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Tregua a Gaza, in cosa consiste l’accordo fra Hamas e Israele

Dal 23 novembre saranno liberati alcuni dei 50 ostaggi israeliani promessi in cambio di 150 palestinesi e 4 giorni di stop alla guerra

Come trapelato da più fonti nelle ultime ore, a Gaza la guerra potrebbe fermarsi per qualche giorno. Tra Israele e Hamas ci sarebbe l’accordo definitivo per una tregua. L’intesa prevede la liberazione di 50 ostaggi israeliani da parte di Hamas. In cambio Israele rilascerebbe 150 palestinesi imprigionati nelle sue carceri.

Stando al quotidiano Haaretz, Hamas intende rilasciare 30 bambini, 8 madri e 12 donne, in cambio di 150 palestinesi e 4 giorni di tregua. Saranno “10 gli ostaggi rilasciati ogni giorno di tregua“. Per il Netanyahu: “L’intesa sugli ostaggi è la decisione giusta“. Le prime persone dovrebbe tornare libere forse giovedì 23 novembre.

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Un uomo palestinese piange i suoi cari uccisi dai bombardamenti israeliani. Fot Ansa/Epa Haitham Imad

Israele, intesa approvata da tutti

La sera di martedì 21 novembre il gabinetto di guerra convocato dal premier Benjamin Netanyahu ha approvato l’intesa con l’accordo delle opposizioni. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (non di Hamas), Abu Mazen, ha affermato: “Bene l’accordo umanitario, ma ora servono soluzioni più ampie“.

Nel sottoporre l’accordo al suo Governo di unità nazionale (allargato a esponenti dell’opposizione dopo il pogrom di stampo nazista che miliziani di Hamas hanno compiuto il 7 ottobre) Netanyahu l’ha definito “la decisione giusta“. Gli ha fatto eco Yair Lapid, leader dell’opposizione, che ha detto di “appoggiare” l’accordo per la liberazione di una parte degli ostaggi. Lapid ha sottolineato che circa 200 ostaggi restano ancora nelle mani di Hamas a Gaza. E che “Israele ha il supremo obbligo di continuare a lavorare per riportare tutti gli ostaggi, fino all’ultimo, a casa“.

La reazione dell’Anp

L’accordo fra Israele e Hamas per una tregua a Gaza è stato accolto con favore anche dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen. Il quale ha chiesto al tempo stesso “soluzioni più ampie” per fermare definitivamente la guerra. L’Anp è di fatto in contrasto con Hamas: secondo molti osservatori nell’ultimo decennio la politica di Israele ha di fatto favorito lo sviluppo di Hamas e l’emarginazione dell’Autorità nazionale palestinese.

Ma ora la leadership di Ramallah (è la città della Cisgiordania capitale de facto dei territori palestinesi occupati da Israele in quell’area) “apprezza lo sforzo di mediazione qatariota-egiziana“. E vuole una tregua prolungata con Israele, così come “l’attuazione di una soluzione politica basata sulla legittimità internazionale“. Lo ha scritto su X Hussein Al-Sheikh, segretario dell’Olp (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, che fu di Yasser Arafat) e consigliere di Abu Mazen.

Gli Usa e la tregua a Gaza

Il presidente americano Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione in cui accoglie favorevolmente l’accordo per la pausa nei combattimenti a Gaza e il rilascio di ostaggi e prigionieri tra Hamas e Israele. Nella nota Biden ringrazia “lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani del Qatar e il presidente Abdel-Fattah al-Sisi dell’Egitto per la loro collaborazione nel raggiungimento di questo accordo“. E si dice “straordinariamente gratificato” al pensiero della imminente liberazione degli ostaggi.

L’auspicio di tutti gli attori in campo è che a questo primo accordo fra Hamas e Israele ne seguano altri. Secondo l’Amministrazione Biden il numero totale degli ostaggi che Hamas andrà a liberare potrebbe crescere progressivamente. “L’accordo riguarda il rilascio di 50 tra donne e bambini nella prima fase. Ma ci aspettiamo che altri ostaggi siano liberati in un secondo momento” dicono dalla Casa Bianca.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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