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G20, Meloni: “Darò all’Africa 3 miliardi per la lotta ai cambiamenti climatici”

Dall'India l'annuncio della premier che rilancia il Piano Mattei come paradigma di nuove relazioni internazionali

In una New Delhi blindata è cominciato il summit del G20: il meeting dei paesi più industrializzati e ricchi del mondo, a cominciare da Usa e Araba Saudita. Aprendo i lavori, il premier indiano Narendra Modi ha detto: “Il mondo soffre di una crisi di fiducia“. Poco dopo ha annunciato che l’Unione Africana ha ufficialmente un posto al G20 come membro permanente.

Lo storico momento è stato salutato dall’applauso dei leader, tra cui la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Per la quale “l’inclusione dell’Unione Africana in questo gruppo è strategica per rafforzare la nostra capacità di affrontare le sfide globali“. L’Italia destinerà all’Africa oltre il 70% suo Fondo Italiano per il clima: 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.

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Meloni col premier indiamo Modi al G20. Foto Ansa/Chigi Filipo Attili

La premier e l’immigrazione

La risposta ai cambiamenti climatici deve riguardare tutti” ha affermato Giorgia Meloni. “Altrimenti pensare che possa portare risultati apprezzabili è pura utopia” ha aggiunto. “E, al di à degli impegni sul contenimento del riscaldamento in corso, dobbiamo considerare prioritaria l’adozione di tutte le misure utili alla mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici, che impattano soprattutto sui paesi del Sud globale“. “L’Italia destinerà all’Africa oltre il 70% suo Fondo Italiano per il clima. Significa 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, equamente destinati a iniziative di mitigazione e adattamento“.

Un impegno, ha chiarito Meloni al G20, che “rientra nel ‘Processo di Roma‘ avviato con la Conferenza su migrazione e sviluppo e che ambisce a costruire un nuovo modello di relazioni internazionali su base paritaria“. Una prospettiva che intende “creare sviluppo, ma anche favorire percorsi di migrazione legale e combattere le potenti reti criminali di trafficanti dell’immigrazione illegale, che sfruttano la disperazione per arricchirsi“.

Il Piano Mattei al G20

Giorgia Meloni ha quindi sottolineato l’importanza del Piano Mattei, un fiore all’occhiello per il Governo italiano. “Stiamo lavorando – ha detto ancora la premier al G20 – per dare vita ad un ampio Piano di cooperazione e sviluppo che porta il nome i un grande italiano, Enrico Mattei, fondatore di Eni. La sua ‘formula’ ebbe successo perché seppe coniugare l’esigenza di una Nazione come l’Italia di rendere sostenibile la sua crescita con quelle degli Stati partner di conoscere una stagione di sviluppo e progresso. Oggi la storia ci pone davanti le stesse esigenze” ha detto la presidente del Consiglio. “L’Italia – ha aggiunto – aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi. Così rifiutando un approccio assertivo o paternalistico, per sostenere la sicurezza energetica delle Nazioni africane e mediterranee e rafforzare le esportazioni di energia verde“.

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Lavori alla prima sessione del G20 a New Delhi, 9 settembre 2023. Foto Ansa/Epa Filippo Attili

Unione Africana membro permanente

Come ricordato, l’Unione Africana ha ufficialmente un posto al G20 come membro permanente. Concluso il suo discorso introduttivo di avvio del G20, il primo ministro indiano Modi ha invitato il presidente dell’Unione Africana Azali Assoumani, presidente delle Isole Comore, a prendere posto, abbracciandolo. Un momento storico salutato dal favore dei leader presenti. “Con l’approvazione di tutti, propongo che l’Unione Africana prenda il suo posto come membro permanente del G20“, ha detto Modi, prima dell’applauso che ha sancito l’ingresso dell’organizzazione continentale composta da 55 Stati, nata nel 2002.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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