In un’udienza per direttissima, 3 dei 10 ambientalisti di Ultima generazione che il 2 novembre hanno bloccato la tangenziale di Bologna, si sono visti convalidare gli arresti. Andranno a processo il 30 novembre. Dovranno rispondere dei reati di violenza privata aggravata e danneggiamento. 

Dopo una notte ai domiciliari e 3 ore di udienza hanno conosciuto il verdetto della giudice Francesca Zavaglia, che ha appunto convalidato gli arresti e ha stabilito 2 divieti di dimora in città e un obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Già a seguito degli arresti non si era fatta attendere la replica di Ultima generazione: “È un attacco alla nostra democrazia. È bastata una proposta di legge ad hoc presentata alla Camera a firma della Lega in cui si propone di introdurre un nuovo reato per il blocco stradale, punito col carcere, per sentirne già le conseguenze“.

La tangenziale di Bologna bloccata il 2 novembre 2023. Foto Ansa

Cemento per restare bloccati

Gli altri ambientalisti sono stati denunciati a vario titolo per interruzione di pubblico servizio e violenza privata. Ma anche manifestazione non autorizzata, attentato alla sicurezza dei trasporti, danneggiamento in concorso e istigazione a delinquere.

Due dei tre attivisti condannati si erano cosparsi le mani con del cemento a presa rapida in modo da rimanere bloccati sull’asfalto. Tanto che si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco e dei sanitari del 118 per liberarli. L’arresto è scattato perché bloccando la tangenziale i tre ambientalisti hanno messo a rischio l’incolumità propria e quella degli automobilisti.

“È disobbedienza nonviolenta”

Ultima Generazione ha fatto sapere che i 3 giovani ambientalisti sono una ricercatrice universitaria e due capi scout. “Silvia, Mida ed Ettore – scrive in una nota Ultima generazione – sono tutti e tre residenti e inseriti nel tessuto sociale bolognese. Sono persone comuni che hanno deciso di prendere posizione attraverso un atto di disobbedienza civile nonviolenta. Per il futuro della loro città, denunciando così l’ipocrisia di un Governo e di una regione che preferisce far guadagnare profitti alle aziende autostradali piuttosto che risarcire i propri cittadini dopo una catastrofe“.

Cosa è successo il 2 novembre

Tutti e 10 gli ambientalisti che il 2 novembre hanno bloccato la tangenziale sono stati anche sanzionati per blocco stradale. Gli attivisti sono entrati in azione giovedì mattina a Bologna con due manifestazioni di “disobbedienza civile non violenta” sulla tangenziale e nella sede della Regione. La prima protesta, ha riguardato un blocco stradale che ha avuto inizio alle 8.40 lungo la tangenziale nord di Bologna, in direzione Milano, tra l’uscita 7 bis e 8, dove 9 manifestanti hanno srotolato uno striscione arancione con la scritta Fondo Riparazione e due di loro, due ragazze, hanno incollato le mani sull’asfalto con del cemento a presa rapida.

La seconda azione si è svolta più o meno in contemporanea, verso le 8.30 quando 3 attivisti ambientalisti sono entrati nel Palazzo della Regione Emilia-Romagna. Hanno richiamato l’attenzione con degli allarmi, hanno versato coriandoli sul pavimento, esibendo striscioni con la scritta Fondo Riparazione. Hanno quindi chiesto ai rappresentanti regionali di riceverli e ascoltarli, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine giunte verso le 9. Gli attivisti di Ultima Generazione e di altri gruppi del genere sono assurti alle cronache in questi anni anche per l’attacco ai quadri famosi nei musei di mezzo mondo.