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Matteo Messina Denaro in condizioni sempre più gravi

Il boss, arrestato a gennaio dopo trent'anni di latitanza, ha un cancro al colon al quarto stadio

Non più terapia attiva per Matteo Messina Denaro. I sanitari hanno sospeso la cura per il cancro al boss mafioso di Castelvetrano (Trapani) in carcere all’Aquila. Messina Denaro è affetto, da diversi anni, da un tumore al colon al quarto stadio. Le sue condizioni sono gravi.

Per Messina Denaro, dunque, solo terapia del dolore. Il boss, responsabile della stagione delle stragi di mafia – da Capaci a Via D’Amelio e non solo – ha 62 anni ed è ricoverato al San Salvatore all’Aquila, in un reparto dedicato ai detenuti con 3 pazienti.

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Matteo Messina Denaro dopo l’arresto. Foto Ansa/Carabinieri

Messina Denaro non tornerà in cella

La sua degenza più recente è cominciata i primi di agosto, cioè quando i medici lo hanno sottoposto a un intervento chirurgico per una ostruzione intestinale. Il 27 giugno aveva subito un altro intervento, per problemi urologici. Messina Denaro è detenuto in regime di 41bis e avrebbe ricevuto le visite di alcuni parenti stretti in questi ultimi giorni. Da quanto si apprende gli avvocati non gli hanno ancora fatto visita.

Alla luce dell’aggravamento delle condizioni di Matteo Messina Denaro non è più in agenda, per sanitari e istituzioni che stanno gestendo la complessa vicenda, il tema del suo ritorno nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila. Lì il boss si trovava fino all’8 agosto. A quanto sembra vive un momento molto delicato, alternando momenti di lucidità, in cui appare persino di buonumore e si alza dal letto, a momenti di grande debolezza. Nei giorni scorsi, Messina Denaro sarebbe andato in coma per la reazione di farmaci somministrati per la terapia del dolore. Si è ripreso dopo che sono state rimodulate dosi e medicine.

La nipote e la figlia del boss

A riprova della estrema precarietà della salute dell’ex superlatitante c’è il fatto che alla preoccupazione dei medici si è aggiunta quella, forte, dei familiari. I quali si informano giornalmente sulla situazione del boss. Secondo quanto si è appreso, si sono trasferite all’Aquila e sono presenti fisicamente fuori dalla struttura sanitaria la nipote e legale di Matteo Messina Denaro, Lorenza Guttadauro, e la figlia Lorenza. Messina Denaro ha di recente riconosciuto la donna come sua figlia e lei, che ora si chiama Alagna, prenderà il cognome del padre.

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Foto Ansa

In particolare, la nipote è assidua nelle visite per stare al capezzale dello zio. Matteo Messina Denaro non avrebbe voluto invece vedere la figlia, che per la prima volta aveva visto durante lo scorso mese di aprile in occasione della visita che quest’ultima gli aveva fatto nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila. Il boss non vuole farsi trovare con il fisico e, a volte anche la mente, provato duramente dalle conseguenze della malattia. Messina Denaro è tenuto in cura sia dagli oncologici guidati dal primario del reparto, Luciano Mutti, che dagli esperti della terapia del dolore del reparto di rianimazione. Li coordina il primario Franco Marinangeli.

Come si ricorderà proprio la malattia di Matteo Messina Denaro aveva portato gli investigatori e i magistrati sulle sue tracce. Grazie a un pizzino ritrovato il 6 dicembre del 2022, un mese e mezzo prima dell’arresto a Palermo, a casa della sorella Rosalia, gli inquirenti hanno potuto ricostruire un ‘diario clinico‘ del latitante. Con le operazioni subite, gli esami e i cicli di chemioterapia. Messina Denaro è stato quindi arrestato il 16 gennaio 2023 alla clinica privata La Maddalena di Palermo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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