Con l’attenzione dei media internazionali in gran parte dirottata sulla guerra nella Striscia di Gaza, e i numerosi disaccordi a Washington nel Congresso sugli aiuti aggiuntivi per l’Ucraina, la situazione a Kiev non potrebbe essere più nera.
In Ucraina ormai si combatte una guerra di trincea, in pieno stile Novecentesco. Le divisioni tra i vertici del governo e l’apparato militare di Kiev sono sempre più nette. E il malumore all’interno di alcuni Paesi del blocco occidentale partecipa a innalzare un certo grado di incertezza e insofferenza ormai sulle sorti del conflitto. Senza contare la stoccata arrivata dal Washington Post che ha svelato la mente ucraina dietro il sabotaggio di Nord Stream 2.
Il fronte occidentale e l’appoggio all’Ucraina: ritardi e divisioni nelle forniture a Kiev
La guerra in Ucraina ha superato di gran lunga i 600 giorni. E se da una parte i vertici del governo di Kiev, come il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andrei Yermak, affermano che “la svolta nella guerra si avvicina, il prossimo anno sarà decisivo“. Come riporta Bloomberg, fonti occidentali raccontano uno scenario totalmente diverso. Le parole di un diplomatico europeo con diretta conoscenza del dossier ucraino confermano come “la situazione in Ucraina è molto grave e il fronte potrebbe rompersi: c’è la seria possibilità che la guerra venga persa“. In Europa infatti la percezione della guerra in Ucraina ormai è totalmente cambiata. L’UE si ribadisce nelle sue dichiarazioni al fianco di Kiev, ma lo slancio degli inizi inizia ad affievolirsi.
La stanchezza, nonché il peso del costo degli aiuti economici e militari a Kiev iniziano a farsi largo nelle cancellerie di mezza Europa. Dove aumenta la percezione dell’urgenza di negoziati con la Russia. Un malcontento tanto diffuso da spingere oggi gli alti rappresentanti di NATO ed UE ad alzare i toni. Come ha fatto l’alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, quando ha ribadito che “la vittoria dell’Ucraina non sembra immediata. Noi europei dobbiamo essere pronti politicamente e materialmente ad aiutare Kiev e persino a sostituirci agli Stati Uniti, se il loro sostegno dovesse diminuire”. Ma i fatti raccontano diversamente. E l’UE infatti non riuscirà a fornire all’Ucraina il milione di munizioni richieste da Kiev, come promesso il 5 Maggio di quest’anno. Ad oggi solo un terzo dei rifornimenti promessi è arrivato. A confermarlo le parole del Ministro degli Esteri lituano, Gabrielus Landsbergis.
La pressioni degli alleati e della Casa Bianca per la pace
Non solo in Europa ci sono malumori, anche negli ambienti USA l’approccio nei confronti del conflitto ucraino sta cambiando. Non solo l’amministrazione Biden fatica sempre di più nel trovare un’intesa bipartisan per l’invio di ulteriori aiuti a Kiev. A cui si deve aggiungere la reazione dell’opinione pubblica alla conferma del Washington Post riguardo la mano ucraina dietro il sabotaggio di Nord Stream 2. L’inchiesta, svelando il ruolo del governo ucraino, fa discostare il tono filo-ucraino del racconto del conflitto. Senza contare il discredito e il danno d’immagine politica a livello mondiale. Dietro l’inchiesta non si può non leggere il chiaro segnale di una governance americana ormai sempre più impaziente nei confronti delle condizioni, nonché delle ambizioni di Zelensky sulla fine della guerra.
Non a caso analisti sostengono che le pressioni dalla Casa Bianca ed i suoi alleati, affinché gli ucraini inizino a parlare di pace in questi mesi sono notevolmente incrementate. Ad oggi per consentire a Kiev di vincere bisognerebbe raddoppiare o triplicare gli aiuti, ma non sembra che fra gli alleati vi siano le condizioni per farlo. E l’Ucraina senza consistenti aiuti occidentali può al massimo sperare di conservare quello che finora ha difeso, ma non potrà di certo condurre un’ulteriore controffensiva nel 2024. Presto, quindi, Kiev potrebbe essere costretta a intavolare una trattativa di pace sulla base degli attuali rapporti di forza. Dove Mosca sembrerebbe aver rinunciato alla conquista della capitale Kiev e al controllo del fiume Dnepr, difendendo i territori occupati. Per Putin sarebbe già una grande vittoria sedersi ai tavoli della negozziazione con l’attuale assetto. Mentre per l’Ucraina e per le aspirazioni di Zelensky una grande delusione.