NewsPrimo piano

Argentina, Milei presidente: “Sarò implacabile”

Il leader populista vuole privatizzare i servizi pubblici, abolire la Banca centrale, legalizzare la vendita di organi umani

L’Argentina volta pagina e si affida al candidato all’ultraliberista di destra Javier Milei. È lui il nuovo presidente. Con l’86% dei voti scrutinati l’anarcocapitalista ha vinto il turno di ballottaggio del 19 novembre con il 56% dei suffragi contro il candidato peronista progressista Sergio Massa che ha ottenuto il 44%.

Si tratta di un’elezione storica e cruciale per il grande paese latinoamericano. “Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Iniziamo la ricostruzione e a voltare la pagina della nostra storia. Riprendiamo il cammino che non avremmo mai dovuto perdere. Finisce il modello dello Stato che impoverisce e benedice solo alcuni mentre la maggioranza soffre. È una notte storica, torniamo ad abbracciare l’idea della libertà“, ha detto il nuovo presidente nel suo primo discorso.

javier milei presidente argentina
Javier Milei saluta i sostenitori prima del suo discorso dopo la vittoria. Foto Ansa/Epa Juan Ignacio Roncoroni

Le priorità del nuovo presidente

Riposto nell’armadio il chiodo di pelle, Milei si è presentato in giacca e cravatta al fianco della sorella Karina, suo sostegno durante tutta la campagna elettorale. “Sappiamo che ci sono persone che resisteranno per mantenere i loro privilegi. Saremo implacabili: dentro la legge tutto, fuori la legge niente” ha avvertito. E se l’è presa con la ‘casta’ chiedendo al Governo peronista di Alberto Fernandez di “prendersi carico del paese fino alla fine del mandato“.

Milei assumerà il suo mandato il 10 dicembre, proprio nel 40° anniversario dalla rinascita della democrazia in Argentina dopo l’ultima dittatura militare che provocò decine di migliaia di vittime di torture e desaparecidos. Ma il dubbio di molti osservatori è che Milei non sia un politico molto distante dallo spirito repressivo e violento che portò a quella dittatura.

E mentre il mondo sta a guardare lui ha subito usato toni forti. “La situazione è drammatica, non c’è spazio per la gradualità, per le mezze misure” ha detto Milei, elencando l’inflazione, la povertà, la miseria e l’insicurezza come le sfide più urgenti. “L’Argentina ha un futuro ed è liberale“, ha poi osservato. E ha promesso che fra 35 anni il paese sarà “una potenza mondiale“.

“Viva la libertà, maledizione”

Furbescamente, dato che la sua campagna elettorale dai toni fra il populista e l’apocalittico è termina, Milei ha evitato di parlare dei suoi cavalli di battaglia. Ovvero la ‘dollarizzazione’ dell’Argentina e la chiusura della Banca Centrale. Ma non ha potuto fare a meno di vibrare il suo motto: “Viva la libertà, maledizione” acclamato dal ruggito della sua gente. Nelle maggiori città del paese, da Buenos Aires a Cordoba a Mendoza, migliaia di suoi sostenitori si sono riunito per festeggiare con le bandiere biancocelesti dell’Argentina. Per tutta la notte canti, balli, rulli di tamburo e caroselli di auto.

sergio massa argentina sconfitta elettorale presidenza
Sergio Massa, sconfitto da Milei nella corsa alla Casa Rosada. Foto Ansa/Epa Matias Martin Campaya

Massa: “Democrazia argentina è forte

Alcune ore prima in un drammatico discorso, l’avversario di Milei, Sergio Massa, che aveva prevalso al primo turno elettorale, aveva ammesso la sconfitta. E aveva abbandonato la scena mentre era ancora in corso lo spoglio delle schede.

L’Argentina ha un sistema democratico solido e forte che rispetta sempre i risultati. Ovviamente l’esito non è quello che ci aspettavamo e ho contattato Javier Milei per congratularmi con lui e augurargli buona fortuna perché sarà il prossimo presidente. È il presidente eletto dalla maggioranza per i prossimi 4 anni” ha spiegato il ministro uscente dell’Economia. “L’ho fatto – ha commentato Massa – convinto che la cosa più importante che dobbiamo lasciare stasera è il messaggio che la convivenza, il dialogo e il rispetto della pace di fronte a tanta violenza e squalificazione è la strada migliore che possiamo intraprendere“.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio