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Facebook e Instagram a pagamento se non vogliamo pubblicità

Da novembre Meta inaugura il servizio in tutta l'Unione europea, e anche in Svizzera, per chi ha più di 18 anni

Dal mese di novembre 2023 Instagram e Facebook attiveranno in tutta Europa la possibilità di abbonarsi a pagamento senza più ricevere spot pubblicitari sulla bacheca del profilo. Meta, colosso proprietario dei due social network, ha infatti annunciato che avvierà nel vecchio continente questa possibilità per andare incontro agli utenti e adeguarsi alle regole dell’Unione europea.

Il servizio a pagamento costerà 9,99 euro al mese per la versione web e 12,99 euro al mese per le versioni sul telefonino: da smartphone iOS e Android. La decisione, rende noto la società, è arrivata “in conformità con le normative europee” relative alla protezione dei dati e ai mercati digitali. Il fatto è che, comunque sia, per non ricevere pubblicità si dovrà pagare.

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Facebook e Instagram a pagamento in Europa. Foto Twitter @Cor_Com

Gli abbonamenti a pagamento a Facebook e Instagram costituiscono un’offerta supplementare che consentirà l’utilizzo e la consultazione dei due social senza inserzioni. La modalità con pubblicità, invece, rimarrà disponibile per tutti coloro che continueranno a iscriversi normalmente, come accade adesso. Senza alcun pagamento.

Il grande mercato dei big data

In quest’ultimo caso, spiega Meta, nei feed continueranno inserzioni pubblicitarie personalizzate, ritenute “rilevanti” per gli utenti. E che, come è noto, si basano sulla profilazione 24 ore su 24, la targettizzazione e l’individuazione delle caratteristiche, dei gusti e delle preferenze di ciascuno di noi ogni qualvolta ci connettiamo alla Rete per navigare sui social. Sia che lo facciamo da pc o tablet che, ancor di più, da smartphone.

Siamo infatti noi stessi la merce in vendita. O, per meglio dire, lo sono i nostri big data, i dati personali innumerevoli che ogni giorno immettiamo volontariamente su Facebook e Instagram (ma anche su ogni altro social media che frequentiamo) ogni volta che scriviamo un post, pubblichiamo immagini e video, reagiamo a post altrui ecc..

Tutto dice qualcosa di noi alle grandi aziende che ci profilano tramite algoritmi, anche ascoltandoci dal microfono del telefonino se, ad esempio, scarichiamo un’app. Ecco perché la nostra iscrizione a Facebook, Instagram e a tutti gli altri social è gratuita: le Big Tech si finanziano con le inserzioni pubblicitarie ma soprattutto con la compravendita e lo scambio dei nostri dati personali che regaliamo loro.

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Mark Zuckerberg (a sin.) ed Elon Musk (di Twitter). Foto Ansa

Facebook e Instagram, gli abbonamenti

Per quanto riguarda Facebook e Instagram, gli abbonamenti a pagamento saranno accessibili da novembre a persone di età superiore ai 18 anni. E lo saranno all’interno dei 27 Stati membri dell’Unione europea, nei paesi dello Spazio economico europeo (Austria e Cipro fra gli altri) e anche in Svizzera.

Cosa succede a chi possiede più profili social e vuole restare abbonato? Meta ha chiarito che a partire dal primo marzo 2024 agli account aggiuntivi di ciascun utente applicherà un costo aggiuntivo di 6 euro al mese per la versione web. E di 8 euro al mese per la versione smartphone.

Il primo a creare dibattito sul fatto che Facebook, Instagram e tutti i social possano diventare accessibili a pagamento è stato Elon Musk. Dopo aver acquistato Twittertrasformato poi in X – ha spinto sull’acceleratore del piano in abbonamento. Tuttavia, in questo caso il discorso sembra diverso. Perché Meta, a differenza di X, per ora non pare aver in mente un piano che preveda un servizio differente, per chi si abbona, se non per un aspetto meramente pubblicitario. Ma si tratta di un processo che è solo agli inizi: il futuro dei social potrebbe riservare sorprese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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