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Catastrofe a Gaza, verso un Natale di guerra senza tregua

I morti sotto le bombe israeliane sarebbero ormai 20mila. Hamas rifiuta stop temporanei di pochi giorni. Israele intensifica le operazioni belliche nel sud

A Gaza si continua a morire sotto le bombe anche a pochi giorni dal Natale. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà nuovamente il 21 dicembre per votare la risoluzione che gli Emirati Arabi Uniti hanno presentato per chiedere un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hamas nella Striscia. C’era stato un rinvio con l’obiettivo di evitare un nuovo veto da parte degli Stati Uniti, che hanno messo in discussione la dicitura “sospensione delle ostilità”.

Continuano intanto i combattimenti: almeno 24 palestinesi sono morti nella notte fra il 20 e il 21 dicembre a causa dei bombardamenti dell’esercito israeliano contro la città di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lì sono morte almeno 55 persone nelle ultime 24 ore. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, le forze di difesa israeliane (Idf) hanno attaccato numerose case e rifugi intorno all’ospedale europeo della città, utilizzando l’aviazione e l’artiglieria. Il bilancio dei morti dall’inizio del conflitto – il 7 ottobre – è salito a 20mila secondo le autorità della Striscia.

Distruzione bombe Israele Gaza
Foto X @ashoswai

Gaza, la situazione

I palestinesi denunciano inoltre l’uso di fosforo bianco da parte dell’esercito israeliano contro un mercato a Jabalia, nel nord di Gaza. Proiettili e bombe al fosforo sono proibite dalle convenzioni internazionali perché particolarmente letali per la popolazione civile. Secondo Wafa i soldati di Israele hanno fatto irruzione nel campo profughi della città, dove hanno espulso i civili dalle loro casesotto la minaccia delle armi” e poi hanno dato fuoco ad alcune abitazioni.

Da New York il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha chiesto di ristabilire le condizioni necessarie per consentire operazioni umanitarie su larga scala nella Striscia. Mentre il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso preoccupazione per la “combinazione” di malattie, fame e mancanza di igiene. A Gaza uomini donne e bambini stanno subendo infezionimalattie sempre più diffusi. Per quanto riguarda il funzionamento dei centri sanitari, il direttore dell’OMS ha riferito che a Gaza l’Al Ahli Arab Hospital ha smesso di eseguire interventi chirurgici per mancanza di carburante, personale e forniture.

La posizione degli Usa

All’ONU si lavora intanto alla nuova risoluzione su Gaza. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha spiegato che l’obiettivo è di avere garanzie che gli aiuti che entrano nella Striscia di Gaza arrivino effettivamente alla popolazione. Ma non si sarebbe ancora sciolto il nodo del riferimento testuale alla “cessazione delle ostilità“. Per gli Usa è accettabile parlare di “urgente sospensione delle ostilità” per permettere gli aiuti umanitari, però ogni riferimento alla ‘cessazione’ è non accettabile. Si ricorderà che gli Stati Uniti, che a parole sostengono “la necessità di affrontare i bisogni umanitari della popolazione di Gaza” sono stati l’unica grande potenza a porre il veto in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 8 dicembre.

“Hamas respinge offerta di tregua”

Secondo il Wall Street journal, intanto, Hamas avrebbe respinto l’offerta israeliana di una tregua, sostenendo che non l’accetterà fino a quando non sarà in vigore una pausa nei combattimenti. Il WSJ cita fonti dell’intelligence egiziana coinvolte nel negoziati. L’offerta prevedeva un tregua di una settimana nelle operazioni a Gaza in cambio del rilascio di 40 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Si calcola che siano ancora complessivamente 200 circa le donne, i bambini e gli uomini che i miliziani palestinesi tengono in ostaggio, rapiti il 7 ottobre durante il pogrom di stampo nazista che hanno compiuto nei kibbutz del sud di Israele, e che ha dato il via a una guerra che appare senza fine.

Israele ha informato il Qatar che sarebbe pronto ad una tregua di almeno una settimana nei combattimenti a Gaza in cambio del rilascio di circa 40 ostaggi detenuti da Hamas, secondo quanto riporta il Jerusalem Post. Tuttavia il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant fa sapere che l’operazione di terra si estenderà ad altre aree della Striscia. Durante una visita al confine di Gaza Gallant ha detto: “Khan Yunis è diventata la nuova capitale del terrore. Non smetteremo di agire lì finché non avremo raggiunto gli alti funzionari di Hamas“. La guerra continua senza tregua. Anzi, il rischio è che si allarghi ancora di più.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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