soprattutto donne e bambini, e oltre 53.000 feriti“.

La minaccia della fame, della carestia e della diffusione delle malattie incombe, esacerbata dalla decimazione delle strutture sanitarie e dagli attacchi agli operatori sanitari. La scarsità di forniture mediche, cibo, acqua, carburante ed energia aggrava ulteriormente la terribile situazione“, ha affermato.

Gli Usa non vogliono fermare la guerra

Sappiamo che non è un testo perfetto e che solo un cessate il fuoco metterà fine alle sofferenze“, ha commentato l’ambasciatrice degli Emirati Arabi Uniti all’ONU, Lana Zaki Nusseibeh, promotrice della risoluzione approvata in Consigli di Sicurezza. “Se non prendiamo misure drastiche, ci sarà la carestia a Gaza” ha aggiunto. Il testo, frutto di lunghe discussioni sotto la minaccia di un nuovo veto americano, è stato annacquato rispetto alla versione più ambiziosa. È scomparso il riferimento a una “cessazione urgente e duratura delle ostilità“, presente nel testo del 17 dicembre.

Così come la richiesta meno diretta, in una versione successiva, di una “sospensione urgente delle ostilità“. Un emendamento della Russia che voleva rilanciare l’appello per una “sospensione urgente delle ostilità” è stato bloccato dagli Stati Uniti, che hanno posto il veto. A quel punto i membri del Consiglio di Sicurezza hanno voluto evitare un nuovo veto americano totale, come quello dell’8 dicembre.

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Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Foto X @UN_News_Centre

Una risoluzione debole e sofferta

Il Consiglio di Sicurezza ha ricevuto molte critiche per la sua inerzia dall’inizio della guerra. I negoziati su questa nuova risoluzione sono stati intensi anche riguardo ai termini della creazione di un meccanismo di monitoraggio per garantire la natura “umanitaria” degli aiuti. Israele, che vuole mantenere il controllo sui convogli umanitari, si è opposto al fatto che l’ONU fosse l’unica responsabile di questo meccanismo. Altro punto delicato è l’assenza nel testo di una condanna – e anche del nome – di Hamas, per i fatti del 7 ottobre. Una realtà che si ripete di risoluzione in risoluzione, deprecata da Israele e Stati Uniti, e che a molti appare ingiustificabile. Nelle parole dell’ultima risoluzione si deplorano “tutti gli atti di terrorismo“. Così come “tutti gli attacchi contro i civili“. E si chiede il rilascio “incondizionato” di tutti gli ostaggi.

Il risultato è una risoluzione debole mentre gli abitanti della Striscia di Gaza restano sotto costante bombardamento delle forze israeliane in rappresaglia al sanguinoso attacco senza precedenti di Hamas del 7 ottobre. Il 22 dicembre un attacco aereo israeliano ha ucciso 76 membri di una famiglia allargata a Gaza City, ha riferito l’Associated Press. È stato tra i più sanguinosi della guerra, ha detto Mahmoud Bassal, portavoce del dipartimento di Protezione civile palestinese. Fra i morti donne e bambini, e anche Issam al-Mughrabi, veterano del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (United Nations Development Programme), sua moglie e i loro 5 figli. “La perdita di Issam e della sua famiglia ha colpito profondamente tutti noi. Le Nazioni Unite e i civili a Gaza non sono un obiettivo“, ha affermato Achim Steiner, il capo dell’agenzia. “Questa guerra deve finire“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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