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Guerra fra Israele e Gaza dopo l’attacco di Hamas, centinaia i morti e migliaia i feriti

L'esercito di Tel Aviv risponde ai miliziani islamisti e bombarda La Striscia, si teme che il conflitto duri a lungo e divenga molto sanguinoso

È guerra fra Israele e la Striscia di Gaza, dove vivono circa 2 milioni di palestinesi, dopo che sabato 7 ottobre miliziani di Hamas hanno scatenato a sorpresa una pioggia di almeno 5mila razzi verso il sud e il centro del paese, Tel Aviv e Gerusalemme comprese.

Si contano oltre 300 israeliani uccisi e almeno 1.590 feriti. La risposta di Israele è stata immediata: bombardata Gaza e uccise oltre 300 persone, circa 2mila i feriti. Sarebbero inoltre circa 400 i miliziani di Hamas uccisi, secondo Israele.

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Veicoli e strutture distrutti a Tel Aviv. Foto Ansa/Epa Abir Sultan

Israele, cosa sta succedendo

Il 7 settembre i miliziani di Hamas, organizzazione paramilitare islamista che l’Unione europea, gli Stati Uniti e altri paesi considerano terroristica, hanno invaso città, villaggi e kibbutz israeliani cogliendo tutti di sorpresa. Hanno sparato a vista, per strada, non solo ai soldati ma anche ai passanti inermi. E hanno sequestrato decine di ostaggi – uomini, donne con bambini, anziani – trasferendoli a Gaza. Si tratta di un’azione di guerra senza precedenti contro Israele. Secondo fonti di Hamas, diversi miliziani sarebbero ancora asserragliati in città e villaggi israeliani e starebbero combattendo contro le forze militari di Tel Aviv.

Hamas: “L’Iran ci ha aiutato

Non solo. Un portavoce di Hamas, Ghazi Hamad, ha dichiarato alla Bbc che nel suo attacco contro Israele l’organizzazione ha ricevuto il sostegno dell’Iran. Secondo molti osservatori dietro l’attacco che ha colto completamente di sorpresa Israele ci sono infatti l’Iran, ma forse anche la Russia e la Cina. Si tratta di ipotesi. La polveriera del Medio Oriente è riesplosa e sembra possibile una ulteriore escalation. In Libano, del resto, l’organizzazione paramilitare islamista Hezbollah ha rivendicato il lancio di razzi da nord verso Israele.

Domenica 8 ottobre si riunisce il Consiglio di sicurezza ONU. L’esercito israeliano fa sapere, intanto, che “l’obiettivo è evacuare entro 24 ore le cittadine vicino a Gaza“. Anche i residenti israeliani delle comunità al confine settentrionale col Libano devono evacuare l’area. Si teme una possibile aggravamento del conflitto con i miliziani di Hezbollah che si trovano nella zona.

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Sostenitori di Hezbollah bruciano una bandiera israeliana in Libano. Foto Ansa/Epa Wael Hamzeh

Una guerra appena iniziata

L’ala militare di Hamas ha fatto sapere che i suoi miliziani “stanno combattendo ancora in zone estese fuori da Gaza“. Tra queste – hanno spiegato – Ofakim, Sderot, Yad Mordechai, Kfar Aza, Beeri e Kissufim. “Le loro attività – ha aggiunto l’ala militare – sono protette dai lanciatori di razzi“. Mentre l’aviazione israeliana ha colpito più volte durante la notte Hamas a Gaza, l’esercito è impegnato contro i miliziani infiltratisi nei kibbutz a ridosso della Striscia. Secondo fonti militari, i residenti dei kibbutz Be’eri e Ofakim, asserragliatisi nelle abitazioni, sono stati salvati dalle forze di sicurezza. La stazione di polizia di Sderot, occupata dai miliziani di Hamas – è stata liberata con l’uccisione di 10 estremisti.

Ma cosa pensano gli israeliani e i palestinesi di questa nuova guerra? In un’intervista al quotidiano Avvenire, il patriarca cattolico di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, afferma che “la popolazione è stanca di tutto questo. Ma è ancora vero che c’è molta sfiducia reciproca. Non basta non volere la guerra. Bisogna impegnarsi in prospettive diverse, se non altro per favorire relazioni di buon vicinato. Anche se questo lo vedo difficile da entrambe le parti. Pizzaballa fa poi un appello affinché “tutti i leader religiosi si adoperino per calmare la situazione e spegnere gli animi. Che nessuno getti benzina sul fuoco. E auspico la preghiera per la pace. E già oggi (8 ottobre, ndr.) faremo in tutte le nostre chiese un’iniziativa in tal senso.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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