La Banca centrale europea (Bce) ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%. Il tasso sui depositi sale invece al 4%, mentre quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Si tratta del decimo aumento consecutivo da quando, nel luglio 2022, la Banca centrale europea ha avviato la sua manovra di aumenti in risposta all’elevata inflazione. Gli esperti dell’istituto hanno tagliato inoltre le stime sul Pil dell’Eurozona, rivedendo “significativamente al ribasso le proiezioni per la crescita economica, che si porterebbe nell’area dell’euro allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025“. Per la Federazione autonoma bancari italiani, “così i mutui variabili schizzeranno al 7%, quelli fissi a oltre il 6%“.

La sede della Banca Centrale Europea (BCE) a Francoforte. Foto Ansa/Epa Boris Roessler

Bce, una mossa contrastata

A invocare la mossa della Bce è stata l’Ocse, secondo cui la linea da seguire contro la congiuntura che frena la crescita è la stretta del credito. Misura invece osteggiata da molte figure del mondo della politica, anche italiana, come il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani. Il Consiglio direttivo della Bce, si spiega in un comunicato, “ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli in grado di fornire un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario“.

Crescita e inflazione

Per quanto riguarda il Pil dell’Eurozonale condizioni di finanziamento si sono inasprite ulteriormente. E frenano in misura crescente la domanda, che rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo“. Di conseguenza “alla luce del maggiore impatto di tale inasprimento sulla domanda interna e dell’indebolimento del contesto del commercio internazionale, gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al ribasso le proiezioni per la crescita economica“.

Secondo la Bce l’inflazione salirà al 5,6% nel 2023, e al 3,2% nel 2024. Sull’inflazione i tecnici dell’Eurotower “hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni al netto della componente energetica e alimentare, che si collocherebbe in media al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025“.

La presidente della Bce, Christine Lagarde. Foto Ansa/Epa Ronald Wittek

Bce, parla Lagarde

L’inflazione continua a diminuire, ha poi rilevato la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, “ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell`inflazione all`obiettivo del 2% nel medio termine. Ha per questo deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce“. “L’economia della zona euro, stagnante negli ultimi mesi, suggerisce che la debolezza resterà anche nel terzo trimestre. Le condizioni del credito stanno indebolendo la crescita e i servizi, che prima erano un settore resiliente, ora si indeboliscono“, ha ribadito la Lagarde.

Il costo dei mutui in Italia

Nel nostro Paese sale la preoccupazione per i mutui. Il calcolo della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) è disarmante. Si tratta di un’analisi effettuata sui costi degli acquisti a rate dopo il nuovo rialzo dei tassi da parte della Bce. “Così i mutui variabili schizzeranno al 7%, quelli fissi a oltre il 6%” afferma la Fabi. I tassi dei nuovi mutui variabili potrebbero arrivare “a breve” in media “verso il 7% dallo 0,6% di fine 2021“: per un prestito ventennale da 150.000 eurola rata mensile sarà di 1.180 euro, ben 515 euro in più (+77,4%) rispetto a quella che si sarebbe ottenuta due anni fa“.