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Kosovo, la Serbia è sul punto di invaderlo?

Gli Usa lanciano l'allarme: "Belgrado ammassa truppe al confine". Tensione altissima dopo gli scontri degli ultimi giorni

Sullo sfondo della guerra in Ucraina sale la tensione nei Balcani, in particolare nel Kosovo. E dagli Stati Uniti giunge un allarme. La Serbia starebbe ammassando truppe al confine con i territori controllati da Pristina.

Le relazioni tra i due paesi balcanici sono sempre più tese dopo gli scontri della scorsa settimana, quando a Banjska, nel Kosovo del nord, è morto un poliziotto kosovaro e sono stati uccisi tre uomini serbi. Pristina e Belgrado si accusano a vicenda per la nuova escalation di violenza. Sembrano sempre più lontane le possibilità di successo del dialogo sostenuto a gran voce da Bruxelles e dalla comunità internazionale.

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Una donna davanti a un murale raffigurante il Kosovo con i colori di una bandiera serba a Belgrado. Foto Ansa/Epa Andrej Cukic

Paura per una nuova guerra

Belgrado considera il Kosovo, a maggioranza albanese ma con una forte presenza di serbi, la culla storica della Serbia, mentre Pristina ha combattuto a lungo, durante la guerra nella ex Jugoslavia, negli Anni Novanta, per l’indipendenza. Negli ultimi trent’anni, dal disfacimento della Jugoslavia comunista, non c’è pace nei Balcani. La situazione è tesa anche in Bosnia Erzegovina e la guerra russa in Ucraina potrebbe fare da detonatore di un nuovo conflitto nell’area.

In risposta all’attacco armato della settimana scorsa in Kosovo, la NATO ha deciso di inviare più truppe nell’ambito della missione Kfor “per far fronte alla situazione attuale“. E questo dopo aver già rafforzato la sua presenza lo scorso maggio. Potrebbero ora arrivare militari britannici: la Difesa di Londra ha messo a disposizione della Kfor un battaglione tra i 500 e i 650 soldati.

Perché la situazione si è aggravata

Domenica 24 settembre a Banjska un gruppo di uomini armati di etnia serba – che nel Kosovo del Nord è la maggioranza – aveva teso un’imboscata alla polizia kosovara. Per poi nascondersi in un monastero ortodosso vicino al confine con la Serbia. Tre di questi uomini sono stati uccisi, altri arrestati, e sono state sequestrate centinaia di armi. Nello stesso scontro ha perso la vita un poliziotto kosovaro. Pristina accusa i serbi di averlo ucciso, Belgrado sostiene che l’uomo non sarebbe stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco sparati dai serbi ma sarebbe morto a causa di un’esplosione.

Un agente di polizia del Kosovo pattuglia il villaggio di Banjska

Nell’ambito delle indagini su quanto successo a Banjska, venerdì 29 settembre la polizia ha portato avanti una maxi operazione nel nord del Kosovo. A essere interessati sono stati in particolare cinque siti in tre municipalità: il settore nord (serbo) di Kosovska Mitrovica, Zvecan e Zubin Potok. Durante i controlli sono stati perquisiti diversi negozi e abitazioni private. Tra queste anche quella di Milan Radojcic, vicepresidente di Srpska Lista, il maggior partito della comunità serba in Kosovo, che il 24 settembre aveva preso parte agli scontri armati.

Belgrado: “Da Pristina politica di terrore

Belgrado ha attaccato Pristina per l’operazione, accusando gli agenti kosovari di essere intervenuti con violenza, con l’uso di armi e con l’appoggio di mezzi blindati. L’Ufficio serbo per il Kosovo ha quindi definito la mossa di Pristina come una “brutale ed eccessiva dimostrazione di forza” e un metodo per “sfruttare” quanto successo a Banjska come “pretesto per proseguire nella sua politica di terrore” contro i serbi nel nord.

Gli Usa si rivolgono alla Serbia

La Casa Bianca ha poi denunciato una presenza militare serba “senza precedenti” sul confine con il Kosovo. “Stiamo monitorando un ampio dispiegamento militare serbo sul confine con il Kosovo. C’è un posizionamento senza precedenti di artiglieria avanzata, tank ed unità di fanteria meccanizzata”, ha detto il portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby.

Washington ha chiesto a Belgrado di ritirare le proprie forze dal confine. Intanto. il segretario di Stato, Antony Blinken, ha parlato al presidente serbo, Aleksandar Vučić, chiedendo “l’immediata de-escalation” e il ritorno all’accordo precedente per normalizzare le relazioni con il Kosovo. È almeno un anno che in Kosovo le tensioni rischiano di sfociare in un conflitto, e tutto ora sembra peggiorare.

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Una veglia per i serbi uccisi a Banjska. Foto Ansa/Epa Georgi Licovski

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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