I casi di femminicidio sono ormai quasi quotidiani in Italia. La sera del 28 settembre una donna è stata assassinata a Castelfiorentino (Firenze): la signora Klodiana Vefa, 35 anni, madre di due figli, è stata uccisa a poche decine di metri dalla casa dove abitava, pare al culmine di una lite. L’omicida le ha sparato in strada.

Le forze dell’ordine sospettano che possa essere stato il marito, che risulta irrintracciabile. I due coniugi, che da tempo non convivevano più, non erano però separati legalmente. Al momento non risultano testimoni oculari dell’omicidio.

Sanitari e carabinieri sul luogo del femminicidio a Castelfiorentino. Foto Ansa/Claudio Giovannini

Femminicidio, caccia all’uomo

L’ennesimo femminicidio è avvenuto alla sera del 28 settembre e ora è caccia all’uomo tra le province di Siena e Firenze. Intorno alle 20 di giovedì sera diverse persone hanno sentito il rumore di alcuni colpi di pistola esplosi per strada e hanno chiamato i carabinieri. Le ricerche del marito della donna si estendono in tutta la Val d’Elsa, tra Poggibonsi, in provincia di Siena, ed Empoli, in provincia di Firenze.

Secondo ricostruzioni in corso di accertamento da parte dei carabinieri, ci sarebbero stati dissidi, forse dovuti alla gelosia dell’uomo nei confronti della sua vittima. Klodiana Vefa lavorava come cameriera in una pizzeria e si era inserita nella comunità di Castelfiorentino, dove vivono molti albanesi.

I carabinieri hanno repertato due bossoli sul terreno, esplosi ad una pistola. L’arma invece non è stata trovata: quasi certamente l’assassino l’ha portata con sé. L’uomo sarebbe fuggito a bordo di un’auto. Telecamere private e pubbliche potrebbero aver inquadrato la direttrice di fuga, così come testimoni sul tragitto potrebbero dare importanti indicazioni. Gli investigatori sono al lavoro senza sosta, anche perché quando si verifica un delitto le prime 48 ore successive ai fatti sono decisive per risalire all’identità dello sparatore e tentare di catturarlo.

Martino Benzi, 66 anni, e la moglie Monica, 55 anni. Foto tratte dai loro profili Facebook

Strage familiare ad Alessandria

Dall’inizio di quest’anno tra i casi di femminicidio si contano in Italia almeno 45 donne assassinate da uomini, perlopiù partner o ex partner. La situazione nel nostro Paese sta diventando talmente grave che appena l’8 settembre scorso il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha rivolto un appello, stigmatizzando i femminicidi e ogni forma di violenza sulle donne come “barbarie sociale“. Uno degli ultimi drammi è quello che si è consumato in provincia di Salerno lo scorso 20 settembre. Un uomo di 38 anni, M. A., avrebbe ucciso a coltellate la moglie, la coetanea Maria Rosaria Troisi, a Lago di Battipaglia. I carabinieri hanno fermato il presunto assassino.

Appena due giorni fa, il 27 settembre, non solo un femminicidio ma una strage familiare si è verificata ad Alessandria, in Piemonte. Martino Benzi, ingegnere di 67 anni, ha dapprima ucciso a coltellate, in casa, il figlio Matteo, 17 anni, e la moglie Monica Berta, 55 anni, e poi nella casa di riposo Michel, situata all’interno dell’istituto Divina Provvidenza, nell’omonima piazza, la suocera Carla Schiffo, 78 anni. Infine, nello stesso luogo, ha rivolto l’arma contro di sé tagliandosi la gola.

Le indagini dei carabinieri si stanno concentrando anche su possibili aspetti di natura economica che potrebbero essere all’origine della strage. I militari approfondiranno la situazione professionale di Benzi, i suoi conti bancari, le carte del suo studio di consulenza informatica. Nella sua casa, sul tavolo di cucina, l’ingegnere ha lasciato un biglietto di questo tono: “Sono rovinato, non c’è via scampo. La colpa è soltanto mia“. Agli inquirenti spetterà di capire, guardando più in profondità dentro una vita normale, quale disastro Martino temesse così tanto da spingerlo a distruggere se stesso e tutti i suoi cari.