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Mestre: identificate le 21 vittime del bus precipitato, sotto accusa il guardrail

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Sono state tutte identificate le vittime della tragedia di Mestre, dove la sera del 3 ottobre un pullman di turisti è precipitato dal cavalcavia della Vempa provocando 21 morti e 15 feriti. Si tratta di 9 cittadini ucraini, 4 romeni, 3 tedeschi, un italiano (l’autista), un croato, 2 portoghesi e un sudafricano. 

Il pullman stava rientrando a Marghera dopo essere stato a Venezia. Tra le vittime, tutti cittadini stranieri tranne l’autista, figurano anche un bambino di un anno e mezzo, un ragazzo di 12 anni e una ragazza minorenne. Nonché una ragazza croata di 25 anni in viaggio di nozze con il marito coetaneo, ora ricoverato in gravi condizioni in ospedale. La giovane aspettava un bambino. Identificati anche 13 dei 15 feriti. Si tratta di 5 ucraini, 4 tedeschi, 2 spagnoli, un croato e un francese. Sono ancora in corso accertamenti su una cittadina ucraina e un tedesco. In ospedale a Treviso sono stati ricoverati anche due fratellini austriaci di 13 e 3 anni, figli di una delle vittime.

La rimozione della carcassa del pullman. Foto Ansa/Vigili del Fuoco

Il guardrail sotto accusa

Il pullman è precipitato all’improvviso, senza motivo apparente, dopo essersi ‘appoggiato’ sul guardrail del cavalcavia di Mestre e poi averlo sfondato. Ha urtato i fili dell’elettricità, facendo un volo di diversi metri. Fino a schiantarsi al suolo su Via dell’Elettricità, a ridosso del recinto ferroviario della linea che collega Venezia al resto d’Italia. Tra le ipotesi sulle cause del disastro la più accreditata resta quella di un malore dell’autista: Alberto Rizzotto, 40enne, anche lui tra le vittime. Ma non si esclude neanche che il conducente si sia distratto durante la guida. La procura di Venezia ha aperto un’inchiesta per omicidio plurimo stradale.

Sotto indagine anche la sicurezza stradale: era sicuro e a norma il guardrail del cavalcavia? Sui social l’imprenditore Matteo Bonomelli afferma che, come avviene in Cina e negli Usa, occorrerebbe avviare l’utilizzo delle Roller barriers: guardrail duttili di ultima generazione che attutiscono l’impatto di un mezzo pesante evitando lo spezzarsi della barriera la quale, allungandosi, contiene e ‘rimbalza’ il veicolo senza farlo precipitare.

Secondo la testimonianza di Chiara Berti, direttrice medica dell’ospedale dell’Angelo di Mestre, i 4 feritiricoveratidicono molte cose. Chiedono informazioni sui cari che erano insieme a loro. C’erano famiglie intere, nonni, nipoti, coniugi. Ognuno chiede della propria famiglia“. Facendo il punto sull’incidente il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ha precisato: “Non ci sono segni di frenata (del pullman, ndr.), né contatti con altri mezzi. Non si è verificato alcun incendio dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo“.

Mestre, una strage di giovani

È stata un’opera difficile e pietosa quella che medici e investigatori hanno dovuto affrontare negli obitori degli ospedali per identificare e dare un nome a tutte le 21 vittime. “Ci troviamo di fronte ad una strage di giovani“, avevano detto nell’immediatezza dei fatti i soccorritori che avevano estratto i corpi, carbonizzati o straziati.

Foto Ansa/Andrea Merola

Il primo a prestare i soccorsi è stato l’autista di un altro bus nel traffico del cavalcavia di Mestre, che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato. Lo ha riferito il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, precisando che “nel dare l’allarme, l’uomo ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme“. La procura di Venezia ha disposto, oltre all’autopsia, anche gli esami tossicologici e il test di alcolemia sul corpo di Alberto Rizzotto, l’autista dell’autobus. Un atto dovuto, che servirà però a chiarire meglio la dinamica di una tragedia ancora senza spiegazione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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