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Twitter cambia logo (e colore): è “morto” l’uccellino blu, al suo posto una X

Elon Musk risponde alla sfida lanciata da Zuckerberg con il lancio di Threads

Il sito di Twitter sostituisce il logo dell’uccellino blu con la X. Cambia anche così, nell’era di Elon Musk, il social più radical-chic di sempre. Musk, invece, di radical ha poco, se non le sue idee che sta imponendo sulla piattaforma come un rullo compressore.

Del resto il patron ha speso 44 miliardi di dollari, lo scorso ottobre, e ora che possiede a pieno titolo Twitter è evidente che lo cose dovranno cambiare. Musk ha già licenziato almeno 8mila dipendenti e lo scorso maggio ha nominato una donna, Linda Yaccarino, 59 anni, dirigente del colosso mediatico statunitense NBCUniversal, nuova amministratrice delegata del social che cinguetta.

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Il quartier generale di Twitter a San Francisco. Foto Twitter @elonmusk

Pardon, del social che non cinguetta più, dato che l’uccellino blu non esiste più. Il logo contiene appunto una X. Del resto Elon Musk lo aveva annunciato il 23 luglio. “Presto diremo addio al logo di Twitter e, gradualmente, a tutti gli uccellini” aveva scritto postando l’immagine di una X su uno sfondo nero. Musk sembra essere infatti intenzionato a disfarsi anche del tradizionale color celeste che contraddistingue Twitter e chiede agli utenti, lanciando un sondaggio, se dovrebbe essere cambiato.

Perché una X per Twitter

Il miliardario-visionario era da tempo scettico sull’uccellino chiamato ‘Larry T Bird’ dal co-fondatore di Twitter Biz Stone in onore dell’ex giocatore di basket dei Boston Celtics Larry Bird. “Doveva essere cambiato da tempo“, ha ribadito in più occasioni. L’uso della X come logo riflette la strategia di Musk. Quando ha acquistato il social lo scorso ottobre ha spiegato che Twitter lo avrebbe aiutato a creare ‘X, l’app per tutto‘. Che identifica la nuova Twitter. In una comunicazione ufficiale alle autorità americane all’inizio di quest’anno, Musk ha annunciato il nuovo nome: ‘X Corp‘, una società non quotata con base in Nevada e non in Delaware, fino a poco fa il domicilio del social.

La lettera X ricorre spesso nell’impero del miliardario Elon Musk. C’è il colosso dello spazio SpaceX e una della sua prime avventure imprenditoriali si chiamava X.com, successivamente divenuta PayPal. Il patron di Twitter chiama inoltre spesso uno dei suoi figli X. “Non so quali indizi possa fornire, ma la lettera X mi piace“, ha twittato Musk di recente postando una sua foto mentre con le braccia fa una X.

La sfida alle leggi del marketing

Con il cambio di logo, Twitter sfida ora le tradizionali leggi del marketing che vedono nella tutela dei marchi riconoscibili la priorità. L’uccellino è infatti senza dubbio il simbolo di riconoscimento di Twitter. “Non ha molto senso un marchio riconosciuto a livello globale con un simbolo generico“, spiega Jason Goldman, ex di Twitter critico della gestione di Musk. Da quando ha preso la guida del social, Musk ha portato avanti una vera e propria rivoluzione attirandosi una pioggia di critiche.

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Elon Musk. Foto Twitter @NaikyOh6

Polemiche che gli sono costate in termini di pubblicità ma di fronte alle quali non si è mai fermato. Meta di Mark Zuckerberg ha intanto lanciato Threads sfidando ufficialmente Twitter e lo stesso Musk. Una sfida virtuale che, non è escluso, possa diventare anche reale. I due sono infatti amanti delle arti marziali e, nelle ultime settimane, hanno paventato un combattimento di lotta in un ring vero fuori dal metaverso e dal web, dove entrambi probabilmente sono molto più a loro agio.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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