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Gaza, migliaia di persone in attesa di fuggire in Egitto. Il Papa: “Due popoli, due Stati”

Intervistato dal Tg1, Francesco punta l'attenzione anche su un possibile aggravamento della guerra in Medio Oriente a livello mondiale

Dura ormai da quasi un mese la guerra fra Israele e Hamas a Gaza e il conflitto rischia ogni giorno di più di allargarsi al Libano, alla Siria e ad altri paesi del Medio Oriente. Per il presidente degli Usa, Joe Biden, è “necessaria una pausa nella guerra per fare uscire i prigionieri“.

Sarebbero in corso colloqui per istituire una forza multinazionale di controllo del territorio nella Striscia dopo che Israele avrà sradicato Hamas, ammesso che ciò sia possibile. Colpito nuovamente il campo profughi di Jabalya a nord di Gaza da un attacco dell’aviazione israeliana.

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Papa Francesco. A destra: stranieri e palestinesi con doppio passaporto lasciano Gaza al Valico di Rafah con l’Egitto. Foto Ansa/Epa/VelvetMag

Riaperto il Valico di Rafah

L’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani ha affermato che il bombardamento del campo profughi potrebbe costituire un crimine di guerra: ci sarebbero centinaia di morti, a cominciare da donne e bambini. Israele giustifica questo tipo di massacri con la necessità di colpire postazioni e rifugi dei terroristi di Hamas che si troverebbero sotto ospedali o scuole, o in luoghi densamente popolati, per meglio camuffarsi. Ma adesso reazioni preoccupate arrivano anche da Francia, Spagna e Germania. Finora in quasi un mese di bombardamenti ininterrotti su “obiettivi” che avrebbero a che fare “con Hamas” sono morte oltre 8mila persone, quasi tutti civili, e oltre 3mila di essi sono bambini: un genocidio. I feriti sono quasi 20mila.

Quattro cittadini italiani, volontari di ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, sono intanto giunti in Egitto attraversando il Valico di Rafah, aperto dal 1 novembre per consentire l’evacuazione di stranieri e feriti. Il valico resterà aperto anche il 2 novembre. Da parte sua l’Egitto aiuterà a evacuare “circa 7mila” fra stranieri e palestinesi con doppia nazionalità dalla Striscia di Gaza devastata dalla guerra. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri del Cairo. In un incontro con diplomatici stranieri, il viceministro degli Esteri, Ismail Khairat, ha detto che il paese si sta preparando a “facilitare l’accoglienza e l’evacuazione dei cittadini stranieri da Gaza attraverso il valico di Rafah“. Secondo lui “ci sono circa 7mila” persone di “oltre 60” nazionalità che attendono di lasciare Gaza.

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I volontari italiani uscita da Gaza. Da sin., Giuditta Brattini, Maya Papotti e Laura Canali. Oltre a loro è potuto uscire anche Jacopo Intini. Foto Ansa

L’esercito israeliano sta continuando “a colpire terroristi e distruggere infrastrutture del terrore” nella Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nella notte “i soldati si sono scontrati con numerose cellule terroristiche nel nord della Striscia di Gaza uccidendo decine di terroristi“. I soldati hanno affrontato le milizie di Hamas con “l’assistenza del fuoco dell’artiglieria e dei tank guidando al tempo stesso un attacco aereo con un elicottero e un missile lanciato da una nave“.

Antisemitismo? La Shoah non è bastata

Sulla guerra a Gaza, così come su quella in Ucraina, è nuovamente intervenuto papa Francesco. “Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla. Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo” ha detto nel corso di un’intervista al Tg1 il 1 novembre. Sulla situazione in Palestina, in particolare, ha parlato di una “soluzione saggia: due popoli, due Stati. L’accordo di Oslo: due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale“.

Sul timore di un’escalation mondiale, il Pontefice ha spiegato che “sarebbe la fine di tante cose e di tante vite. Io penso che la saggezza umana fermi queste cose. Sì, c’è la possibilità. Questa guerra ci tocca, Israele, la Palestina, la Terra Santa, Gerusalemme, ma anche l’Ucraina ci tocca perché è vicina. Ma ci sono tante altre guerre che a noi non toccano: Kivu, lo Yemen, il Myanmar con i Rohingya che sono dei martiri. Il mondo è in guerra, ma c’è l’industria delle armi dietro“. “Purtroppo l’antisemitismo rimane nascosto” ha aggiunto Bergoglio sul rischio di un rigurgito di odio verso gli ebrei. “Lo si vede nei giovani per esempio. Non è stato sufficiente vedere l’Olocausto, purtroppo non è bastato. Non ho spiegazioni, non so spiegarmi il perché, è un dato di fatto, io lo vedo e non mi piace“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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