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“Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma”: la mostra a Galleria Borghese

Da un progetto con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova

Approda a Galleria Borghese la mostra Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato. Si tratta della seconda tappa di RUBENS! La nascita di una pittura europea, un grande progetto realizzato in collaborazione con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova.

In anteprima stampa il 13 novembre è stata inaugurata al pubblico il 14 novembre 2023 la mostra dal titolo Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma. Un’esposizione a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato che s’inserisce nel più ampio progetto con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova di cui rappresenta la seconda tappa. La mostra a Galleria Borghese, infatti, è il secondo step di RUBENS! La nascita di una pittura europea, progetto che racconta i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa attraverso gli occhi del Maestro della pittura barocca. Lavoro, a sua volta, inserito nella più ampia ricerca della Galleria dedicata ai momenti in cui Roma è stata, all’inizio del Seicento, una città cosmopolita.

Il tocco di Pigmalione
Il Tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma. Ph A. Novelli © Galleria Borghese – VelvetMag

La mostra a Galleria Borghese

Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma si presenta con 50 opere provenienti dai più importanti musei al mondo, tra cui il British Museum, il Louvre, il Met, la Morgan Library, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado, il Rijksmusem di Amsterdam, solo per citare alcuni. L’esposizione si divide in 8 sezioni e sottolinea il contributo straordinario di Rubens, alle soglie del Barocco, a una nuova concezione dell’Antico e dei concetti di naturale e di imitazione. La mostra tiene conto non solo delle opere italiane, ma anche della capacità del Maestro di rileggere esempi rinascimentali e confrontarsi con i contemporanei, approfondendo aspetti e generi nuovi.

Come sottolinea Francesca Cappelletti, Direttrice Galleria Borghese e curatrice della mostra: “Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico. Di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini. È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e della cappella Contarelli di Caravaggio, di cui si stordisce una generazione. Attraverso gli occhi di un giovane pittore straniero come Peter Paul Rubens guardiamo ancora una volta all’esperienza dell’altrove, cerchiamo di ricostruire il ruolo del collezionismo, e della collezione Borghese in particolare, come motore del nuovo linguaggio del naturalismo europeo, che unisce le ricerche di pittori e scultori nei primi decenni del secolo“.

Tra Rubens e Bernini

La capacità riconosciuta a Rubens è, senza dubbio, quella di aver messo in atto nelle storie quel processo di vivificazione del soggetto che utilizza nel ritratto. In questo modo marmi, rilievi ed esempi celebri di pittura rinascimentale escono ravvivati dal suo pennello, come anche le vestigia del mondo antico. Un caso esemplare è quello della famosa statua dello Spinario che Rubens disegna, a sanguigna, e poi con carboncino rosso, riprendendo la posa da due punti di vista diversi. In questo modo il disegno sembra eseguito da un modello vivente invece che da una statua. Un processo di animazione dell’Antico che sembra anticipare lo stile barocco.

Mostra Rubens a Roma
Il Tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma. Installation view. Ph A. Novelli © Galleria Borghese – VelvetMag

Il modo in cui le intuizioni di Rubens si diffusero nel ricco e variegato mondo romano è quasi avvolto da un certo mistero. Di vero c’è che i pittori e gli scultori che avevano lavorato con lui ad Anversa o che erano in qualche modo entrati a contatto con le sue opere fecero da tramite. Un tramite che garantì di certo l’accessibilità dei suoi modelli a una generazione di artisti italiani. Quest’ultimi abituati a confrontarsi con l’Antico alla luce dei contemporanei esempi pittorici e sulla base di un rinnovato studio della Natura. Tra tutti, Bernini. “In questa sfida tra le due arti, Rubens dovette apparire a Bernini come il campione di un linguaggio pittorico estremo, con cui confrontarsi“. Come afferma Lucia Simonato, curatrice della mostra.

Ed in questo senso, la mostra Il tocco di Pigmalione cerca di illuminare il controverso rapporto fra i capolavori berniniani e il naturalismo rubensiano. Poiché, del resto, è in questo contesto figurativo che furono sollecitate operazioni editoriali come la Galleria Giustiniana. Qui, infatti, come conclude una nota stampa ufficiale: “Le statue antiche prendono ormai definitivamente vita, secondo un effetto già definito Pigmalione dalla critica“.

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Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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