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Guerra a Gaza, pagano i civili: dai bambini palestinesi agli ostaggi israeliani

Papa Francesco vuole incontrare i familiari dei rapiti. Biden fa bombardare i miliziani islamisti in Siria. Non si intravede alcuna "tregua umanitaria"

Il Vaticano prova a giocare un ruolo di mediazione nella guerra fra Hamas e Israele a Gaza. Il 27 ottobre il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, a margine di un convegno in Campidoglio sulla figura di Achille Silvestrini, alla domanda se il Papa incontrerà i familiari degli ostaggi, risponde: “Stiamo pensando su questo. Abbiamo visto che sono qui e sono stati ricevuti a livello italiano“.

La guerra è giunta al 20° giorno senza un attimo di sosta. E una eventuale “tregua umanitaria“, per dirla con le parole del presidente francese Emmanuel Macron, appare lontana. Da Mosca, dove i suoi capi si sono recati in visita a Putin, Hamas avverte: senza una tregua, impossibile liberare gli ostaggi.

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Una bambina estratta dalle macerie di un bombardamento israeliano a Gaza. Foto Twitter @Timesofgaza

Serve tempo per trovare gli ostaggi

Hamas, dunque, non rilascerà gli ostaggi finché non sarà concordato un cessate il fuoco con Israele, ha detto al quotidiano russo Kommersant Abu Hamid, membro della delegazione arrivata a sorpresa in Russia il 26 ottobre.

L’esponente del movimento estremista palestinese che controlla Gaza ha detto che fin dai primi giorni dopo gli attacchi del 7 ottobre a Israele, Hamas ha dichiarato l’intenzione di liberare i “prigionieri civili“, ma serve tempo per ritrovare tutti gli ostaggi perché sono vari gruppi a detenerli, in luoghi diversi.

Centinaia di cittadini e decine di militanti di varie fazioni palestinesi sono entrate nei territori occupati nel 1948” ha detto ancora Hamid a Kommersant. “Dopo la caduta della divisione israeliana di Gaza, hanno catturato decine di persone, la maggior parte civili, e abbiamo bisogno di tempo per trovarli nella Striscia“.

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La donna israeliana, ostaggio di Hamas, liberata lo scorso 24 ottobre dopo essere stata prelevata con la forza il 7 ottobre durante l’attacco dei miliziani ai kibbutz. Foto Twitter @shaikha_bahawed

Turchia e Iran contro Israele

Il rischio di un allargamento del conflitto ad altri paesi del Medio Oriente si allarga. Jet militari statunitensi hanno attaccato i miliziani jihadisti in Siria. Dal canto suo l’Assemblea generale dell’ONU condanna gli estremisti islamici di Gaza ma anche gli attacchi d’Israele sui civili.

L’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, Ryad Mansour, chiede di fermare le bombe: “Avete ucciso 3mila bambini innocenti” afferma riferendosi a Israele. Finora si contano oltre 5mila vittime in 20 giorni di bombardamenti e più di 15mila feriti. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, rincara la dose e torna ad attaccare Israele, dopo aver affermato che i miliziani di Hamas non sono terroristi ma “liberatori.

Gli attacchi su Gaza sono diventati massacri, superata la soglia dell’autodifesa” dichiara Erdogan. Anche l’Iran accusa lo Stato ebraico: “Il genocidio a Gaza deve finire immediatamente“, afferma il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian all’Assemblea Generale dell’ONU. Per quanto riguarda l’Europa, i 27 Stati membri dell’Unione parlano all’unisono della necessità di “corridoi umanitari” e “pause per esigenze umanitarie” per consentire l’accesso di aiuti per i palestinesi di Gaza. Ma niente di più. Il Consiglio europeo non ha espresso un formale appello per un cessate il fuoco.

A Gaza manca tutto

L’agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi fa sapere che sono circa 629mila gli sfollati interni della Striscia di Gaza che hanno trovato rifugio nei siti dell’UNRWA. La cifra è di quasi tre volte superiore alla capienza dei rifugi dell’ONU. “Le attuali condizioni di sovraffollamento continuano a destare preoccupazione e rappresentano un rischio per la salute e la protezione” scrive l’UNRWA sul suo sito. Le scorte di elettricità e carburante sono quasi completamente esaurite: un fatto che mette a repentaglio servizi salvavita come la fornitura di acqua corrente, l’assistenza sanitaria e i panifici.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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